Tempo di lettura:7minuti C’era una volta un re, per due terzi divino e per un terzo mortale, che governava con crudeltà e ingiustizia sulla città sumera di Uruk. Gli dei, desiderosi di punirlo, decidono di plasmare dall’argilla un rivale molto potente, forte nel corpo quanto nello spirito. Quando i due si incontrano, la battaglia è piuttosto violenta; tuttavia il duello termina alla pari e, inaspettatamente, tra il re e il guerriero d’argilla nasce un’amicizia che non avrà mai fine.
Tempo di lettura:7minuti
C’era una volta un re, per due terzi divino e per un terzo mortale, che governava con crudeltà e ingiustizia sulla città sumera di Uruk. Gli dei, desiderosi di punirlo, decidono di plasmare dall’argilla un rivale molto potente, forte nel corpo quanto nello spirito. Quando i due si incontrano, la battaglia è piuttosto violenta; tuttavia il duello termina alla pari e, inaspettatamente, tra il re e il guerriero d’argilla nasce un’amicizia che non avrà mai fine.
Questa bella storia, che molti di voi conosceranno, non è altro che la prima parte della famosa “Epopea di Gilgamesh”, ovvero un ciclo epico di ambientazione sumerica, scritto intorno al III millennio a.C. in caratteri cuneiformi. La versione originale del poema, redatta per la monumentale biblioteca di Assurbanibal, è ora conservata presso il British Museum di Londra. Tuttavia, esiste un piccolo frammento della tavoletta V che, sfuggito dalle avide mani inglesi, si trova oggi in Kurdistan, nel museo di Sulaimaniyah.
Ed ha una storia tutta sua.
E’ il 2011 quando il museo di Sulaimaniyah decide di assumere alcuni contrabbandieri perché intercettino i beni archeologi diretti verso altri Paesi. I saccheggiamenti di musei e siti sono purtroppo sempre di più, e il governo iracheno spera in questo modo di recuperare almeno una parte di ciò che di fatto appartiene al suo popolo. Verso la fine dell’anno il Dipartimento di Antichità di Sulaimaniyah riesce ad acquistare una collezione di quasi 90 tavolette di argilla, di varie forme e dimensioni. La provenienza di questi reperti era naturalmente sconosciuta, anche se sembrava plausibile farli risalire a scavi illeciti nel sud del Paese.
Il Prof. Farouk Al-Rawi, docente presso la School of Oriental and African Studies di Londra, dopo aver pulito con cura le tavolette ancora ricoperte di fango, si accorse con immenso stupore che fra il gruppo si trovava un frammento di una delle tavolette dell’Epopea di Gigalmesh, precisamente la metà sinistra della sesta colonna della tavola V.
Una volta tradotta (gli studiosi ci hanno messo ben cinque giorni!) la T 1.447 ha permesso finalmente di conoscere come continuava la descrizione della foresta dei Cedri, luogo in cui entrambi i protagonisti si avventurano per recuperare il prezioso legno.
Scopriamo così che Gilgamesh e Enkidu incontrarono durante il loro cammino delle scimmie, il cui chiacchiericcio, insieme al canto delle cicale e degli uccelli esotici, intratteneva quotidianamente il mostruoso Khubaba (o Humbaba), posto a guardia della foresta.
La Foresta dei Cedri (1-11)
Essi stavano ai margini della Foresta,
osservavano meravigliati l’altezza dei cedri;
erano come estasiati all’entrata del bosco,
dove Khubaba andando e venendo provoca terremoti:
1
i sentieri erano ben tratteggiati e la via era eccellente;
essi guardarono la montagna dei cedri, il luogo dove
dimorano gli dei, il santuario di Irnini;
i cedri si alzavano maestosi e lussureggianti sulla montagna,
la loro ombra era gradevole, dava felicità a chi vi entrava;
il terreno era pieno di cespugli che riempivano tutta la Foresta;
5
si annidava nella Foresta anche l’albero profumato;
un fossato per una lunghezza di una doppia ora di viaggio
circondava la Foresta.
10
Reazione del guardiano della foresta (12-17)
Subito dopo che le spade [ ]
e fuori dalle guaine [ ],
la lega di metallo spalmata di [ ]
Pugnali, spade, [ ]
Uno solo [ ]
essi portavano [ ]Khubaba fece udire la sua voce e disse:
“Egli non andrà [ ]
egli non si salverà [ ]”.
15
Maledizione di Khubaba (18-49)
Khubaba fece udire la sua voce e disse, così parlò a Gilgamesh:”O Gilgamesh, lo stupido e l’idiota dovrebbero interrogarsi.
Perché sei venuto da me?
