La misteriosa basilica di S. Piero a Grado

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La basilica di S. Piero a Grado, situata in provincia di Pisa, costituisce un esempio prezioso di architettura romanica della fine del X secolo. Il luogo ove è ubicata ricopre una particolare importanza. Sorge vicino alle foci dell’Arno, dove si presume sia approdato S. Pietro, intorno agli anni 42-44, prima di giungere a Roma. Qui egli eresse il primo altare in pietra in suolo italiano, successivamente consacrato da papa Clemente I. La tradizione narra di come durante la funzione sacra scesero al pontefice delle gocce di sangue tuttora conservate come reliquia preziosa.

In questo punto suggestivo pregno di significato storico e sacro, si erge il complesso architettonico di S. Piero a Grado, che deve questo suo appellativo “ad gradus” (= passo, accesso), alla funzione di scalo portuale presso il delta del fiume.

Un breve excursus sulla storia del complesso architettonico e la sua odierna struttura. In un primo momento viene strutturato come una villa suburbana, in seguito, intorno alla fine del IV secolo assume la funzione di luogo di culto, con la creazione di un’abside semicircolare a oriente, modus paleocristiano, e tre navate delimitate da colonnati. Il complesso così articolato diviene un santuario adibito all’ufficio del culto petrino. A causa della distruzione conseguente ad un incendio la chiesa viene riedificata con tre absidi. Infine nella seconda metà del X secolo si configura l’effigie architettonica odierna. La pianta è formata da tre navate con copertura a capriate, tre absidi posizionate a oriente e una ad occidente. La struttura architettonica poggia su colonnati di granito e marmo, di stampo alto medievale, corredati di capitelli compositi, dorici, corinzi e ionici. Nella parte occidentale è situato l’altare in omaggio a S. Pietro, protetto da un baldacchino in stile gotico. Significative in quest’area le rimanenze archeologiche visibili delle altre costruzioni antecedenti.

La peculiarità di un’ulteriore abside, creata tra la fine del XII sec. e l’inizio del XIII sec., e collocata diametralmente opposta alle altre, persegue il preciso intento di richiamare un legame con la basilica vaticana che possedeva questo stesso schema compositivo absidale. Nella parte a est della basilica si solevano svolgere le funzioni di culto ufficiali, mentre la parte opposta, dedicata all’altare petrino, era fulcro della devozione al martire e meta privilegiata dei pellegrini. Di notevole pregio il ciclo di affreschi di Deodato Orlandi, eseguito tra il XIII e il XIV sec., che arricchisce la basilica di S. Piero a Grado, divenuta, proprio in quei secoli, favorita tappa di pellegrinaggi, in virtù dei quali viene costruito un porticato per accoglierli.

Istituzionalmente il suolo ove si erge questa chiesa, luogo di incontri spirituali, è anche crocevia di scontri tra Pisani e Fiorentini. Nel 1406 quest’ultimi conquistano Pisa e avviene il ricambio dell’istituzioni cittadini e vescovili, e ad occuparsi di S. Piero a Grado sarà frate Angelo d’Assisi, priore dell’ospedale di S. Giuliano. In seguito nel 1457 l’arcivescovo dà in consegna l’ufficio amministrativo della chiesa ai cappellani del duomo che ristruttureranno l’edificio. Numerosi saranno i patrocini della chiesa tra cui i Minori Francescani sotto Giuliano dei Medici, i vicari curati della Mensa arcivescovile, solo con un decreto recentissimo del 20 marzo 1976 la basilica acquisisce un suo autonomo titolare parroco.

Il ciclo di affreschi, attribuiti al pittore lucchese Deodato Orlandi, è una committenza voluta, intorno al 1300, dalla famiglia pisana dei Gaetani, in omaggio a papa Bonifacio VIII, con il quale si presumeva una parentela. Le opere, situate sulle gallerie, rivelano a partire dall’ordine inferiore, i busti dei Papi con i loro nomi; salendo nell’ordine centrale le Scene della Vita di S. Pietro; e infine raffigurazioni della Città Celeste. Immagini corredate di didascalie, e dei caratteri d’ingenuità tipici dell’iconografia dell’epoca svelano la loro funzione didattica di illustrare al pubblico le storie narrate dalla Bibbia. L’artista dimostra cura per i dettagli ai fini della descrizione, semplicità nel raffigurare gli episodi narrati e nel cogliere il momento focale delle vicende esposte, in modo da poter giungere allo spettatore in modo diretto.

Desta stupore la galleria dei Papi, la più completa pervenutaci dopo quelle andate perse di S. Pietro e S. Paolo fuori le mura. E’ una testimonianza di enorme carattere storico, oltre che artistico, da cui poter attingere. Il connubio tra la delicatezza e il grottesco nelle espressioni e posture delle scene di vita di Pietro e Paolo è tipico dell’habitus medievale di sentire e proporre l’effigie sacra.


Di: Costanza Marana

Fonti:
La Basilica di San Piero a Grado, Sodi Stefano e Burresi Mariagiulia, ETS, 2010

                                                                           

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