L’Islam trae origine dalla Penisola arabica ma non si identifica completamente con tutto il popolo arabo. Non tutti gli arabi infatti, erano in origine musulmani e non tutti i musulmani (appartenenti quindi alla religione dell’Islam fondata dal profeta Maometto) erano esclusivamente di etnia araba (ad esempio, non lo erano le tribù turche, provenienti dalle steppe asiatiche, che adotteranno la religione islamica). Infine, molti popoli e tribù minori, stanziati in Europa e Medio Oriente, decideranno a seconda delle circostanze storiche, politiche ed economiche se accettare la fede islamica oppure no, subendo spesso violenze statali o soltanto piccole tasse aggiuntive da versare all’Impero centrale.
Dopo la nascita di Muhammad (italianizzato Maometto) a La Mecca, polo commerciale di notevole importanza al centro della Penisola arabica, l’Islam, inizialmente nata come cerchia o setta religiosa, iniziò ad espandersi gradualmente in tutto il Medio-Oriente, dove erano presenti svariate tribù, legate tra loro da alleanze politiche ed accordi commerciali. Ogni tribù aveva i propri idoli e professava una religione ampiamente politeista.
Dal 622 Maometto (in origine orfano ma ben presto appartenente ad un ricco clan mercantile) iniziò la sua predicazione in tutta la Penisola e, nel 632 (data della sua morte), gran parte dell’Arabia era completamente devota e sottomessa al credo e alle predicazioni della più grande figura islamica di sempre. L’Arabia riconobbe, di lì a poco, la sovranità religiosa e politica del “Profeta” e dava di fatto l’inizio di un nuovo Stato religioso. Ciò fu facile perché gran parte della popolazione locale viveva in tribù perlopiù isolate, predicava riti pagani e differenti di villaggio in villaggio. Non esisteva quindi una religione unica che si era affermata precedentemente all’islam e Muhammad ebbe praticamente enormi possibilità di espandere il proprio credo.
Dal 700 in poi i musulmani successori di Maometto iniziarono ad espandersi e a conquistare territori, al fine di diffondere la loro fede in più luoghi possibili, come gli era stato ordinato dal profeta in persona prima della sua morte. Inizieranno qui anche le prime divisioni interne tra islamici sunniti e sciiti, che si contrapporranno sotto diverse dinastie nel corso dei secoli. Alla base della loro lotta vi è, secondo fonti storiche, una disputa interna per la successione al ruolo di Califfo dopo la morte di Maometto. Il filone religioso sciita riteneva spettasse a parenti e discendenti diretti dello stesso Profeta, mentre quello sunnita riteneva al contrario che solo un governo di abili politici (anche slegati da legami di parentela con il Profeta) potesse amministrare il grande Impero. Le successive dinastie Omayyade e Abbaside in breve tempo sottomisero l’Egitto (ex provincia romana), tutta la Mesopotamia (ex Persia) e la Palestina. Significativa fu la conquista di Gerusalemme nel 638 da parte del Califfo Omar e, nel 687 la costruzione della prima Moschea nella stessa città. Successivamente si diressero verso l’Africa settentrionale, sottomettendo molte città che all’epoca appartenevano ai Bizantini. Gran parte del Mediterraneo orientale era così sotto il loro dominio.
La prima grande offensiva arabo/islamica avvenne però nell’VIII secolo, periodo in cui essi cercarono ad ogni costo di espandersi verso ovest e di conquistare la capitale dell’Impero Romano d’Oriente: Costantinopoli. Riuscirono così a spingersi nella Penisola iberica (sconfitta di Alfonso VI) fino ai Pirenei, fermati solo dopo la sconfitta nel 732 a Poitiers; ad est presero d’assedio l’India (creando molto più in là nel tempo, nel XV secolo, il Sultanato di Delhi), l’Asia centrale e la Cina. Nel frattempo le espansioni arabo/islamiche raggiunsero la Sicilia (IX secolo), conquistando addirittura anche Messina e Taranto e, soprattutto in queste zone, favorirono un forte sincretismo religioso e culturale. Di breve periodo fu anche il Sultanato di Iconio (nato nel 1077), il primo vero sultanato dei turchi selgiuchidi, originariamente vassallo dell’Iran, scomparso dopo l’invasione mongola nel 1175.
Dopo un breve periodo di lotte interne ed esterne (X-XIII secolo), anni in cui i cattolici parteciparono alle svariate crociate per riconquistare Gerusalemme e cacciare definitivamente gli “infedeli” islamici, il possesso di molte città (Tiro, Tel Aviv, Tripoli, Sidone e la stessa Gerusalemme) passò di anno in anno in possesso di diversi sultani, califfi e stati europei.
