Prima dell’avvento di internet, i principali organi di informazione erano costituiti dalle testate giornalistiche cartacee, dalla propaganda di regime e dai media radio/televisivi. L’importanza di tali mezzi costituiva un fattore cruciale per la creazione del consenso politico e non esiste nella storia un governo che, puntualmente, non si appropri in modo diretto oppure indiretto dei giornali, delle televisioni e delle radio. Quasi sempre manipolati dal regime vigente, i tradizionali organi d’informazione hanno spesso dovuto lottare per mantenere nel tempo quella tanto agognata libertà di stampa e di parola che, già a partire dall’antico regime europeo, è sempre stata ostacolata, censurata ed eliminata.
Oggi però tali notizie false, dette nel linguaggio internazionale “fake news”, non hanno più un’origine certa: tutti ne beneficiano, dai governi alle opposizioni, dal blogger semisconosciuto ai principali quotidiani d’informazione. Per fare ordine nella mente, cerchiamo di indagare meglio le origini storiche di tale fenomeno, cercando di contestualizzarlo oggi e di prevederne una possibile evoluzione nel futuro prossimo dell’umanità…
COME COMBATTEVANO LE FAKE NEWS NEL PASSATO: Un esempio classico di come la politica della manipolazione e della falsificazione influenzi in modo significativo un popolo ci viene fornito già dall’antica Grecia. Cleone, grande demagogo del V secolo a.C., divenne famoso ad Atene per la sua carica di leader del partito popolare dopo la morte di Pericle. L’odio di molti personaggi ateniesi nei suoi confronti, tra i quali si possono annoverare il comico Aristofane e lo storico Tucidide, derivava dal fatto che la sua politica interventista e militarista si basasse essenzialmente sul raggiungimento di determinati fini personali e non ci vuole un genio per capire come tale comportamento potesse essere così osteggiato nella città all’epoca più democratica e liberale al mondo. Cleone inaugurò quindi la concezione della politica come strumento personale, come mezzo per giungere a determinati fini, non più vista come arte conciliatoria, volta alla mediazione e al raggiungimento democratico di due o più parti discordanti. Millenni più tardi sarà lo stesso Machiavelli a parlarci dell’ars politica dell’epoca, in particolar modo quando descrisse le cause della crisi di fine Quattrocento, criticando la classe dirigente occupata totalmente all’acquisizione di vantaggi personali nell’infinita competizione tra i locali principati italiani, tramite l’astuzia diplomatica e la strategia delle truppe mercenarie in un quadro storico decisamente negativo per la penisola italiana, a causa della minaccia di enormi eserciti delle nuove grandi potenze europee.
Grazie all’ars oratoria (spesso trasformata o concepita come pura demagogia) e alla forza militare, nel passato più remoto molti uomini riuscirono a sottomettere intere popolazioni al proprio volere, che di fatto era sempre e solo volto a tutelare interessi personali, grazie alla già da tempo inaugurata forma di politica come mezzo, un sostituto naturale della politica come conciliazione. Anche nel nostro passato italiano più o meno recente, gli interessi principali di uno stato (democratico o meno) si basavano essenzialmente su fini personali, volti a favorire una singola persona o un ristretto gruppo (per quel che riguarda le esperienze dittatoriali come il fascismo) o un gruppo di politici più esteso (basta ricordare i numerosi trasformisti italiani, le alleanze di governo mai terminate fino ad oggi e, più indietro nel tempo, le vaste oligarchie familiari dei principati italiani nell’età moderna).
