D’altronde, l’autoritarismo e il populismo si nutrono come avvoltoi dalla carcassa morta del sistema democratico. Che questo sistema sia deceduto è ripetuto esplicitamente nel film e la dimostrazione viene dallo stesso, quando la telecamera che opera in stile documentaristico, riprende decine di persone comuni fare il saluto fascista a Roma e parlare in toni razzisti ed estremisti senza nessuna vergogna e preoccupazione. In fondo è proprio quando le persone si sentono deluse da un meccanismo che non funziona più che cominciano a pensare se cambiarlo, preoccupandosi solamente del cambiamento senza riflettere su cosa vadano incontro.
Nel secolo scorso come oggi, la storia può ripetersi. Sembra una frase fatta e forse lo sarà anche ma è quanto di più veritiero ci sia. Sono tornato manda un forte messaggio al popolo italiano, lo avverte di non abbassare la guardia, di non farsi imbrogliare e mettere nel sacco da chi è un abile manovratore. Al contempo stesso però , lascia una nota pessimista al suo spettatore che esce dalla sala con la sensazione di essere in pericolo perché rivede negli atteggiamenti dei personaggi del film quello che succede intorno a lui e è normale dato che i personaggi del film sono persone comuni che realmente hanno detto quelle cose e che realmente le dicono. C’è però un barlume di speranza costituita dal personaggio di Canaletti in questa nera visione del presente. Il sempliciotto regista interpretato da Frank Matano, si rende conto di ciò che succede e prova ad agire. Il popolo italiano è così diviso in tre: chi applaude il Duce credendolo un comico o credendo veramente in ciò che dice, chi tenta di fermalo e chi invece lo sfrutta abilmente per il proprio arrivismo come fa il personaggio di Katia Bellini.
“Il problema di questo popolo è la memoria” , dice Mussolini in una scena del film. Il popolo italiano effettivamente ha la memoria corta e arriverebbe a perdonare un Dux che si ripresenta dopo tanti anni dicendosi pentito, dicendosi pronto a ricominciare e a ricostruirsi una nuova identità, tirando anche un’ennesima frecciatina alla condizione politica italiana. Eppure non si dovrebbe mai dimenticare il passato, tantomeno provare una damnatio memoriae, ma imparare a convivere con esso prendendone atto perché esso vive in ogni italiano, è parte della storia italiana e dell’identità stessa degli italiani a cui si deve rapportarsi ogni qualvolta la democrazia comincia a scricchiolare sotto le martellate dell’intolleranza.
Un altro problema che il film mette in luce è sicuramente quello dell’integrazione degli stranieri in un momento storico nel quale il dibattito politico è saturo di questi argomenti. La delicatissima questione è trascinata avanti per tutto il tempo, quasi a fare da sfondo a tutta la vicenda. Non manca nemmeno l’occasione per ricordare il rastrellamento nel ghetto ebraico in una delle scene più toccanti del film.
Di: Cristiano Rimessi
Fonti:
Sono tornato, regia di Luca Miniero.