Cos’è la “stregoneria” e quando nacque?
Oggi, secondo lo studioso M.Romanello che da anni si occupa dello studio della stregoneria, non è possibile darne una definizione generale. Ciò che identificava inizialmente le “streghe” era essenzialmente il patto con il diavolo che esse stringevano e tutto il resto (compiere malefici, cucinare bambini, volare su scope magiche) era solo una conseguenza idealizzata della società nei confronti della stregoneria. Tuttavia, prima del XIV secolo esistevano già culti magici insiti nella storia delle diverse civiltà, basti pensare ai Celti e alle loro figure centrali, gli stregoni/sacerdoti chiamati Druidi. Spesso tali pratiche non erano affatto scisse dalla religione e dalla scienza e tutte e tre erano in una continua interrelazione (ce lo dimostrano i riti funebri egizi, i trattati greci che univano magia e medicina e le premonizioni degli àuguri romani in tempi di guerra). Potremmo dire che tutto il mondo antico era incentrato sulla magia nelle sue più varie diversificazioni ma qualcosa in età moderna separò nettamente le forme di “magia pratica” dai riti religiosi. Da qui la magia non cerimoniale si configurò come atto demoniaco, bandito dalla Chiesa e dagli inquisitori.
Che cosa mutò nel mondo della magia?
Secondo lo storico C.Ginzburg, la modificazione di rituali magici antichi non deriva affatto da una naturale trasformazione della tradizione pagana, bensì da una loro voluta snaturalizzazione in età moderna. Inquisitori e predicatori, infatti, modificarono le tradizioni folkloriche per ben due volte: la prima snaturalizzando i culti agrari pagani e la seconda reprimendoli, accostandoli alla figura del demonio, per accrescerne la negatività e far attecchire pratiche religiose cristiane. Non risulta difficile capirne il perché; eppure c’è chi, come G.Zilboorg, fornisce anche una giustificazione psicologica alla nascita della stregoneria. Secondo il famoso psichiatra, molti tipi di comportamenti descritti nei trattati di stregoneria (il più famoso è il Malleus Maleficarum) ci parlano di sintomi simili a quelli degli odierni malati mentali. All’epoca però, i vari tipi di psicosi si configuravano su alcuni caratteri negativi che la società rifiutava, in questo caso, i pensieri eretici. Non era difficile quindi che, nel periodo dell’Inquisizione, i malati mentali venissero identificati (e si identificassero loro stessi) come soggetti satanici e streghe.
Cosa diede alla Chiesa la possibilità di di creare questa forma di “paranoia endemica” ?
Gli studi storici possono aiutarci a ipotizzare varie cause: dal XIV secolo in poi la Chiesa ebbe a che fare con le famose eresie campagnole. Dal XVI secolo si dovettero affrontare i protestanti e le varie diversificazioni di credo cristiano. Inoltre, in questi secoli, la minaccia araba era sempre più pressante e, dopo la caduta di Costantinopoli nel 1453, più volte essi minacciarono di assediare Roma (arrivarono infatti fino a Vienna, nel 1683). Stavano inoltre emergendo nuovi cambiamenti sociali con la nascita delle scienze e la diffusione della stampa, le quali portarono a più libertà in ogni campo, dalla politica all’arte, dal libero arbitrio alla sessualità. I valori tradizionali dell’ascetismo cristiano andavano quindi difesi dall’edonismo diffusosi in questi secoli e il risultato (naturale o imposto) sulla società fu la creazione di una psicosi paranoide di massa. Ecco quindi come spiegare le confessioni spontanee di presunte streghe (spesso anche manipolate e falsificate tramite violente torture dall’Inquisizione). Le persone interrogate all’epoca erano quindi veramente eretiche non perché possedute da satana, ma per il fatto che soffrivano di gravi malattie come schizofrenia e nevrosi, che non venivano ancora comprese.
Perché la medicina non si occupò di ciò? Perché si parla solo di donne streghe e non di uomini?
Una risposta certa alla prima domanda non esiste, tuttavia per la seconda lo storico Càrcel spiega che le figure centrali dell’epoca, per paura di una perdita di prestigio e di venir scalzati dal ceto medio, canalizzarono l’odio comune verso le donne, gli elementi della società più sottomessi ma in procinto di emergere. La maggior parte delle donne ribelli divennero streghe e, così facendo, si evitarono molte lotte di classe. Lo stesso Malleus Maleficarum, il più famoso trattato sulle pratiche della stregoneria, cita più volte frammenti di testi classici (da Cicerone a Seneca, fino ad arrivare a fonti greche o ebraiche) inneggianti all’odio per le donne a causa di alcune loro caratteristiche “malevole”: il loro evidente bipolarismo, la loro insita invidia, l’evidente gelosia capace di farle compiere vendette crudeli, ecc. Insomma, le donne erano molto più propense a “diventare streghe” per tutte queste caratteristiche elencate, ritenute veritiere dalla maggior parte della popolazione dell’epoca a causa della scelta delle autorevoli fonti citate. La fiducia nei testi classici era infatti enorme nel Medioevo e in età moderna. Si trattò invece di una delle più grandi opere di manipolazione e selezione di frasi, decontestualizzate dal loro ambito e riutilizzate per fini religiosi, questi ultimi volti ad eliminare completamente pratiche mistiche differenti dalla tradizione cattolica. Si sa per certo infatti, che la Chiesa Romana ebbe molta difficoltà nell’arco dei secoli ad evangelizzare e tenere sotto controllo città e campagne di tutta Europa e questo metodo poteva servire ad un maggiore controllo, dal punto di vista psicologico. Diffondendo la paura irrazionale, persino le semplici menti delle più remote campagne europee potevano convertirsi alla più potente e pervasiva religione del mondo, da sempre in cerca di nuovi “sudditi religiosi” da sfruttare.
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E oggi?
La diffusione della stregoneria uscì presto dall’ambito locale ed assunse notorietà mondiale, nelle sue più vaste diversificazioni ideologiche. Col passare del tempo i caratteri della stregoneria si differenziarono e lentamente si modificarono. Ancora oggi, in paesi italiani molto tradizionali, circolano leggende ritenute veritiere su alcune donne-streghe. Attualmente però le industrie cinematografiche detengono il monopolio di quello che ormai, a mio avviso, è diventato “il business dell’horror” ed è proprio tramite miti e leggende (le quali spesso poco hanno a che vedere con le più antiche tradizioni sulla stregoneria) che i film dell’orrore hanno oggi la loro pungente attrazione sulle giovani masse cinefile.
Fonti:
Marina Romanello, La stregoneria in Europa, Il Mulino, 1981.
Carlo Ginzburg, Folklore, magia, religione, in Storia d’Italia, Einaudi, Torino, 1972.
Gregory Zilboorg, Aspetti fisiologici e psicologici del “Maleus Maleficarum” in M.Romanello, La stregoneria in Europa, Il Mulino, 1981.
Ricardo Garcìa Càrcel, La stregoneria in Europa, in La Storia, UTET, 1987.