L’azione principale di un qualsiasi stato o regime fu sempre rivolta all’esigenza di consolidare il proprio consenso popolare, base fondamentale per ogni tipo di governo, al fine di continuare a sfruttare la sua politica dei fini individuali, tanto da prepararsi alle successive elezioni. Un metodo classico e per certi versi assai pervasivo nella società, come già anticipato prima, sarà quello legato alla manipolazione e alla propaganda di regime. Di esempi, purtroppo, ce ne sono fin troppi: dalla manipolazione mediatica operata dai regimi totalitari europei come fascismo e nazismo, al rinnovamento culturale voluto secoli e secoli prima dalla Roma augustea; dalla spietata propaganda bolscevica durante la rivoluzione (qui un articolo esemplificativo), ai metodi repressivi del regime comunista di Mao in Cina; non escludendo anche tutte quelle operazioni di condizionamento psicologico messe in atto dagli Usa per arginare il divampare dell’ideologia comunista, prima nelle terre americane, poi in tutto il mondo occidentale o politicamente schierato con essi.
Tornando all’importanza fondamentale dei media, quindi, proprio grazie al controllo dei mezzi d’informazione (come le operazioni di propaganda, i giornali e le radio/televisioni), i regimi di ogni tempo riuscirono a consolidare e molto spesso anche giustificare il loro operato. Grazie a quelle che oggi potremmo considerare “fake news” o semplicemente notizie manipolate politicamente, il corso della storia mutò significativamente. Per fare un esempio dell’enorme potere delle notizie manipolate ad hoc, si può citare la famosa “Donazione di Costantino”, un falso documento storico, riconosciuto grazie alla bravura del filologo che per primo lo analizzò, ovvero Lorenzo Valla. Lo scritto apocrifo sottolineava e ampliava il potere temporale del Papato, secondo il quale fu proprio l’imperatore Costantino I che, il 30 marzo del 315 d.C. consegnava al Papa Silvestro I e ai suoi successori importanti donazioni quali: le chiese patriarcali a Costantinopoli, Alessandria d’Egitto, Antiochia e Gerusalemme, nonché l’assoluta sovranità del pontefice su tutti i sacerdoti del mondo e quindi la sua superiorità rispetto al potere imperiale. Fu solo grazie all’importanza della scienza filologica che questo ed altri documenti furono sottoposti a verifiche dai primi veri debunker della storia.
A combattere le notizie politicamente manipolate da regimi dittatoriali e governi più o meno democratici non furono solamente studiosi e storici, ma spesso anche artisti, musicisti e letterati che, attraverso le proprie opere, riuscirono psicologicamente a condannare e stigmatizzare governi e comportamenti di stato che non potevano essere messi in discussione. E’ incredibile quanto Guernica, una delle fondamentali opere dell’artista Pablo Picasso, riuscì a descrivere solo con immagini e colori la spietatezza della Guerra Civile Spagnola. Incredibili sono le testimonianze sociali e politiche degli ebrei internati nei campi di concentramento che, grazie ad opere come “Se questo è un uomo” di Primo Levi o “Il Diario di Anna Frank”, riuscirono a descrivere e condannare determinate situazioni socio-politiche del regime nazista. Ovviamente queste figure sono molto marginali e non possono essere annoverate come veri e propri debunker (in quanto essi crearono materiale storico, mentre i fact checker li analizzano) ma, da un certo punto di vista, contribuirono come poterono a minare le fondamenta labili e fallaci dei regimi totalitari che si erano insediati in Europa facendo perno su convinzioni razziali e sfruttando crisi economiche e politiche successive ai fallimenti della Prima Guerra Mondiale.
Come non citare, invece, una delle più grandi fake news della storia dell’umanità? Sì, stiamo parlando della mirata strategia messa in atto dall’Ochrana, la polizia segreta della Russia zarista nei primi anni del XX secolo, per diffondere l’odio razziale contro gli ebrei nell’ormai decadente Impero Russo. Attraverso la creazione dei “Protocolli dei Savi di Sion”, un falso documentale (smentito tra l’altro proprio all’epoca), la Russia imperiale divulgò in forma di documento segreto una fantomatica cospirazione ebraica e massonica al mondo, il cui obiettivo sarebbe stato impadronirsi del mondo nell’imminente futuro. I “Savi”, ovvero gli anziani ebrei riunitisi in segreto a Sion, avrebbero avuto modo di creare così un documento inedito e segretissimo, in cui erano racchiuse strategie economiche, politiche e sociali per prendere il controllo dei governi mondiali e manipolarli come delle marionette. Nonostante la comprovata falsità dei documenti, essi riscossero comunque ampio credito in certi ambienti antisemiti e antisionisti e rimangono tutt’oggi la base ideologica di molti partiti in tutto il mondo (islamici e populisti in primis) per avvalorare la teoria della cosiddetta “cospirazione ebraica”. La verità, smascherata tra l’altro già dal New York Times nel 1921, era invece un’altra: trovare un capro espiatorio per giustificare la crisi ineluttabile della Russia zarista, ormai prossima al collasso, avvenuto nel 1917-18.
