La scuola, chi l’apprezza, chi la detesta, chi la detesta ma infine si ricrede e la rimpiange. Fondamentale, dispensatrice di informazioni necessarie per poter vivere con dignità in questo mondo, uno dei più grandi doveri, ma soprattutto, uno dei più grandi diritti dell’umanità.
Forse non ve lo aspetterete, ma la scuola è più anziana di quel che potete immaginare. Infatti, attorno al III millennio a.C. comparvero le prime scuole dell’umanità, chiamate dai Sumeri, “Edubba” (o Eduba), cioè case delle tavolette. Inizialmente l’istruzione era naturalmente associata con il “sacerdozio”, quindi, lo scopo di tali scuole era sostanzialmente quello di fornire scribi capaci di gestire l’amministrazione di Tempio e Palazzo. Con il tempo però, la situazione mutò, in quanto si formarono scuole al di fuori dei templi e l’insegnamento prese a sua volta un carattere più laico.
Tutto molto bello ma c’è sempre la fregatura! Infatti, non c’è da meravigliarsi se coloro che frequentavano le scuole erano solo e soltanto figli di ricche famiglie, di cui quasi la totalità maschi. Dalle numerose tavolette ritrovate, sappiamo che l’insegnamento era soltanto di tipo pratico: imparare la grammatica a memoria e la complessa pratica della scrittura. Gli scolari dovevano quindi ricopiare lunghissime liste di nomi di animali, piante, pietre e chi più ne ha, più ne metta. Più in là nel tempo, attorno alla seconda metà del III milllenio a.C. venne messo in pratica un ulteriore piano di insegnamento oltre a quello sopracitato. Tale piano era più letterario e creativo e consisteva nel copiare, imitare e pure creare, testi letterari che riguardavano quasi sempre miti e racconti epici.

Detto ciò, è fondamentale sottolineare che le scuole sumere erano molto, ma molto pesanti: si era obbligati a studiare dall’alba al tramonto, dalla prima infanzia all’adolescenza. Le punizioni erano rigorosamente corporali, nulla di sorprendente se pensiamo che i nonni di noi ragazzi, quando frequentavano la scuola erano ancora soggetti a tali punizioni, nonostante rispetto all’epoca sumera ce n’è passata di acqua sotto i ponti, come si usa dire.
Qui sotto, si riporta proprio una testimonianza, ritrovata su una tavoletta, di com’era dura la giornata di uno scolaro.
Quando mi alzavo presto la mattina,
mi volgevo a mia madre e le dicevo:
“Dammi la colazione, devo andare a scuola!”
Mia madre mi dava due focacce e io uscivo;
mia madre mi dava due focacce e io andavo a scuola.
A scuola l’incaricato della puntualità diceva:
“Perché sei in ritardo?”
Io ero impaurito e il cuore mi batteva,
entravo davanti al mio maestro e facevo l’inchino.
Il mio direttore leggeva la mia tavoletta, diceva:
“Ci manca qualcosa”, mi bastonava.
L’incaricato del silenzio diceva:
“Perché parlavi senza permesso?”, mi bastonava.
L’incaricato della condotta diceva:
“Perché ti sei alzato senza permesso?”, mi bastonava.
L’incaricato della frusta diceva:
“Perché hai preso questo senza permesso?”, mi bastonava.
L’incaricato di sumerico diceva:
“Perché non hai parlato sumerico?”, mi bastonava.
Il mio maestro diceva:
“La tua mano non è buona”, mi bastonava.
Oggi, la scuola è piena di difetti, mancanze e programmazione superficiale ma quando ci si lamenta di essa, è utile fare un bel tuffo nel passato, non per forza un passato così antico come quello dei sumeri, basta solo analizzare com’era l’istituzione scolastica una cinquantina di anni fa, per capire quanto si è fortunati oggi ad avere un metodo di istruzione progredito e moderno. Presto o tardi, la scuola subirà un’ulteriore evoluzione, sperando che essa possa renderla migliore di quella che è oggi.
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