Le nostre democrazie sono cresciute a tal punto da diventare quasi una caricatura di se stesse, un’estremizzazione della loro essenza, una parodia di quello che dovrebbero essere ma che faticano a realizzarsi completamente. I nostri social network, i nostri mass media e tutti i nostri mezzi d’informazione sparano sotto gli occhi della popolazione informazioni le quali non importa se siano vere o false, devono solo essere appariscenti, infiocchettate in un pacchetto la cui scatola desti curiosità che attiri il click , la visualizzazione. Questa, l’era della post-verità , così come la chiamano, è l’era nella quale la comunicazione di massa gioca un ruolo fondamentale sulla mente delle persone o meglio, sulla pancia di queste, perché il più delle volte le informazioni trasmesse sono mirate ad infervorare gli animi, ad accendere gli spiriti di chi le riceve, in modo tale che agisca senza che il pensiero preceda l’azione. Questo tipo d’atteggiamento è il più pericoloso per le democrazie le quali si reggono invece su equilibri politici e sociali, su compromessi internazionali ed economici, in bilico sempre sul baratro del disordine sociale e con alle spalle lo spettro dell’autoritarismo, dell’uomo forte che risolva la situazione di crisi. Lo si può vedere facilmente in molti paesi anche vicini all’Europa, come l’autoritarismo sia ben saldo sulla scena politica. Basti pensare alla Turchia di Erdoğan, la Russia di Putin, il Venezuela di Maduro o ancora la Nord Corea di Kim Jong-un, solo per citarne alcuni.
Non sono pochi i cittadini delle nostre democrazie che vedono nel sistema democratico un vecchio malato da dover sopprimere il prima possibile perché diventato un peso insopportabile per la comunità e che dalla bolla, guardano a questi esempi autoritari come dei modelli. Si fomenta in questo modo ogni tipo di azioni contro l’Establishment , ovvero la classe dominante, i detentori di quel potere democratico che hanno gettato i cittadini nella crisi economica e persino culturale, se vogliamo, e che non riescono a fare nulla di concreto per risolverla o almeno così pare ai cittadini. Ed ecco quindi che viene eletto Trump negli Stati Uniti, un uomo solo contro tutti, quasi un capitano del popolo che rema contro quell’establishment guardato con sospetto e disgusto da molti statunitensi. Ed ancora il voto della Brexit un voto contro l’Europa, percepita come l’Europa delle banche, lontana dai cittadini e dai bisogni di una popolazione che si sente sempre più abbandonata a se stessa contro la disoccupazione, la povertà e la marea di migranti. Per questi motivi i cittadini si sentono sempre più orientati ad una scelta politica radicale, che sappia imporsi sul caos e ristabilire l’ordine politico e sociale.
In Italia per esempio è ben percepito il problema del disordine politico visto il susseguirsi di governi deboli e spesso inconcludenti causati da una classe politica ben poco invidiabile. Ma un governo autoritario ha veramente i mezzi per risolvere più facilmente le crisi?
Di: Cristiano Rimessi
Fonti:
Roberto Araldi, La crisi finanziaria e i cosiddetti “nuovi strumenti finanziari”, Giappichelli, Torino, 2009
Wapshott, Keynes o Hayek?, Oscar Mondadori, 2010