L’evoluzione nello specifico della pratica del fact checking prenderà una strada concreta e un’organizzazione stabile già agli inizi del 1900, negli Stati Uniti degli Anni Ruggenti. Qui, un giovanissimo giornalista di nome Henry R. Luce insieme al collega Briton Hadden, nel 1923, decise di creare un nuovo tipo di quotidiano che fosse basato su articoli brevi e chiari riguardanti i principali avvenimenti mondiali. Il successo era assicurato e ben presto il modello giornalistico di Luce e Hadden venne copiato da molte altre testate. Nacque in questo modo la prima rivista con una redazione che si occupava direttamente della veridicità degli argomenti trattati, un vero e proprio laboratorio dedicato al fact checking.
COME COMBATTERE LE FAKE NEWS OGGI: Dall’inizio degli anni 90 in poi, ogni testata ebbe i suoi debunker e, dato il rapido successo di internet qualche anno dopo, esso si affermò facilmente anche sulla nuova piattaforma digitale con notevoli progetti. Il primo fu FactCheck.org, creato nel (vicino ma lontano) 2003 da giovani universitari, desiderosi di dare ordine alle prime notizie divulgate anche sul web. Successivamente vennero creati moltissimi altri siti web, dedicati interamente al fact checking: FactCheck.com, FullCheck, RealityCheck, mentre per quel che riguarda l’Italia, i primi esperti di metodi legati al debunking online furono Paolo Attivissimo e Luca Sofri di LaVoce.info e i successivi progetti di Pagella Politica, Agi, Election Day e Termometro Politico.
Per combattere lo strapotere politico e la manipolazione mediatica spesso operata da regimi e governi costituzionali, possiamo considerare quindi la moderna pratica del fact checking come la più affidabile e veritiera. Dal lontano passato dove la filologia e successivamente i bollettini illuministi rispettivamente inaugurarono e mutarono la verifica dei fatti, oggi tale pratica si è professionalizzata, divenendo un vero e proprio settore principale nel mondo dei media online e offline. La verifica dei fatti deve essere operata da professionisti o personale preparato. I verificatori dei fatti contemporanei devono controllare ogni tipo di dichiarazione in vari tipi di notizie, prima e dopo la loro diffusione, consultando vari canali mediatici, dalle televisioni ai siti web più disparati, per scorgere inesattezze o conferme di tale veridicità. Le notizie più analizzate appartengono a testi indirizzati al grande pubblico, per esempio, notizie di un giornale o di una rivista. Nel mondo digitale di oggi, a causa della enorme diffusione di notizie non verificate su ogni tipo di piattaforma (dai social network in primis ai più disparati siti web di testate internazionali e locali) si è estesa la pratica del fact checking, allargando l’analisi non solo al testo, ma anche a dichiarazioni verbali, testimonianze dirette o indirette.
Tuttavia, grazie alla possibilità di poter condividere a proprio piacimento ciò che si vuole sul web, alla manipolazione politica dei media si è aggiunta un nuovo tipo di condizionamento sociale che, questa volta, parte proprio dal basso, dal ceto medio: il complottismo popolare. Tale pratica consiste nel dare risalto a voci, ricerche non verificate e, molto spesso, vere e proprie menzogne create ad hoc per confondere il lettore e porlo in uno stato di dubbio amletico su tutto ciò che lo circonda, dalla situazione socio-politica dello stato in cui vive, alle ultime notizie della sua quotidianità. Naturalmente, il fenomeno del complottismo non ha assolutamente origini recenti. Fin dall’antica Roma esistevano enormi intrighi di potere e si tendeva a parlare spesso di complotti familiari e politici.