Il tuo amico, o Enkidu, (hai condotto) alla mia presenza,
proprio tu, figlio di pesci, che non conosci tuo padre,
(e sei simile) alle tartarughe piccole e grandi che non hanno
succhiato il latte alle loro madri!
20
Quand’eri ancora piccolo, ti ho scorto e non ti ho ritenuto
degno di avvicinarmi a te!
Anche se io ti uccidessi, come potrei soddisfare
il mio stomaco?
Perché hai condotto Gilgamesh alla mia presenza?
Prima che tu entrassi con uno straniero, tuo amico,
avrei dovuto mordere la gola e la nuca di Gilgamesh;
25
avrei dovuto dare la tua carne in pasto ai serpenti volanti,
alle aquile e agli avvoltoi!”.Gilgamesh fece udire la sua voce e così parlò rivolgendosi
ad Enkidu:
“Amico mio, il volto di Khubaba è completamente
diverso (da come pensavo),
e la sua mole si staglia [ ],
sicché il tuo cuore trema e io mi voglio allontanare subito”.
30
Enkidu fece udire la sua voce e disse, così parlò a Gilgamesh:”Amico mio, perché parli come un codardo?
perché la tua bocca è senza parole e cerchi di nasconderti?
Ora, amico mio, è stata preparata per te un’arma:
il fabbro ha versato nella forma il rame per [ ],
lo riscalda per una doppia ora e lo fa raffreddare
per un’altra doppia ora,
per mandare l’arma del diluvio, per prendere la sferza!
Non volgere i tuoi passi, non tornare indietro!”[ ]
35
lacuna di ca. 15 righe
Il vittorioso scontro con il mostro Khubaba (50-62)
Egli colpì la sua testa e gli si parò davanti;
sotto la pressione dei loro talloni la terra si divise,
a causa del loro saltellare Sirara e Libano furono spaccati
in due.
Le nuvole bianche divennero nere,
50
morte scese giù su di essi come la nebbia.Shamash chiamò grandi venti di tempesta contro Khubaba:
il vento del sud, il vento del nord, il vento dell’est, il vento
dell’ovest, il turbine,
la tempesta, l’uragano, il vento cattivo, il vento-Simurru,
il demone-Asakku, il vento gelido, il vento di pioggia,
il mulinello,
55
tredici venti insorsero contro di lui e il viso di Khubaba
si oscurò:
egli non poteva avanzare ne poteva indietreggiare,
così le armi di Gilgamesh ebbero successo contro Khubaba.
60
Le lusinghe pericolose di Khubaba ormai vinto (63-214)
Khubaba, cercando si salvarsi, si rivolse a Gilgamesh:
“Gilgamesh, tu sei piccolo: tua madre ti ha appena partorito,
63
e tu sei il seme di Lugalbanda.Tu ti sei sollevato per volere di Shamash, Signore
della Montagna,
tu, l’erede di Uruk, re Gilgamesh,
[ ] Gilgamesh [ ]
65
Gilgamesh [ ]
io mi metterò a tua disposizione [ ]
tu avrai per te tutti gli alberi che vorrai,
ti riserverò come dono speciale il mirto, [ ]
tronchi di legno che siano orgoglio del tuo palazzo”.
70
Enkidu fece udire la sua parola e disse, così parlò
a Gilgamesh:
“Amico mio, non ascoltare le parole di Khubaba
75
lacuna di ca. 20 righe
(parla Khubaba)“Tu hai scoperto le leggi della mia Foresta, le leggi
della mia abitazione,
ed ora conosci tutto ciò che (per essa) è stato deciso.
Io avrei dovuto scaraventarti in alto e ucciderti all’entrata
della mia Foresta
avrei dovuto dare in pasto la tua carne ai serpenti volanti,
alle aquile e agli avvoltoi.
Ma ora, o Enkidu, sta a te decidere la mia sorte
100
e dì a Gilgamesh di risparmiare la mia vita”.Enkidu fece udire la sua voce e parlò, così disse
a Gilgamesh:
“Amico mio, Khubaba, il guardiano della Foresta dei Cedri,
azzoppalo, uccidilo, schiaccialo in modo che io possa
sopravvivere.
(Fa ciò) prima che il capo di tutti, Enlil, possa udirlo [ ]
105
e gli dei siano pieni di collera con noi [ ],
Enlil, a Nippur, Shamash a Sippar. [ ]
Fa ciò ad eterna memoria [ ],
come Gilgamesh sgozzò Khubaba [ ]”.Khubaba però udì e [ ]
110
[ ] Khubaba
115
lacuna di ca. 62 righe
Ora, o Enkidu, sta a te decidere la mia sorte
e dì a Gilgamesh di risparmiare la mia vita”.
