Esattamente a queste coordinate 49°56′10″N 6°19′22″W si può trovare un piccolo arcipelago che a primo impatto non ha nulla di così speciale: in realtà le Isole Scilly non sono solo un paradiso sito a cavallo tra il Canale della Manica e l’Oceano Atlantico, ma hanno anche un assurdo interesse storico.
Probabilmente molti non le avranno neanche mai sentite nominare, ma gli isolotti che contano poco più di 2000 abitanti, sono stati teatro della guerra più lunga mai combattuta durante tutta la storia dell’umanità. Se pensiamo alla guerra è facile che il nostro pensiero sia ricondotto ad immagini traumatiche, cruente come sangue, ferite, soldati, colpi di arma da fuoco. Tutto ciò non è mai avvenuto in questa guerra, da qui la seconda peculiarità del fatto.
Per capire come questa guerra possa essersi protratta per 335 anni è necessario andare molto indietro nel tempo, arrivando fino al XVII secolo, epoca in cui la vicina Gran Bretagna stava attraversando uno dei periodi più turbolenti della sua storia, la Guerra Civile Inglese (1642-1648), combattuta tra i Parlamentari capeggiati da Oliver Cromwell e i Monarchici. Come ogni conflitto gli attori in gioco erano due: le isole Scilly da una parte – avamposto britannico strategico in molte battaglie precedenti e successive – e i Paesi Bassi, all’epoca potenza di spesso rilievo nel panorama europeo.
Al tempo la Cornovaglia – la lingua di terra più ad Ovest della Gran Bretagna – era una delle regioni roccaforte dei Monarchici, ma alla fine della Guerra Civile cadde in mano ai Parlamentari. Proprio in questo frangente, Cromwell e i suoi alleati iniziarono a delineare il nuovo stato britannico, futura superpotenza dotata di una Flotta marittima in grado di stabilire definitivamente il suo dominio nel contesto prima europeo, poi internazionale. Ai Monarchici, in fuga, l’unico porto sicuro possibile da sfruttare furono proprio le Isole Scilly, che dal 1648 – dopo accesi conflitti e cambi di bandiera continui – erano sotto il comando del giovane Sir John Grenville, fedele Monarchico e intimo amico del Principe Carlo del Galles, futuro Re Carlo II.
Gli inglesi, sin dai tempi della Regina Elisabetta I, furono i principali sostenitori degli olandesi che, ormai da 80 anni, tentavano di acquisire la propria indipendenza dalla Spagna. Proprio nel 1650, mentre si trovavano nel Canale della Manica, riuscirono a concludere da vincitori il conflitto contro gli spagnoli e ad ottenere l’autonomia da essi. Divenendo una nazione, i Paesi Bassi – desiderosi di non recidere i contatti con i loro datati alleati inglesi – furono obbligati a decidere quale delle due parti – Monarchici o Parlamentari – supportare: la scelta definitiva ricadde sui secondi, grazie alla loro immagine di papabili vincitori. Immediatamente sia i vascelli Parlamentari, sia quelli olandesi, cercarono di espugnare la roccaforte monarchica alle isole Scilly, senza mai attaccare direttamente, ma posizionando strategicamente i loro mezzi lungo le coste insulari. Sir John Grenville – che intanto fece dell’isola la base principale di una flotta corsara – non esitò a sferzare il primo attacco, e i vascelli posizionati sulle coste vennero depredati per più di un anno senza che inglesi o olandesi reagissero. Tuttavia, gli alleati dei Parlamentari non tardarono a spazientirsi e, nel marzo 1651, uno squadrone guidato dall’Ammiraglio Maarten Tromp, approdò sull’isola principale, St. Mary, per richiedere a Grenville il rilascio di alcuni dei suoi uomini e un risarcimento per i danni subiti alla flotta mercantile olandese. Durante i colloqui la tensione salì vertiginosamente e si toccò l’apice quando Grenville rifiutò definitivamente le richieste neerlandesi: Tromp non ebbe altra scelta che dichiarare guerra alle Isole Scilly (forse anche in modo illegittimo: effettivamente stava dichiarando guerra a degli inglesi, anche se di opposta fazione).
Con il supporto dei Parlamentari, preoccupati della possibile invasione Monarchica attraverso la vicina Cornovaglia, gli olandesi invasero l’isola ed estinsero frettolosamente tutte le minacce per la nuova Gran Bretagna, senza che un solo colpo venisse sparato. Ben presto tutti gli attori coinvolti nel breve conflitto tornarono nei rispettivi paesi; le Isole Scilly furono presidiate permanentemente dai britannici. Ma ci si dimenticò di un elemento decisamente importante: le Scilly erano effettivamente una nazione a sé, e sconfitta la minaccia monarchica, sia inglesi che olandesi si dimenticarono di firmare un trattato di pace per concludere istituzionalmente la guerra.
La questione delle Scilly fu una piccola goccia nel mare di azioni storiche che coinvolsero successivamente la Gran Bretagna e i Paesi Bassi ed entrambi i paesi si scordarono completamente della questione per anni, anzi, secoli. Approdiamo così ai giorni nostri. Generazioni di appassionati delle Scilly ripresero in mano la storia dell’arcipelago: uno storico in particolare fu il principale fautore della riscoperta di questo bizzarro evento, Roy Duncan, appassionato di storia locale e membro del Council of The Isles of Scilly. Duncan non perse tempo e cercò di porre rimedio immediatamente alla guerra che incombeva da ormai 334 anni: nel 1985 scrisse all’Ambasciata dei Paesi Bassi a Londra per chiedere una verifica fattuale anche da parte olandese della faccenda. Non sperava moltissimo in una risposta, ma questa arrivò e conteneva una verità sconcertante: dopo verifiche accurate anche gli olandesi scoprirono che non fu mai firmato alcun trattato di pace con le Scilly.
Il governo olandese cercò di risolvere nel più breve tempo possibile la strana faccenda e il 17 aprile 1986 l’ambasciatore preposto si recò nell’arcipelago per firmare il definitivo trattato, ponendo fine alla guerra più lunga della storia. Molti storici hanno obiettato sulla reale esigenza di stipulare una pace tra le due nazioni, poiché si sarebbero effettivamente conclusi tutti i conflitti con il trattato del 1654 e le critiche verso i rispettivi governi di aver foraggiato questa trovata pubblicitaria non mancarono. Tuttavia, la firma del trattato di pace del 1986 non fu solo una mossa reclamistica, ma anche un modo per mettere alla prova i rapporti internazionali. La dichiarazione è attualmente conservata presso la sede del Council of the Isles of Scilly, sull’isola di St. Mary, visibile ai turisti affascinati da questa svista storica che ha permesso alle isole di entrare a pieno titolo nelle pagine della storia.
Fonti:
John Barratt, Cromwell’s War at Sea, Pen & Sword Mlitary, Barnsley, 2006
Mark Bowden, Allan Brodie, Defending Scilly, English Heritage, Swindon, 2011
Ben Johnson, The 335 Year War – The Isles of Scilly vs the Netherlands, in The Historic UK, The History and Heritage Accomodation Guide, reperibile all’URL http://www.historic-uk.com/HistoryUK/HistoryofEngland/The-335-Year-War-the-Longest-War-in-History/ (consultato il 14/12/2017)
AP, Dutch Proclaim End of War Against Britain’s Scilly Isles, in New York Times, 18 April 1986, reperibile all’URL http://www.nytimes.com/1986/04/18/world/dutch-proclaim-end-of-war-against-britain-s-scilly-isles.html (consultato il 16/12/2017)