Dagli anni 70 moltissimi sociologi e psicologi hanno dedicato le loro ricerche agli studi riguardanti questo fenomeno come Lipset e Raab, Groh, etc. Secondo l’ex Centro di indagine sui fenomeni anomali (Cefain), che le teorie complottistiche si fermino davanti ad un ostacolo enorme e deciso è ininfluente (per i complottisti). Tutte le teorie del complotto infatti (tutte, o non si chiamerebbero “teorie”) non hanno una sola prova che ne confermi la plausibilità. È quello che succede con le medicine alternative: nel momento in cui dimostrassero la loro efficacia, cesserebbero per definizione di essere “alternative” entrando pienamente a far parte del bagaglio medico dell’umanità. In un processo, un sospettato di reato a carico del quale non si scoprisse una sola prova nonostante decenni di indagini, studi, analisi, verrebbe assolto, senza appello. Le grandi teorie del complotto invece non si assolvono mai, sono sempre vive ed anzi si moltiplicano, crescono, vengono vendute come “assodate” per chi ci crede. Il complottista non è un testimone oculare, non era presente al momento dell’avvenimento che crede “frutto di cospirazione”, si basa su supposizioni, filmati, foto, tutti elementi insufficienti per accusare intere organizzazioni, gruppi, nazioni o governi di crimini efferati. Il complottista non si basa su prove di fatto per sostenere le sue teorie ma sulla generalizzazione dei fatti ed ogni nuova cospirazione ne origina un’altra, in un percorso senza fine: se la cospirazione degli americani è stata capace di uccidere il loro amato presidente Kennedy, è “ovvio” che gli stessi americani sono responsabili anche di un’altra cospirazione, quella dell’11 settembre. Non è provata la prima, non è provata la seconda ma in un unico passaggio mentale due grandi avvenimenti diventano due cospirazioni assodate. Qualcuno ha paragonato questo tipo di logica ad una sorta di effetto Forer: un fenomeno per il quale ogni individuo, posto di fronte a un profilo psicologico che crede a lui riferito, tende a immedesimarsi in esso ritenendolo preciso e accurato, senza accorgersi che quel profilo è abbastanza vago e generico da adattarsi a un numero molto ampio di persone. L’effetto Forer fornisce una parziale spiegazione della grande diffusione di alcune pseudoscienze come l’astrologia e la divinazione, e il complottismo rientra appieno in questa teoria. Chi arriva a credere agli alieni prigionieri nascosti nelle basi militari USA, non può fare a meno di credere a tutto quello che viene dopo (dalle abductions, alle installazioni aliene sulla Luna).
Quel che invece costituisce un fenomeno assolutamente nuovo e con sbocchi futuri è l’applicazione di tali teorie complottiste nell’enorme panorama web che offre, come detto precedentemente, libertà di pubblicare e di condividere proprie notizie a chiunque sia dotato di connessione internet e piattaforme di scrittura digitale di cui servirsi. Ed è proprio per l’attrazione ed il fascino che suscitano nei lettori queste “fake news” che risulta sempre più difficile per i verificatori di fatti online riuscire ad analizzare oggettivamente la stragrande maggioranza di notizie. I social network come Facebook, Twitter ed Instagram nonché gli svariati forum e blog sul web offrono la possibilità a queste e molte altre notizie di poter essere condivise un numero infinito di volte, raggiungendo anche in poche ore una portata di pubblico pressoché enorme e, una volta ottenuta notorietà, risultano difficili da fermare anche per i più esperti professionisti che operano nel campo del fact checking.
