Durante la Prima guerra mondiale, al contrario di quanto possa pensare qualcuno, pure le donne avevano un ruolo fondamentale nelle battaglie, ruolo che non prevedeva il combattimento, ma bensì, qualcosa di eguale importanza: il rifornimento.
Stiamo parlando delle portatrici carniche, le quali, lungo il fronte della Carnia, trasportavano rifornimenti e munizioni per i soldati, tra i quali, spesso e volentieri figuravano pure i loro mariti, che, oltre ad avere il ruolo di mariti, detenevano, pure il ruolo di padri di famiglia.
Esse, erano dotate di un apposito bracciale rosso con stampigliato il numero del reparto dal quale dipendevano e percorrevano anche più di 1000 metri di dislivello portando sulle spalle cesti che potevano raggiungere il peso di 30-40 kg.
Ogni viaggio veniva loro pagato una lira e cinquanta centesimi, pari a più o meno 3,50 euro. La loro età variava dai 15 ai 60 anni, e, nonostante fossero estranee ai combattimenti, pur sempre marciavano in territori tutto tranne che sicuri, così, purtroppo, capitava che alcune di loro venirono ferite, anche gravemente. Ad una di esse, andò ancora peggio e, colpita da un cecchino, morì il 15 febbraio 1916.
In onore della nostra eroina, le sono stati dedicati due monumenti, situati a Timau ed a Sabaudia, in provincia di Latina. Inoltre, è importante e doveroso sapere che, la caserma degli Alpini di Paluzza è stata intitolata proprio a suo nome, ed essa è l’unica caserma in Italia ad essere intitolata ad una donna.
Quando parliamo d’eroi, sarebbe bello e soprattutto giusto, che non sorgessero nella nostra mente solo ed esclusivamente immagini e storie di uomini, perchè di donne eroine ne è pieno il mondo, ma forse, spesso si sceglie di fare gli struzzi, nascondendo la testa sotto terra, comportandoci da ignoranti.
Una donna invece, può essere eroica quanto un uomo. Maria Plozner Mentil, in questo caso, insegna.
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