Burke: l’intellettuale antirivoluzionario

Tempo di lettura: 2 minuti Edmund Burke (1729-1797) politico, scrittore e filosofo britannico, di origine irlandese, è considerato il precursore della “letteratura controrivoluzionaria”. Per Burke parlare di rivoluzione era parlare di anarchia; secondo il filosofo, infatti, solo una necessità estrema poteva giustificare la scelta di quest’ultima. Per necessità estrema egli intendeva parte di quell’ordine dell’universo al quale l’uomo, volente o nolente, doveva sottostare. Burke viene ricordato per essere stato fortemente contrario alla rivoluzione francese; egli giudicò i rivoltosi di quell’epoca violenti, privi di pudore e manipolatori.
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Edmund Burke (1729-1797) politico, scrittore e filosofo britannico, di origine irlandese, è considerato il precursore della “letteratura controrivoluzionaria”. Per Burke parlare di rivoluzione era parlare di anarchia; secondo il filosofo, infatti, solo una necessità estrema poteva giustificare la scelta di quest’ultima. Per necessità estrema egli intendeva parte di quell’ordine dell’universo al quale l’uomo, volente o nolente, doveva sottostare. Burke viene ricordato per essere stato fortemente contrario alla rivoluzione francese; egli giudicò i rivoltosi di quell’epoca violenti, privi di pudore e manipolatori.

Nei suoi scritti, Edmund Burke si lamentò in modo particolare per l’episodio del 6 ottobre 1789, in cui la plebe inferocita irruppe nella reggia di Versailles(situata a meno di venti chilometri a sud-ovest di Parigi) e spinse re Luigi XVI(1754-1793) a spostarsi a Parigi; inoltre lo scrittore si indignò notevolmente per il fatto che anche la regina Maria Antonietta(1755-1793) fu cacciata dai rivoluzionari.

La regina si sarebbe salvata grazie all’aiuto dei cavalieri, che secondo Burke, avevano cessato di esistere, spodestati dai sofisti, dagli economisti e dai contabili, e con loro aveva cessato di esistere la gloria d’Europa. Il re, che per lungo tempo aveva alloggiato a Versailles con la sua corte, quindi fuori dal controllo della popolazione parigina, cercò di fuggire dal paese nel giugno del 1791, ma la sua fuga fu interrotta a Varennes; fu arrestato e riportato a Parigi, dove il 21 gennaio del 1793 fu giustiziato(fu la prima vittima della ghigliottina) con l’accusa di alto tradimento.

La popolazione, fino a quel momento, pativa la fame; molti castelli furono saccheggiati e incendiati, nelle città e nelle campagne scoppiarono le rivolte, alle quali presero parte anche migliaia di donne. La partecipazione delle donne alle rivolte dimostrò che il movimento rivoluzionario interessava tutta la nazione. Prima della presa della Bastiglia, avvenuta il 14 luglio del 1789, Luigi XVI radunò a Parigi diversi reparti dell’esercito per sedare le sommosse, destando quindi preoccupazioni nei cuori dei cittadini della capitale.

Come avrebbe potuto un popolo far valere i propri diritti davanti a un re noncurante dei problemi esistenti e lontano dalla vera vita del paese?

 
Burke dichiarò di aver mostrato compassione nei confronti della regina Maria Antonietta, che vide per la prima volta quando era delfina, il che è evidentemente un atto di grande umanità.
Egli nacque a Dublino, in Irlanda, da padre anglicano e madre cattolica e ricevette un’educazione anglicana; se invece fosse stato francese e avesse vissuto in Francia, sarebbe stato veramente così ostile alla rivoluzione? Ricordiamoci che con la rivoluzione francese ebbe origine l’età contemporanea ed è grazie a questo storico evento che noi, oggigiorno, godiamo di diritti e di libertà civili.

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