I Khmer Rossi in Cambogia: il genocidio dimenticato

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A partire dalla Seconda Guerra Mondiale la storia è stata spesso testimone di nuovi genocidi, purtroppo molti dei quali finiti nel dimenticatoio generale: uno di questi riguarda la popolazione cambogiana che a partire dal 1975 ha subito uno dei più terribili massacri registrati nel XX secolo. Prima di allora la Cambogia era uno Stato prettamente agricolo e continuamente afflitto da colpi di stato, con la vicina guerra in Vietnam che incombeva sui confini a Nord.

Dagli anni ‘70 una costola dell’esercito nordvietnamita, il cui comando era stato affidato al generale Pol Pot dal vecchio sovrano Sihanouk in esilio a Pechino dopo la sua deposizione da parte del generale Lon Nol, precedente dittatore, cominciò ad appropriarsi sempre più del potere e del consenso popolare, scendendo da Settentrione fino alla capitale Phnom Penh. Il 17 aprile del 1975 salì al potere Pol Pot, capo del partito comunista cambogiano già fondato nel 1951 (noto come Kampuchea) acclamato dalla popolazione convinta che il nuovo leader fosse un possibile spiraglio per la risoluzione dei continui conflitti interni che avevano afflitto la Nazione per lungo tempo.

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L’anno seguente verrà fondata la Kampuchea Democratica con a capo il nuovo dittatore e la sua schiera di fedelissimi, i quali, sin da subito, riverseranno la Cambogia in uno stato di perenne terrore fatto di carestia e persecuzioni. L’ideologia Khmer si basava sulla convinzione di poter creare un “Uomo Nuovo” che fosse ateo, rivoluzionario, e che non fosse riconoscibile per provenienza sociale, livello scolastico o professionale. La soluzione era quindi un socialismo agrario consistente nel forzare la popolazione, in primis cittadina e più istruita (formata quindi da dottori, impiegati e laureati in generale), a lavorare nelle campagne.Chi si opponeva era destinato o alla tortura o all’immediata esecuzione o a continue persecuzioni razziali o religiose (come successe a più dell’80% della popolazione di fede buddhista); per gli altri le migliori condizioni di vita promesse furono solo un’illusione. La mancanza di medicinali, le condizioni igieniche precarie, l’incapacità di provvedere ad una produzione agricola di sussistenza portano ad un repentino calo demografico causato anche dall’ampia diffusione di malattie curabili, quali la malaria.

Nella Kampuchea Democratica, durante i quattro anni di dominio Khmer, perirono tra 1.000.000 e 3.000.000 persone, in base a quali stime si fa riferimento. Molti studiosi ed organizzazioni governative, infatti, non concordano sui numeri riguardanti il genocidio cambogiano e sicuramente non è stato facile reperire maggiori informazioni né durante la dominazione né in seguito, a causa della continua confusione amministrativa anche dopo la deposizione di Pol Pot.

Il 7 gennaio 1979 la Kampuchea Democratica fu invasa dalle forze vietnamite socialiste che liberarono il paese, istituendo un nuovo Stato noto come Repubblica Popolare di Kampuchea, per poi, a partire dagli anni ’90, diventare una monarchia costituzionale.

Di: Simona Amadori

Fonti:
Web

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