Il giro del mondo in 80 giorni : alzi la mano chi non ne ha mai sentito parlare.
Non vedo nessuna mano alzata e la cosa non mi stupisce, dal momento che è uno dei romanzi di avventura più letti da sempre (scritto da Jules Verne nel 1873) e oltremodo pubblicizzato da un vecchio film del 1956 superbamente interpretato da David Niven. Ma allora perché parlarne ancora?
Perché qui si parlerà di un Giro del mondo in 72 giorni.
Ma andiamo con ordine e facciamo qualche passo indietro fino al 1888, a Manhattan ed entriamo nella redazione del New York World, allora diretto da Joseph Pulitzer (quello del premio omonimo). Quando quest’ ultimo lo aveva acquistato, nel 1883, la tiratura era melanconicamente attestata a 15000 copie giornaliere, ma Pulitzer dimostro’ subito di avere le idee chiare in proposito.
A quel tempo due erano i quotidiani che la facevano da padroni : il New York Times e il New York Sun, caratterizzati entrambi da una linea editoriale classica, privilegiante cioè la politica interna ed internazionale, la finanza, e brevi notizie di cronaca, il tutto esposto in prosa morbida e raffinata. Ma entrambi avevano una lacuna, che a Pulitzer non sfuggì : il loro bacino di lettori era formato in gran parte dal ceto borghese, colto ed interessato alle vicende politiche del Paese, ma tralasciava quei milioni di potenziali lettori che erano gli immigrati, gli operai e le persone di modesta cultura che alla fine del XIX secolo affollavano le vie di New York.
Così il N.Y. World rivolse proprio a questi la propria linea editoriale, occupandosi di cronaca nera, di eventi scandalistici e di vicende ingigantite ad arte allo scopo di suscitare curiosità nelle persone più semplici.
Ecco come Pulitzer descriveva la sua idea di informazione :
« Non esiste delitto, inganno, trucco, imbroglio e vizio che non vivano della loro segretezza. Portate alla luce del giorno questi segreti, descriveteli, e prima o poi la pubblica opinione non ne potrà più fare a meno.”
Fu una scelta vincente la sua : in pochi anni le vendite balzarono a 600.000 copie dalle 15.000 iniziali, diventando il quotidiano più letto in tutti gli States e inaugurando quello che fu definito un po’ snobisticamente “jellow journalism”. Certo che mantenere un simile primato significava inventarsi di continuo nuove iniziative ed è appunto la ricerca di una nuova iniziativa che ci porta nella redazione del N.Y. W. del 1888.
Pulitzer aveva convocato nel suo ufficio i collaboratori più capaci per esporre loro la sua ultima trovata : verificare se fosse davvero possibile compiere il giro del mondo in 80 giorni, seguendo esattamente il percorso compiuto da Sir Phileas Fogg (il protagonista del romanzo).
Una trovata davvero stupefacente non c’è che dire, che riscosse l’ entusiastico plauso dei convenuti.
Tale entusiasmo però si spense ben presto quando si trattò di stabilire “chi”, tra i redattori del N.Y.W., dovesse affrontare una simile impresa, che presentava solo disagi e pericoli. E’ facile immaginare quale fosse l’atteggiamento degli astanti : chi scrutava con attenzione le scarpe, chi sembrava colpito da una sorta di chiamata divina e chi era intento alla meditazione sciamanica, insomma, tutto pur di non incontrare lo sguardo del Capo che magari poteva considerare detto incauto incontro come una sorta di adesione. Ma Pulitzer sapeva che per affrontare una simile impresa occorreva una persona speciale che certo non avrebbe trovato in quel pavido gruppo che presiedeva; infatti, quando comunico’ il nome del prescelto, l’ufficio risuonò dello stesso gaio entusiasmo che poco prima si era malinconicamente sopito. Ma chi fu la persona scelta?