Enkidu fece udire la sua voce e parlò, così disse
a Gilgamesh:”Amico mio, Khubaba, il guardiano della Foresta dei Cedri,
uccidilo e [ ]
(Fa ciò) prima che il capo di tutti, Enlil, possa udirlo [ ]
e gli dei siano pieni di collera con noi,
Enlil, a Nippur, Shamash a Sippar. [ ]
Fa ciò ad eterna memoria [ ],
180
come Gilgamesh sgozzò Khubaba [ ]”.Khubaba però udì e [ ]
185
lacuna di ca. 23 righe
(parla Khubaba)“Nessuno dei due deve sopravvivere al suo amico;
ambedue non raggiungano la vecchiaia;
oltre al suo amico Gilgamesh, Enkidu non abbia amici!”.
Enkidu fece udire la sua voce e parlò, così disse
a Gilgamesh:
“Amico mio, io parlo a te, ma tu non mi ascolti!
210
lacuna di ca. 40 righe
Lo sviluppo dell’azione si può ritrovare su alcune tavolette appartenenti al poema paleobabilonese (tavoletta di Chicago). Da questo si apprende che Khubaba viene uccisio dal duo di eroi: mentre Gilgamesh lo colpisce alla nuca, Enkidu gli trafigge il cuore).
Gilgamesh ed Enkidu tagliano i cedri (255-266)
[ ] le scaglie degli alberi.Gilgamesh abbatte gli alberi; Enkidu raccoglie i ciocchi.
Enkidu fece udire la sua voce e disse, così parlò a Gilgamesh:
“Amico mio, è stato abbattuto il meraviglioso cedro,
la cui corona bucava il cielo.
255
Io voglio fare con esso una porta la cui altezza sia sei volte
dodici spanne, la cui larghezza due volte dodici spanne,
una spanna sia il suo spessore; la cui spranga, il suo cardine inferiore,
il suo cardine superiore siano ognuno di una spanna.
Che sia trasportata a Nippur, l’Eufrate possa trascinarla; che a
Nippur [ ]”.Allora essi approntarono un cindolo e lo immersero
nel fiume.
260
Enkidu lo guida [ ]
mentre Gilgamesh tiene alta la testa di Khubaba.
265
Gli storici ipotizzano che la famosa “Foresta dei Cedri” fosse in realtà locata nell’alta Siria, vicino alla città di Ebla, nota già nel III millennio a.C. per il suo prospero commercio di legname con la Mesopotamia e con l’Egitto. Da un’iscrizione incisa su una statua raffigurante Gudea (ca. 2130 a.C) scopriamo dell’arrivo a Lagash di pregiati legnami per edilizia «dalla città di Urshu, dalle alte terre di Ebla».
Nel mito del viaggio di Nanna a Nippur inoltre, si parla anche del legname proveniente dalla «foresta di Ebla» ma esso è in un’iscrizione attribuita a Sargon di Akkad che Ebla è direttamente associata alla Foresta dei Cedri: «Sargon, il re di Kish, vinse trentaquattro battaglie… Sargon al dio Dagan diede il paese superiore: Mari, Yarmuti, Ebla fino alla Foresta dei Cedri e ai Monti d’Argento».
Ebla era un toponimo legato ad una regione ricca di foreste e giacimenti minerari. Intorno al 2400 a.C. Ebla controllava le fonti di legname e metalli, così come argento e rame sia verso la Mesopotamia che verso l’Egitto. Tale controllo era garantito da due importanti fattori: La vicinanza geografica con le ricche foreste della regione pedemontana del Libano e della Palestina; e l’ubicazione di uno dei rari passaggi dalla valle dell’Eufrate e dall’altopiano siriano alla costa del Mediterraneo. Gli altri sbocchi sul Mediterraneo erano già controllati da Aleppo e Qatna, città rispettivamente più a nord e a sud di Ebla. Risulta quindi probabile che proprio il controllo di suddette materie prime abbia provocato la dura reazione della potenza della Dinastia Sargonide, che era attratta dagli enormi interessi economici in gioco in tutta l’area siriana.
Merita ricordare che, tra le migliaia di tavolette rinvenute negli archivi di Ebla (2400-2300 a.C.) vi sarebbe il più antico documento in cui si parli di Gilgamesh. Nei sigilli reali eblaiti dell’età del Bronzo è molto frequente il motivo araldico di Gilgamesh e l’ipotesi che la saga nasca geograficamente laddove si credeva l’ubicazione della mitica Foresta dei Cedri è quantomeno suggestiva.
VUOI APPROFONDIRE L’ARGOMENTO? ECCO I NOSTRI LIBRI CONSIGLIATI: