Quando Cavour si inventò l’Italia

Tempo di lettura: 4 minuti Sebbene esistano avvenimenti talmente importanti (per il contesto geopolitico e le parti tirate in gioco) che hanno concretamente cambiato il corso degli eventi non si può non tenere conto di quelli che sono gli antefatti, numerosissimi e spesso insignificanti se presi singolarmente ma che tessuti insieme formano una trama imprevedibile e sensazionale.
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Sebbene esistano avvenimenti talmente importanti (per il contesto geopolitico e le parti tirate in gioco) che hanno concretamente cambiato il corso degli eventi non si può non tenere conto di quelli che sono gli antefatti, numerosissimi e spesso insignificanti se presi singolarmente ma che tessuti insieme formano una trama imprevedibile e sensazionale.

Parlando della storia di una nazione  inevitabilmente uno dei momenti più significativi è quello in cui essa riesce a raggiungere l’indipendenza, e riferendoci al nostro Paese la prima immagine che ci viene alla mente non può essere altra che la Spedizione dei Mille (5 maggio/26 ottobre 1860) capitanata dall’ “Eroe dei due mondi” Giuseppe Garibaldi. Di certo rappresenta l’evento risolutivo per l’unità del Regno d’Italia sotto la casata dei Savoia, ma è l’ultimo di una lunga serie di piccole annessioni che hanno pian piano composto la nostra Nazione come tasselli di un mosaico.

Basta tornare indietro di qualche anno e lo scenario politico “nazionale” è profondamente diverso: la penisola è composta da numerosi stati indipendenti, dai più grandi (anche se in decadimento) come il Regno delle due Sicilie e lo Stato della Chiesa passando per i piccoli ducati del centro e le zone ancora controllate da potenze straniere (il Lombardo-Veneto in mano all’Austria).
Uno in particolare, il Regno di Sardegna, stava vivendo un’importante crescita economica e si candidava come attore principale nelle vicende nazionali.

Il regno della casa Savoia si rese conto, nella persona del suo Presidente del Consiglio Camillo Benso di Cavour, che le dinamiche italiane poco interessavano i potenti stati europei, impegnati al tempo sui fronti orientali (contro i Russi e l’Impero Ottomano).
Cavour, da abile uomo politico, capì che doveva presentare lui direttamente la situazione a tutte le grandi potenze riunite per avere una speranza di appoggio contro gli austriaci, ancora troppo potenti per il piccolo Regno Sabaudo.

L’occasione fu quella di partecipare alla guerra che si stava combattendo in Crimea (dall’ottobre del ’53) tra le potenze occidentali (Francia e Gran Bretagna su tutte, appoggiate dall’Austria) contro la Russia (per contrastarne l’avanzamento verso il Mediterraneo alla ricerca di uno sbocco portuale) con il fine primo però di evitare un’alleanza forte tra Francia e Austria, potenze confinanti proprio il Regno di Sardegna. Con la partecipazione alla guerra infatti la Francia e la Gran Bretagna si impegnavano a difendere il Regno da un attacco straniero durante tutta la durata della guerra.

Il contingente inviato da Cavour nell’aprile del ’55, comandato dal generale La Marmora, sebbene fosse più di un terzo dell’intera forza militare sabauda (18.000 uomini) era insignificante rispetto agli eserciti delle potenze alleate e nemiche.

La guerra però non si protrasse per molto tempo, già nell’estate si iniziarono a prendere accordi con i Russi e nel febbraio del 1856 la guerra era finalemente conclusa.

I morti sul campo per l’esercito sabaudo furono solamente 17 (da contare però circa 1300 morti – tra cui il fratello del generale La Marmora – per un’epidemia di colera), una perdita che permise a Cavour di partecipare dalla parte dei vincenti al Tavolo di Pace di Parigi (febbraio/aprile ’56) e di presentare per la prima volta alle potenze europee ciò che accadeva oltre le Alpi.
In particolare, durante la seduta dell’8 aprile, fu discussa ampiamente la situazione italiana e Cavour intrecciò ottimi rapporti con i rappresentanti di Francia e Gran Bretagna (Walewski e Clarendon).

Questi accordi si concretizzarono in particolare con la Francia nell’alleanza stipulata ufficialmente nel gennaio del ’59 (rivedendo i precedenti punti dell’accordo segreto di Plombières stipulato nel luglio dell’anno precedente con Napoleone III) che prometteva aiuto nello scontro con gli Austriaci. La Francia però minacciata dall’esercito prussiano decise di ritirarsi preventivamente dallo scontro firmando l’armistizio di Villafranca e la Pace di Zurigo (luglio, novembre 1859).

La seconda guerra di Indipendenza si concluse con la perdita di Nizza e Savoia (promesse come da accordo alla Francia) e con l’annessione al Regno di Sardegna della sola Lombardia.

Cavour deluso da una “vittoria mutilata” si dimise dalla Presidenza del Consiglio e provocò la caduta del suo secondo Governo. Egli rientrerà per formare un terzo governo poco dopo, nel 1860, quando la Pace di Zurigo segnò uno stallo sullo scacchiere internazionale. La proposta francese giunse presto, forte e chiara: annessione al Piemonte dei ducati di Parma e Modena, controllo sabaudo della Romagna pontificia, regno separato in Toscana sotto la guida di un esponente di Casa Savoia e cessione di Nizza e Savoia alla Francia. In caso di rifiuto della proposta il Piemonte non avrebbe avuto possibilità di affrontare nuovamente un conflitto con l’Austria. Ed ecco che Cavour trovò di nuovo un escamotage, sfruttando ancora la complessa situazione di alleanze sullo scenario europeo: egli, forte dell’appoggio alla causa italiana da parte della Gran Bretagna, decise di sfidare la Francia sulla questione relativa alla Toscana, organizzando delle votazioni locali sull’alternativa fra l’unione al Piemonte sabaudo e la formazione di un nuovo Stato. Il plebiscito, tenutosi l’11 e il 12 marzo 1860, legittimò naturalmente l’annessione al Regno di Sardegna.

Fu in questo frangente che la Francia cedette e, in cambio di Nizza e Savoia (già precedentemente promesse da Cavour, ma cedute solo con il Trattato di Torino del 1860) cedette al Regno di Sardegna oltre alla Lombardia, anche l’attuale Emilia-Romagna, legittimando inoltre il risultato delle votazioni in Toscana. Una mossa rischiosa, che però pagò a lungo andare: la perdita di Nizza e Savoia fu una grande delusione per gli abitanti dell’epoca, ma l’annessione di grandi aree regionali del centro-nord Italia come le già citate Emilia-Romagna, Toscana e Lombardia furono una conquista eccezionale, che avrebbero spinto di lì a poco all’ugualmente straordinaria annessione del sud Italia, dopo l’accordo trovato con Garibaldi. Lo stratega piemontese perse molta popolarità in seguito all’accordo con i francesi, a dimostrazione del grande legame degli italiani con Nizza, tuttavia la sua, a distanza di anni, fu una vittoria che nessuno ricorderà mai.

Cavour s’inventò l’Italia da zero, potremmo dire, sfruttando abilmente un delicato sistema di alleanze internazionali, muovendosi in un campo minato in continuo mutamento, perdendo poco e niente e guadagnando moltissimo, aspetto che oggi purtroppo non viene quasi mai riconosciuto e rientra a pieno negli episodi dimenticati dell’Unità d’Italia…


Fonti:
Web

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