In un giorno di tale importanza, non fare un articolo riguardante codesto tema sarebbe, a nostro parere, inaccettabile. Perchè un’affermazione tanto dura? Semplice, perché la Foiba di Basovizza, pozzo minerario in disuso, è una delle cavità naturali disseminate sull’altipiano del Carso triestino dove, negli anni a cavallo del 1945, furono uccise migliaia di persone. Qui, come nelle altre foibe presenti nel territorio triestino e sloveno, vennero gettati militari e civili ( molti ancora vivi) dai vari eserciti partecipanti al conflitto mondiale. Una volta terminata la Guerra, inoltre, l’esercito jugoslavo adoperò queste voragini per farvi scomparire molte delle persone catturate.
In seguito alle sollecitazioni dell’opinione pubblica italiana, gli Angloamericani procedettero ad un parziale recupero dei resti umani della Foiba di Basovizza.
Chiusa l’imboccatura nel 1959, dopo lunghe vicissitudini, nel 1992 venne dichiarata Monumento Nazionale.
Volendo entrare più nello specifico, credo sia importante conoscere i modi estremamente crudeli con cui avvenivano le uccisioni. A tal proposito, i condannati venivano legati l’un l’altro con un lungo fil di ferro stretto ai polsi, schierati sugli argini delle foibe. Quindi si apriva il fuoco trapassando, a raffiche di mitra, non tutto il gruppo, ma solamente i primi tre o quattro della catena, i quali, precipitando nell’abisso, morti o gravemente feriti, trascinavano con se gli altri sventurati, condannandoli a sopravvivere per giorni sui fondali delle voragini, sopra i cadaveri dei propri compagni, tra sofferenze che non si possono immaginare.
Urge sapere che la prima ondata di violenza esplose dopo la firma dell’armistizio, l’8 settembre 1943: in Istria e in Dalmazia i partigiani jugoslavi di Tito si vendicarono contro i fascisti che, nell’intervallo tra le due guerre, avevano amministrato questi territori con durezza, imponendo un’italianizzazione forzata e reprimendo e osteggiando le popolazioni slave locali.
Con il crollo del regime i fascisti e tutti gli italiani non comunisti vennero considerati nemici del popolo, venendo prima torturati e poi gettati nelle foibe. Morirono, si stima, circa un migliaio di persone.
La violenza aumentò nella primavera del 1945, quando, alla fine della seconda guerra mondiale, l’esercito jugoslavo occupò Trieste (1 maggio ’45), riconquistando i territori che, alla fine della prima guerra mondiale, erano stati negati alla Jugoslavia. Tra maggio e giugno migliaia di italiani abitanti dell’Istria, di Fiume e della Dalmazia furono obbligati a lasciare la propria terra. Altri furono uccisi dai partigiani di Tito, gettati nelle foibe o deportati nei campi sloveni e croati. I primi a finire in foiba furono carabinieri, poliziotti e guardie di finanza, nonché i pochi militari fascisti della RSI e i collaborazionisti che non erano riusciti a scappare per tempo (in mancanza di questi, si prendevano le mogli, i figli o i genitori). Ma vennero giustiziati anche i partigiani che non accettavano l’invasione jugoslava e normali cittadini (per regolamenti di conti personali o per la volontà di attuare una rivoluzione comunista).
Secondo alcune fonti le persone vittime delle foibe furono tra le quattromila e le seimila, mentre per altre almeno diecimila. Altre fonti ancora asseriscono che il numero degli infoibati e dei prigionieri di guerra morti nei lager di Tito fu decisamente superiore, raggiungendo il numero di 20.000 esseri umani. Ovviamente si tratta soltanto di freddi numeri, peraltro molti difficili da confermare a causa del caos che regnò nel 1945 dopo la fine della Guerra. Ad ogni modo, non possono essere i numeri a rendere più o meno tragico questo disumano avvenimento.
Nel 2004 il Parlamento italiano approvò la “legge Menia“, la quale prese il nome dal deputato triestino Roberto Menia, che l’aveva proposta, istituendo il “Giorno del ricordo” da celebrarsi il 10 Febbraio, anniversario del trattato di Parigi.
Per quanto concerne la Foiba di Basovizza, dal 2007 il Sacrario presenta un assetto nuovo e restaurato. Vicino è stato creato il Centro di Documentazione dove si ha la possibilità di reperire tutte le informazioni relative alla Foiba e alla tragica storia di quegli anni.
La Foiba di Basovizza è oggi il luogo della Memoria per tutte le famiglie degli infoibati e dei deportati morti nei campi di concentramento dell’ex Jugoslavia. In realtà, così come tanti, troppi avvenimenti storici apparentemente disumani, ma ahimè facenti parte di una razza, la nostra, che sembra non voler imparare mai, la Foiba di Basovizza deve essere luogo della Memoria di noi tutti, anche di coloro che vivono dall’altra parte del mondo. Il ricordo e la commemorazione possono essere delle armi pacifiche contro un lato di noi stessi che, in qualche modo, deve essere estirpato.
Di: Martino Linardi
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