431 a.C. È forse un caso che alla soglia della guerra del Peloponneso, Euripide abbia scelto di proporre agli Ateniesi suoi concittadini il mito di Medea, aggiungendovi però la novità del figlicidio? Alcuni studiosi, come Eva Cantarella, ritengono che non sia una semplice coincidenza.
Euripide ha voluto portare sulla scena la figura di un’esule, straniera in ogni terra si trovi, verso la quale chiunque è pronto ad essere diffidente, una maga, un’ assassina. .. insomma una diversa.
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Diversi sono i nemici in guerra, estranei gli uni nei confronti degli altri… e cosí è Medea in ogni terra si trovi, che sia Corinto, che sia Atene… ed è forse questa sua condizione di maledetta dalla sorte che la spinge a commettere il celeberrimo omicidio dei suoi figli.
Non stiamo cercando certo di giustificarla. Stiamo solo cercando di analizzare questo suo gesto estremo. Non si tratta solo quindi di punire Giasone che la ha tradita, si tratta di porre fine per i suoi figli ad una vita di vagabondaggi.
Medea in fondo ama i suoi figli, piú che loro padre che guarda solo ai suoi interessi, alla sua reputazione.
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Medea e l’esilio. Euripide vuole farci riflettere sulla condizione di esule di Medea. Chiunque potrebbe essere Medea.
Euripide analizza la psiche dei folli, degli emarginati, non certo quella di coloro che sono puri e innocenti. Ma quella follia, quella solitudine dei suoi eroi non potrebbe essere in parte anche nostra?
Euripide è un poeta estremamente moderno, pronto a mettere in discussione i valori tradizionali della morale.
Fonti:
Eva Cantarella, Non sei piú mio padre