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Nellie Bly |
Pochi mesi prima era entrata a far parte della redazione del N.Y.W. una ragazza di 23 anni, Nellie Bly proveniente da Pittsburg dove si era già fatta notare per le sue inchieste edite dal Pittsburg Dispatch, presso cui lavorava, inchieste volte soprattutto a denunciare la condizione femminile nelle fabbriche. Ora se l’idea che una giornalista si occupasse dei problemi sociali era a quei tempi difficilmente accettabile, il fatto poi che mettesse sotto accusa la struttura imprenditoriale delle fabbriche, facendo emergere sfruttamento e soprusi soprattutto verso le maestranze femminili, fece sì che il l’editore del Dispatch la sollevasse dall’incarico per relegarla alle pagine rosa.
Ma Nellie Bly non era domabile e così, decisa a continuare il proprio impegno sociale, si trasferì a New York dove fu assunta da Pulitzer che le affidò come prima inchiesta un articolo sull’ospedale psichiatrico di Blackwell’s Island. L’articolo fece breccia nella pubblica opinione, che veniva così a conoscere le condizioni terribili in cui erano tenuti i ricoverati, e nel contempo rese Nellie un modello di riferimento per tutte quelle donne che volevano intraprendere la carriera di reporter.
Fu proprio Nellie che Pulitzer aveva scelto in quel pomeriggio di settembre 1888 quale viaggiatrice solitaria intorno al mondo.
Così il 14 novembre 1889 Nellie si imbarcò sulla Auguste Victoria e partì dal porto di New York alla volta di Londra, prima tappa della sua impresa e della quale avrebbe tenuto al corrente i lettori del N.Y.W. con resoconti giornalieri.
Se all’inizio c’era un diffuso pessimismo sulla riuscita, man mano che i giorni passavano e che si leggevano gli articoli che Nellie regolarmente spediva, si diffondeva un consenso sempre più ampio, che richiamava folle festanti nei luoghi che percorreva.
Il viaggio, di 40.000 chilometri, affrontato con mezzi più disparati, navi, treni, sampan, cavalli e muli si dipanò attraverso l’Europa, L’URSS, la Cina, il Giappone, le Filippine e l’ Oceano Pacifico, fino a arrivare alla West Coast degli Stati Uniti, a San Francisco, dopo 68 giorni. Per l’ultima tappa, San Francisco – New York, Pulitzer organizzò un vero e proprio Coup de Thèatre ; ecco come un giornale dell’epoca descrisse l’evento:
On the final lap of her journey, the World transported her from San Francisco to New York by special train; she was greeted everywhere by brass bands, fireworks, and like panoply.
Lo stesso Pulitzer, notoriamente avaro di apprezzamenti, arrivò a dire che Nellie Bly era stata più utile, per l’emancipazione femminile, di tutte le assemblee, i cortei e manifestazioni tenutesi fino ad allora in tutti gli States.
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prima pagina del World che annuncia la conclusione del viaggio |
Quando arrivò a New York erano passati esattamente 72 giorni, 6 ore e 11 minuti, Nellie aveva vinto la sua sfida ed acquistata fama stellare.
A questo punto, conclusa la vicenda, potremmo chiudere questo articolo, ma faremmo una ingiustizia a Nellie Bly se non parlassimo anche del seguito della sua vita, che non fu a lieto fine.
La fama, come la fortuna, non ha radici e con la stessa disinvoltura con cui benefica la vita, da essa si allontana senza preavviso. L’anno dopo, la guerra contro Pulitzer da parte dei concorrenti, divenne così aspra che fu costretto a cedere la direzione del World e lei, rimasta orfana del suo mentore, lasciò il giornalismo e convolò a nozze con un imprenditore. Alla morte di questi prese
in mano le redini della azienda, ma se era stata abile nell’ affrontare viaggi perigliosi, non lo fu altrettanto nell’affrontare scelte economiche, e così, nel 1914, nella bancarotta che seguì, perse tutti i suoi averi. Per mantenersi tornò al giornalismo, ma ormai erano passati i tempi del World e delle inchieste scottanti e così i suoi scritti, sempre rivolti al sociale, non facevano più notizia.
Nellie continuò a scrivere fino al 22 gennaio 1922, quando una polmonite la portò via e il mondo si era dimenticato di lei.
Di: Ario Giovanni Benedetti
Fonti:
www.Lsdi.it – un film su Nellie Bly
www.wikipedia-org – Nellie Bly
www.britannica.com – Nellie Bly
www.enciclopediadelledonne.it