Solo dopo l’ultima crociata (la decima secondo molti storici), iniziò ad emergere una nuova potenza islamica, che egemonizzò tutto il mondo arabo-musulmano. Alla fine del Sultanato di Rum nel 1300, gran parte del medio oriente fu unificato dai cosiddetti “Turchi islamizzati” o “Selgiuchidi”, ben presto divenuti Ottomani. Gli Ottomani spostarono poi la loro attenzione verso oriente, espandendosi in molte regioni dell’Asia e del Nordafrica, guidati da grandi sultani, come Bayazid II e Selim I – che abbatté il Sultanato mamelucco di Siria ed Egitto e conquistò tutti i paesi arabi del Vicino Oriente, acquisendo il titolo di protettore dei Luoghi santi di Mecca e Medina. Selim sconfisse inoltre il Safavide Shah Isma’il I di Persia nella battaglia di Cialdiran e creò una flotta nel Mar Rosso. Con questa espansione gli Ottomani entrarono in competizione con l’Impero portoghese per diventare la potenza dominante nella regione. Arrivarono a spingersi fino ai Balcani (XVI-XVII secolo) e conquistarono Costantinopoli (rinominata Istanbul) nel 1453.
Intanto, ad est, gli Ottomani troveranno un nuovo nemico ad attenderli e a bloccargli la strada: i Safavidi sciiti. Originari del Kurdistan persiano e derivati da un unione di confraternite mistiche turche, essi si insediarono presto in Azerbaigian e governarono la Persia tra il 1501 e il 1736. Imposero con la forza lo sciismo quale religione di Stato e unificarono le province sotto un forte potere centrale, amministrato dagli scià (shāh). Considerati i creatori del moderno stato dell’Iran, bloccarono le avanzate ottomane per alcuni secoli, fino al loro collasso definitivo alle porte dell’età contemporanea.
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La Battaglia di Lepanto in una raffigurazione artistica |
Tra il 1500 e il 1570 però, Solimano il Magnifico portò alla massima espansione l’Impero Ottomano, con nuove e grandi offensive verso ovest. Riuscì infatti addirittura a minacciare militarmente la capitale dell’Impero Austriaco: Vienna. Solo dal 1571, nella famosa Battaglia di Lepanto, gran parte degli stati europei inflissero un grave danno all’Impero Ottomano di Selim III e questa sconfitta danneggiò pesantemente le loro flotte. Nel 1683 i Turchi islamizzati riuscirono di nuovo ad assediare Vienna ma, grazie ad una coalizione europea formata da contingenti italiani, svedesi, sassoni, bavaresi, austriaci e, soprattutto, polacchi, l’Assedio di Vienna fallì. Restò però per molto tempo in loro possesso l’area balcanica e la Grecia (fino alla lotta dell’Indipendenza). Dall’altra parte, in Oriente, l’Islam fermò la sua avanzata in India e ai confini della Mongolia, bloccati sia dal deserto sia dalla potenza dell’ormai millenario Impero Cinese.
Dal XIX secolo tutte le iniziative promosse dai sultani in termini culturali, sociali, amministrativi e militari risulteranno vani ed inutili. Da qui l’Impero Ottomano, complice anche il Trattato di Berlino (1878), avrà una lenta ma inesorabile fine, che culminerà con la sconfitta della Prima Guerra Mondiale e con la conquista di Istanbul da parte delle truppe francesi.
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Espansione massima dell’Impero Ottomano |
Complice di questa sgretolamento dell’Impero è stato, durante la Prima Guerra Mondiale, un patto segreto tra Inghilterra ed Arabi insurrezionalisti per strappare al nuovo stato turco (ex Impero Ottomano) l’Higiaz, ovvero la regione attorno a La Mecca e Medina. Come promessa, gli Inglesi avrebbero favorito la formazione di uno stato arabo indipendente dal punto di vista politico e soprattutto religioso al termine della guerra. Il dominio turco nella penisola arabica era ormai insopportabile, complice soprattutto uno squilibrio di potere e di ricchezze a favore dei politici e grandi proprietari turchi.
