Don Lorenzo Milani: un prete contro la curia ecclesiastica

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Quante volte le parole risuonano nello spazio senza che queste possano produrre un effetto. Di questa loro inefficacia resta aria che sfiora lievemente i pensieri lasciando che essi fluttuino nell’abisso delle nostre coscienze, tormentandole, magari, privandole della pace, e tuttavia risuonando in maniera talmente lieve da non scalfirle.

Eppure, le parole se accompagnate dalla forza di molte altre labbra, si trasformano in un moto irreversibile, dal quale non è più possibile sottrarsi nascondendo le proprie coscienze di fronte a quei dati reali che le hanno scosse. Un effetto domino che  contribuì a riformare la scuola dell’obbligo e a realizzare l’articolo 34 della costituzione che implicò nell’anno 1962 la nascita della scuola media unificata, l’obbligo scolastico fino ai tredici anni e all’abolizione della scelta, al raggiungimento dei dieci anni di età, che imponeva il discrimine tra la scuola di avviamento professionale e le scuole superiori.

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Ma da chi e da dove è partito questo moto rivoluzionario che ha  implicato un cambiamento dal punto di vista dell’educazione dei minori nonché dell’istituzione scolastica? Un nome, un’ immagine… Don Lorenzo Milani! Una piccola stanza con tanti banchetti, in una località sperduta e dimenticata: Barbiana.

In un clima laddove l’imperativo “me ne frego!” era ancora di gran moda, un uomo devoto a Dio e non alla curia che lo abbandonò per quelle idee che reputava sovversive e tendenti all’apologia di reato – accusa per la quale fu condannato – concepì un modo per insegnare ai bambini che al mondo esiste il verbo “i care”. “Mi interessa” la luce negli occhi dei bambini, l’entusiasmo nell’insegnare loro a leggere e a scrivere e non discriminarli perché figli di contadini, operai, pover’uomini, mendicati. Una scuola democratica priva di quelle punizioni frutto dell’abuso di potere tipico di un insegnamento che privava di stimoli lo studente, educandolo al sopruso e all’incondizionato timore nei confronti delle istituzioni nonché del potere costituito.

Con il libro “Lettera ad una professoressa” , nato in seguito alla delusione subita da due alunni della scuola di Barbiana,  bocciati agli esami per il diploma per diventare maestri, si volle in fine mettere in discussione anche la scuola dell’obbligo, che da sola non era sufficiente a limitare la piaga della dispersione scolastica e che nonostante l’alto esempio della scuola di Barbiana, purtroppo seguitava ad imporre una imponente discriminazione in classi sociali affliggendo giovani menti bramose di attenzione. Don Milani è morto nel 1967, portando con sé le accuse dell’istituzione ecclesiastica che prendeva le distanze dall’atteggiamento umano e rispettoso dei precetti evangelici perpetrato dal sacerdote dei bambini e degli ultimi, emarginato proprio da quelli che avrebbero dovuto proteggerlo. Ad oggi l’intervento di Papa Francesco ha implicato una presa di coscienza verso l’ingiusto ostracismo opposto all’attività di un sacerdote integro e rispettoso del sacramento al quale aveva porto il proprio giuramento, riconoscendo, troppo tardi, quelle colpe che hanno afflitto una persona il cui lavoro era volto esclusivamente a dare agli ultimi quei diritti umani dei quali erano legittimi detentori.


Di: Anna Di Fresco


Fonti:
http://www.fga.it/uploads/media/Rileggere_Lettera_Professoressa-VB_Severi.pdf
http://www.repubblica.it/cronaca/2017/06/20/news/francesco_a_barbiana_sono_qui_per_la_verita_su_don_milani_-168618269/
https://it.wikipedia.org/wiki/Lorenzo_Milani

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