Quando si parla di giovani, si sa, non si accontentano mai: sempre in cerca del nuovo, spinti da chissà quali straordinari modelli presentati dalla società, con l’unica voglia di realizzare i propri sogni, spesso senza pensare alle grandi difficoltà che troveranno lungo il cammino.
Premesso questo, se ti ritrovi ad essere la più longeva associazione giovanile, presente in tutti i continenti (36 milioni di iscritti in 155 paesi), con membri di qualsiasi religione, etnia, ceto sociale, che è riuscita, nei suoi 110 anni di storia, a resistere al secolo più sanguinoso e crudele della storia dell’umanità, che si è costruito sui totalitarismi, sull’economia bellica, sulle stragi incondizionate, ma che si è anche dimostrato un secolo di straordinaria innovazione (tecnologica in particolare) che rischiava di far crollare le basi sulle quali, in tutt’altra epoca, venivi fondata, può essere solo per due motivi: o perchè l’idea è stata partorita da una mente davvero eccezionale, o perchè con il suo metodo si è riusciti a comprendere realmente lo spirito innato di ogni giovane, indipendentemente dalla storia, dal tempo.
E probabilmente, parlando dello scoutismo, e di Lord Robert Baden Powell (BP, come piace chiamarlo ai suoi ragazzi), le due condizioni possono tranquillamente coesistere.
Che BP fosse una persona straordinaria era chiaro fin da subito: è uno dei più giovani ufficiali dell’esercito britannico, che alla fine del XIX secolo presidiava su un territorio a dir poco immenso.
Ma non era mosso da sogni di gloria o desiderio di conquista, ciò che veramente gli stava a cuore era risollevare la condizione dei giovani in una società che aveva perduto ogni valore morale, e che se avesse perso anche la gioventù avrebbe inevitabilmente compromesso il proprio futuro .
Così nel 1908 nasce “Scouting for Boys“, guida, come scrive BP stesso, per arrivare a raggiungere la felicità attraverso lo scoutismo.
L’entusiasmo è talmente grande che lo scoutismo di BP inizia a diffondersi a macchia d’olio in tutta Europa, fino ad approdare in Italia dove furono fondate nel 1912, grazie a Carlo Giovanni Colombo la C.N.G.E.I (Corpo Nazionale Giovani Esploratori ed Esploratrici Italiani) e nel 1916 l’ Associazione Scout Cattolici Italiani (A.S.C.I.) per volere di Mario di Carpegna, conte e ufficiale della Guardia Palatina d’Onore pontificia.
Gli scout italiani ed i loro ideali vengono però subito messi alla prova: con la salita al governo del Partito Fascista Benito Mussolini aveva fondato l’Opera Nazionale Balilla (O.N.B) e attuato grosse repressioni (attraverso una delle leggi fascistissime, la n. 5 del 9 gennaio 1927) nei confronti dei gruppi giovanili allora esistenti sulla penisola. Come tutti i totalitarismi, educare agli ideali del regime fin da piccoli è una delle basi per il dominio sul popolo, e la progressiva chiusura dei gruppi dell’ASCI avvenne in due momenti: dapprima, nel 1927, la chiusura di quelli presenti nei piccoli centri abitati con l’obbligo ai gruppi dei grandi centri di confluire nell’ONB, per poi comandare la definitiva chiusura dell’Associazione il 22 aprile dell’anno successivo. Gli ideali dello scoutismo ebbero un’influenza talmente grande sui ragazzi e sulle famiglie che interi gruppi decisero di continuare clandestinamente la loro attività, perfino a Roma, dove i ragazzi si riunivano addirittura dietro Palazzo Venezia, dove il Duce proclamava i suoi discorsi.
Il gruppo più significativo nacque però tra Milano e Monza grazie ad Andrea Ghetti e Giulio Cesare Uccellini, che con il nome rispettivamente di Baden e Kelly guidarono per 16 anni, 11 mesi e 5 giorni la Resistenza delle Aquile Randagie contro il Fascismo (periodo conosciuto con il termine di Kipling “giungla silente“). Attraverso i mezzi dello scoutismo (uno tra tutti il codice Morse) i ragazzi riescono a comunicare appuntamenti, messaggi, lasciati in una colonna nel centro di Milano.
Più pericoloso era sicuramente l’aspetto della “vita all’aperto”, cuore del metodo educativo di BP: i ragazzi, vestiti in borghese, si incontravano in luoghi isolati, spesso nelle radure della Brianza, dove si cambiavano e organizzavano le attività. Delegazioni delle Aquile Randagie parteciparono ai jamboree (“campi estivi”) mondiali in Ungheria e Paesi Bassi del 1933 e 1939.
L’entusiasmo ed il coraggio dei giovani in poco tempo aveva contagiato tutta la comunità: mentre la guerra era nel suo pieno svolgimento, nel 1941 e 1942, le Aquile Randagie riuscirono ad organizzare il campo estivo in Val Codera, soprannominata il “paradiso perduto“, in provincia di Sondrio, protetti da qualsiasi tipo di “soffiata” dalla comunità locale e dalla Guardia di Finanza.
Dopo l’Armistizio dell’8 settembre 1943 la missione degli scout clandestini italiani si fece ancora più rischiosa, iniziando un’attività di aiuto per ebrei e stranieri per superare il confine (nome in codice O.S.C.A.R) procurando in particolare documenti falsi e guidandoli per strade secondarie.
Nei 20 mesi di occupazione nazista ci sono stati 2 166 espatri, 3 000 documenti falsi stampati e una spesa complessiva di 10 milioni di lire.
Baden, Kelly e altri membri delle Aquile Randagie trasmisero, al termine della guerra, gli ideali del metodo scout durante il primo Campo Scuola a Colico, in provincia di Lecco.
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