Ma allora, com’è possibile che rispetto al periodo dei governi totalitari (in cui la visione di uno o pochi leader al potere veniva imposta al popolo attraverso propaganda e notizie false) oggi, con modelli di democrazia popolare e partecipativa nella maggior parte degli stati in tutto il mondo, il fenomeno delle fake news non solo non è terminato ma anzi, è costantemente aumentato e si è ampiamente parcellizzato? Tutto questo sembrerebbe essere un fortissimo paradosso: se i governi totalitari – si diceva – imponevano la propria visione attraverso stereotipi, inganni di massa e propaganda orwelliana, perché le democrazie, le migliori forme di governo che garantiscono le maggiori forme di libertà mai provate dall’uomo, fanno altrettanto ma in modo più subdolo, più nascosto e permettono a tutti di contribuire a tale processo? Come mai la possibile soluzione ad ogni totalitarismo, ad ogni condizionamento di massa e propaganda assolutista, racchiusa nella massima libertà del popolo, sta facendo oggi ugualmente incredibili danni?
La soluzione a tale dilemma risiede proprio nella libertà. Offrire libertà all’essere umano, senza racchiuderlo in una legislazione definita, genera e genererà sempre anarchia. Ed è proprio questo che il mondo del web sta diventando oggi: un enorme pentolone privo di regole e confini, dove ognuno (rispetto alla società civile, permeata di regole) può scrivere e condividere tutto ciò che vuole. Facebook e gli altri social non devono assolutamente essere paragonati alla nostra vita, che però è in formato virtuale. I social, molto spesso non controllati e supervisionati da “tutori della legge”, permettono persino ad ognuno di noi di mascherarsi, di nascondere la propria identità per poter avere la libertà assoluta di dire cose che nella vita di tutti i giorni non si direbbero mai. I social corrispondono oggi a grandissimi luoghi dedicati allo sfogo sociale, privi di contromisure come possono essere querele, arresti e multe nella realtà. Essi, più che l’aspetto della nostra società a livello virtuale, rappresentano una sorta di paese dei balocchi, di Sodoma e Gomorra che da sempre l’uomo ha ricercato nel mondo reale e che, non riuscendo a realizzarle, le ha rese astratte ma comunque ampiamente accessibili da tutti. Nessun compromesso, nessuna regola, libertà assoluta ma soprattutto: impunità. Queste sono le parole d’ordine del web, che hanno permesso alle fake news popolari di diventare famose come o forse più delle false notizie dei regimi dittatoriali del passato.
Per questo e molti altri motivi, al giorno d’oggi il lavoro del deunker (o fact checker) risulta, oltre che impegnativo, anche assolutamente complicato. Egli si dovrà giostrare tra fake news governative ed istituzionali (legate soprattutto a manipolazioni dittatoriali o comunque da parte di governi che limitano e bloccano la libertà di parola e stampa) e tra fake news popolari e complottiste, ultimamente una vera e propria sindrome che moltiplica i suoi batteri all’interno dell’infinito organismo costituito dal web. E’ stata anche creata una vera e propria “Black List” da parte del sito Bufale.net che racchiude tutti i siti web o pagine social considerate autrici di vere e proprie fake news, raggiungibile a questo link: http://www.bufale.net/home/the-black-list-la-lista-nera-del-web/
E’ proprio grazie a progetti del genere, la maggior parte dei quali si sono affermati proprio come le bufale sui palcoscenici social (Facebook e Twitter), che oggi tutti noi possiamo consultare al fine di verificare le notizie non solo politiche, ma anche socio-culturali, legate al gossip, alla tecnologia e scienza e a molti altri settori. Siti web come Bufale.net, Butac, DavidPuente.it ecc contribuiscono in egual misura ai siti di debunking politici precedentemente elencati.