Alla Conferenza per la pace di Parigi nel 1919, gli Arabi (nella cui delegazione vi era anche il colonnello Lawrence) chiesero: l’indipendenza di tutta la penisola arabica, eccettuati l’Aden (capitale Sud Yemen) e altri possessi britannici; l’indipendenza della Siria; la libertà di scelta per lo Yemen; il protettorato inglese per Palestina e Iraq (qui per lo sfruttamento congiunto arabo-inglese del petrolio). L’Occidente rispose con il Trattato di Sèvres (vicino Parigi) del 1920, che prevedeva: indipendenza all’Higiaz; protettorato francese sulla Siria e inglese sull’Iraq; costituzione in Palestina di uno Stato ebraico, che convivesse pacificamente con le comunità arabe. Tutto il resto doveva restare strettamente controllato dalle potenze occidentali vincitrici della I G.M. Gli Arabi dell’Higiaz insorsero nel 1924, ma ne uscirono sconfitti. Insorsero anche gli Arabi dell’Egitto: qui l’Inghilterra fu costretta a riconoscere una formale indipendenza. [fonte www.homolaicus.com]
Dopo l’indipendenza dell’Egitto arabo, nel 1927 l’Inghilterra dovette riconoscere anche quella dell’Arabia Saudita, mentre negli altri territori medio-orientali si costituirono gli stati dell’Iran nel 1921 a seguito del colpo di stato di Reza Khan e dell’Iraq nel 1932 grazie al “sì” della Società delle Nazioni, derivanti dall’antica dinastia Safavide (in cui al suo interno vi era già grande affluenza di popoli sciiti). Apro e chiudo una piccola parentesi: Fin dall’antichità gli islamici si erano divisi in sciiti (minoranza fedele in tutto e per tutto al Corano) e in sunniti (maggioranza che basa la religione non solo sul Corano ma anche sulle tradizioni sociali). Più in là Siria (1943) e Libano (1944) ottennero l’indipendenza. Più complicata fu la questione Palestinese, divisa al suo interno tra arabi (alle dipendenze dei turchi) ed ebrei. Una volta tolto il potere ai turchi mediante corposi pagamenti per la creazione di un moderno stato ebraico (l’attuale Israele), nessuno si preoccupò per la situazione dei contadini e braccianti arabi palestinesi. Ciò determinò rivolte continue, iniziate al termine della Prima Guerra Mondiale:
I primi scontri tra ebrei e palestinesi avvennero nel 1921 e la situazione rimase talmente tesa che gli inglesi pensarono nel 1937 di dividere la Palestina in due Stati autonomi, ma i confini scelti scontentavano tutti. Anche le successive proposte furono respinte. Finita la seconda guerra mondiale l’Inghilterra chiese all’Onu di risolvere la questione palestinese, il quale nel 1947 decise di istituire due Stati separati e di considerare Gerusalemme città internazionale, essendo qui presenti tre religioni. Il mandato inglese sarebbe dovuto finire nel 1948. Tuttavia poco dopo il premier ebraico Ben Gurion proclamò lo Stato indipendente di Israele. Il giorno dopo la Lega araba (Egitto, Transgiordania, Siria, Libano, Arabia Saudita e Iraq) dichiarò guerra a Israele, non accettando la presenza di due Stati indipendenti. La guerra si concluse a favore degli ebrei, meglio armati (dagli americani) e organizzati, anche se la striscia di Gaza venne affidata all’amministrazione egiziana e la Transgiordania riuscì a occupare la maggior parte della Palestina araba, diventando lo Stato di Giordania. Dal canto suo Israele riuscì ad annettersi tutto il Negev e la Galilea. Lo Stato di Israele fu riconosciuto subito dagli Usa e ammesso all’Onu. Nessun paese arabo invece lo volle riconoscere. Dopo il 1967 Israele ha imposto ai territori palestinesi pesanti barriere doganali. Dopo la guerra del Kippur (Siria ed Egitto contro Israele), l’Egitto riconobbe ufficialmente Israele come stato indipendente, mentre i profughi palestinesi sempre più tartassati iniziarono una serie di operazioni terroristiche contro gli ebrei d’Israele e si venne a creare un’organizzazione per la liberazione della Palestina, con a capo Arafat, che tuttavia fallì. [fonte www.homolaicus.com]
In questi ultimi anni, senza dilungarci troppo sulla questione israele-palestinese, stiamo assistendo ad una rinascita del fondamentalismo islamico, in contraddizione con le idee base del Corano (l’autentica Shari’a), interpretate malamente e con il solo fine di creare una guerra contro gli “infedeli” europei, da sempre ritenuti artefici della divisione del Medio Oriente. I gruppi estremisti si basano sul grido del Jihad, letteralmente tradotto con l’espressione: “esercitare il massimo sforzo”. Esso però solo da alcuni decenni viene utilizzato e strumentalizzato per favorire la cosiddetta “guerra santa” contro l’Occidente. Si separano così gruppi estremisti da stati islamici “modello occidentale”, nuove dittature da vecchie repubbliche e, come accade da sempre, sunniti da sciiti.
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Principali stati dotati di un governo che segue il diritto islamico |
Oggi non esiste uno stato a completa etnia araba, religione, lingua e governo con confini veri e propri. Esistono ancora grandi differenze tra stati sunniti (Arabia Saudita, Indonesia e Turchia i maggiori, seppur col lievi minoranze sciite) e sciiti (Iran, Iraq). Esistono però stati (si veda la cartina sopra) che seguono il diritto islamico (derivante dalla Shari’a) nella propria forma di governo. Gran parte dei moderni stati del Medio-Oriente è segnata da legami religiosi molto profondi e, complici le ostilità con l’Occidente e le invasioni di Stati Uniti e Russia, ciò ha permesso il sopravvento di gruppi estremisti di matrice islamica che operano contro l’Occidente. Dopo la breve parentesi di unificazione tentata da Osama Bin Laden fondatore e leader di al-Qāʿida, uno dei più grandi movimenti terroristici di sempre, in questi anni molti gruppi terroristici islamici sono in ascesa: a partire dall’Isis (o per meglio dire IS), il più numeroso, fino ad arrivare al controverso gruppo di Boko Haram in Nigeria. Ma questa è un’altra storia e soprattutto, questo intreccio di retaggio religioso misto a fondamentalismo consiste in un fenomeno storico inedito. Tale fenomeno viene spesso etichettato dai media (erroneamente) come nuova offensiva islamica o lotta religiosa moderna, volta a creare quasi una nuova contrapposizione tra Oriente ed Occidente. Purtroppo però, la realtà è più complicata di quel che crediamo.
Fonti:
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