Ma cosa accadrebbe se si provasse ad immaginare l’antica Roma coinvolta in un processo di industrializzazione? Sarebbe veramente possibile vedere una famiglia di patrizi romani gestire un’industria di cotone? E una legione romana che si dirige verso una remota regione dell’impero a bordo di un treno a vapore per sedare una rivolta? Semplice anacronismo o qualcosa di più?
Una caratteristica indispensabile della rivoluzione industriale fu quella della stabilità delle vie di comunicazione. In particolare, strade e vie fluviali erano i collegamenti più utilizzati fino all’invenzione della ferrovia che rivoluzionò completamente la modalità dei trasporti. Prima dell’avvento del treno a vapore, il miglior metodo per trasportare qualsiasi tipo di merce era quello di impacchettarla e spedirla via mare, tant’è vero che, non a caso, l’Inghilterra dell’ottocento fu la prima nazione ad industrializzarsi anche grazie alla forza della propria flotta e del commercio via mare e via fiume.
In maniera non del tutto dissimile, anche Roma al massimo dello splendore, possedeva una delle flotte più forti del mondo e le vie di comunicazioni principali erano quelle che collegavano i vari porti dell’impero. In quanto a capacità di approvvigionamento, Roma era in grado di rifornire la capitale del proprio impero di tutto il pane necessario al mantenimento di circa un milione di abitanti. Con un’organizzazione come quella di Roma, fu allestita una flotta in grado di trasportare il grano dai porti dell’Egitto, dell’Africa e dalla Sicilia fino alla capitale. In più questo grano veniva distribuito gratuitamente a più di duecento mila famiglie proletarie.
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riproduzione di un’eolipila |
Sarebbe quindi stato possibile per i romani accedere al processo di industrializzazione? Non proprio. Sussistevano delle problematiche strutturali all’interno della loro società che non glielo avrebbero permesso nemmeno se l’impero fosse durato di più nel caso in cui l’economia avesse retto una burocrazia ed un esercito sempre più parassitario e se quest’ultimi avessero respinto le minacce provenienti dall’esterno del limes.
La società romana, come tutte le società del mondo antico, basavano il proprio sistema produttivo in larga misura sulla schiavitù. Tale offerta di manodopera a basso costo, impediva che negli imprenditori si innescasse quel processo di massimizzazione dei profitti attraverso la minimizzazione delle spese, quindi non era necessario investire sull’utilizzo di nuove e più efficienti tecnologie che sostituissero la manodopera dell’uomo con delle macchine.
I membri della classe privilegiata si dedicavano alle attività di governo, alle guerre e alle belle arti e mancavano quindi di quella spinta imprenditoriale e intraprendente della borghesia dell’ottocento. In più, non è da sottovalutare che nonostante le civiltà antiche avessero raggiunto un altissimo livello di conoscenze scientifiche, esse non erano ancora paragonabili a quelle accumulate fino al XIX secolo.
Inoltre, a differenza dell’epoca contemporanea, il mercato dei produttori dell’antichità era ristretto al solo bacino mediterraneo mentre il potenziale mercato di un produttore di cotone del Lancashire nell’Inghilterra dell’ottocento era su scala mondiale. La domanda di beni, in altre parole, nel mondo antico era infinitamente minore a quello dell’ottocento. Infine il potere d’acquisto delle classi più povere era notevolmente ridotto a causa degli alti costi del grano e dalle tasse che servivano a mantenere attiva la macchina burocratica e militare di Roma, una delle più efficienti mai esistite.
Di: Cristiano Rimessi
Fonti:
Rondo Cameron – Larry Neal, Storia economica del mondo I. dalla preistoria al XVII secolo , pagg. 66 e 72
http://www.antikitera.net/download/Rivoluzione_Antica.pdf