Inoltre, per arginare la tendenza alle fake news è nata da pochi anni un’iniziativa molto interessante: L’International Fact-Checking Day. Essa, si celebra il 2 aprile, non casualmente il giorno dopo il pesce d’aprile. E’ una iniziativa internazionale, in collaborazione tra giornalisti, debunker e fact-checker di tutto il mondo. L’obiettivo dichiarato è combattere la disinformazione in tutte le sue forme. “Non farti ingannare, i fatti contano”, dice lo slogan del sito factcheckingday.com dedicato alla giornata, su cui sono segnalate tutte le iniziative mondiali: dalle lezioni alle discussioni fino alle maratone di verifica. C’è una sezione per imparare a distinguere le ‘fake news’; ma anche una lista delle 16 bufale più virali dell’ultimo periodo seguite dalla verifica. Molto famoso infine, sotto forma di portale, è l’International Fact-Checking Network (ifcn), che vale la pena consultare (seppur in lingua inglese) proprio in quanto promotore dell’International Fact-Checking Day.
COME COMBATTERE LE FAKE NEWS DEL FUTURO: Quale futuro aspettarci in questo complicato e spinoso settore? Purtroppo, le previsioni futuristiche (almeno in questo spinoso campo) costituiscono più un azzardo che un’ipotetica realtà. I colossi del web ed i social faticano tutt’oggi ad arginare il fenomeno delle fake news, nonostante le varie misure precauzionali adottate, come il recente aumento del numero dei supervisori di Facebook e le discussioni nei diversi parlamenti europei (tra cui quello italiano) di appositi disegni di legge “anti-fake news”.
Chi ne uscirebbe invece notevolmente avvantaggiato sarebbero invece le piccole aziende che si occuperebbero di monitorare e “cancellare” tali notizie, oltre ai soliti siti giornalistici di debunking, vere e proprie “safe zone” del futuro. Infatti, start-up e aziende stanno già lavorando per implementare i propri servizi legati alla cyber-sicurezza e in funzione anti-terroristica. Secondo quanto riportato da testate come Financial Times, molte di esse stanno già vendendo i propri servizi per difendere la reputazione dei loro clienti grazie all’uso di tecniche contro hacker, haters e creatori di fake news. Una di esse è New Knowledge, fondata da un blogger esperto nell’uso di social media, la quale ha visto raddoppiare i propri ricavi negli ultimi mesi quando ha cominciato ad occuparsi della lotta alla disinformazione online. Cisco, il colosso delle reti telematiche, ha da poco inaugurato un ramo dedicato proprio alla sicurezza informatica, vincendo anche la competizione internazionale “Fake News Challenge”. Applicando l’intelligenza artificiale infatti, è riuscita a creare dei bot che identificano le possibili fake news e le segnalano agli amministratori dei social in modo totalmente automatico. Essi riuscirebbero anche ad identificare la provenienza politica delle singole notizie false e, sperano i creatori, in futuro di poter rilevare anche l’esatta posizione geografica.
Insomma, l’evoluzione delle fake news continua giorno dopo giorno, assumendo sempre nuove forme, dai secoli lontani nella storia dell’uomo fino ad oggi. Ma non si muovono solo esse: ben presto vere e proprie aziende anti-fake news potranno contare su sistemi informatici ed intelligenze artificiali talmente avanzate da rendere le notizie false del semplice spam, facilmente identificabile e cestinabile con un click, il quale oggi ha smesso di spaventare gli utenti di milioni di siti web ed email rispetto al passato recente…
Scopri dunque la nostra rubrica esclusivamente dedicata al FACT CHECKING STORICO e resta informato sulle principali bufale storiche online per non farti trovare impreparato: FACT CHECKING HISTORY!
Di: Claudio Pira
Fonti:
http://www.storie.it/numero/i-discorsi/cleone-il-primo-grande-demagogo/
http://www.limesonline.com/cartaceo/la-valenza-geopolitica-del-complotto
http://www.treccani.it/scuola/lezioni/lingua_e_letteratura/filologia_nascita.html
http://digilander.iol.it/letteratura/critica/quattro/origine.htm
http://www.agi.it/fact-checking/2017/04/01/news/storia_fact_checking-1641016/
http://ceifan.org/psicologia_del_complottismo.htm
http://www.ansa.it/sito/notizie/tecnologia/internet_social/2017/03/31/il-2-aprile-e-il-fact-checking-day_2e0c5ebe-ebbf-482a-9413-184d881cc72a.html