Più precisamente, si tratta del monastero di San Elijah, o Dair Mal Elia, importante luogo di culto da più di 1.400 anni, che l’ISIS ha saccheggiato e ridotto in macerie nel 2014. Le immagini satellitari infatti – rilevate dalla DigitalGlobe (una compagnia privata) – hanno confermato che il monastero, il complesso di stanze esterno, e il santuario dell’XI secolo furono razziati tra l’agosto ed il settembre del 2014.
“Le mura di cinta sono state completamente polverizzate” ha raccontato Stephen Wood, capo esecutivo dell’Allsource Analysis, che si è occupato del telerilevamento. “Con i bulldozer, le mazze e gli esplosivi, hanno ridotto l’edificio in un campo di polvere grigio-biancastra. Lo hanno distrutto” continua Wood.
Il Padre cattolico Paul Thabit Habib, che oggi vive ad Erbil, così si è espresso: “La storia cristiana nella regione è stata barbaramente cancellata. Noi cristiani curdi leggiamo quest’atto come un tentativo di cacciarci dal Paese, eliminando ogni traccia della nostra presenza in Iraq.”
E’ noto che l’ISIS, che controlla e ha controllato per lungo tempo buona parte della Siria, sta tentando di eliminare tutto ciò che è contrario alla personale interpretazione dell’Islam. Ed è così che il monastero di San Elijah si unisce ad una lunga lista di siti religiosi (quasi cento), che comprende moschee, tombe, santuari e chiese, distrutti da questi mercenari.
La cosa interessante è che durante l’invasione degli alleati nel 2003 le truppe americane presero controllo del sito, imbrattando le mura del monastero con la scritta “Screaming Eagle”, ovvero il nome della divisione. Fortunatamente uno dei cappellani americani si accorse dell’importanza dell’edificio e decise quindi di avviare una campagna di restauro e conservazione.
Cure e attenzioni che, col senno di poi, sono state inutili; invasori o difensori che siano, quando gli uomini combattono tra di loro, perdono il rispetto per qualsiasi cosa.
I curdi immaginano che Elijah il profeta stia piangendo, e così intendo fare io.
Di: RLS Staff