La letteratura medica che circola nell’occidente cristiano fra il IX e l’XI secolo è molto ridotta. Tra i testi che sono giunti sino a noi, spicca il genere dei brevi trattati. Questi testi, attribuiti a Ippocrate, sono per lo più consacrati a due problemi: l’igiene e la pratica del salasso. In questo periodo, la cura si rifugia nei monasteri e le norme per la sua conservazione si riscontra negli scritti monastici, come per esempio nella Regola di San Benedetto e nelle generiche Consuetudini. Poi, l’igiene è considerata sotto diversi punti di vista: le età dell’uomo; la devianza rispetto alla norma; le stagioni e certe circostanze particolari quali sono i viaggi. Un’enciclopedia medica che conserva esempi di queste trattazioni è il Continens del medico persiano Rhazes, tradotto a Toledo. Quest’autore parla di regole molto semplici da seguire, connesse al buon senso semplicemente. Esistono altri due testi di origine araba, gli Secreta Secretorum e Colliget. Il primo fu indebitamente attribuito ad Aristotele, il secondo è stato scritto da Averroè, medico di Cordoba.

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Andrea di Bonaiuto (artista fiorentino morto nel 1377) – Averroè (1126-1198) |
A cavallo tra il XIII e il XIV secolo, in luoghi geografici ben delimitati, si assiste ad un risveglio dell’interesse per l’igiene araba, sotto forma di manuali indirizzati a persone dall’identità ben precisa. Nel 1299, a Montpellier, Jacob ben Albuali Avenzoar, padre dell’autore del Taysῐr. Tre anni più tardi, nella medesima regione, Armengaud Braise tradurrà il regime di Maimonide per il sultano Saladino.
Le “regole della salute” medievale, ricordati nei testi come i regimina sanitatis, costituiscono un genere caratterizzato dall’orientamento verso l’igiene individuale. Eredi sia della tradizione greca sia di quella araba, appaiono nel corso della seconda metà del XIII secolo per poi arrivare ad avere la massima diffusione alla fine del Medioevo.

Queste regole della salute mirano a servire uomini di rango sociale elevato, dedicate a persone concrete, anche se talvolta rivolte a un pubblico generico. Mentre nella prima tipologia vi è abbondante frequenza di elementi individualizzanti, i regimi generali, detti “universitari” poiché legati all’attività didattica stessa dei loro autori, prendono in considerazione ogni possibilità di vita umana: le varie classi di età; le complessioni individuali; il viaggio; la convalescenza. Non c’è tuttavia da meravigliarsi se si ripetono schemi già visti ed enumerati, perché in ogni caso la base di ogni trattato era la medicina galenica. A decorrere dal XIV secolo si assiste alla traduzione volgare di questi testi prima redatti in latino, per meglio arrivare fino alle classi inferiori. Sono scritti prosaici, con regimi versificati a favore della mnemotecnica ritmica. L’esempio più caratteristico di questi volumi è il Regimen sanitatis salernitanum, studiato da Karl Sudhoff.

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Una pagina tratta dai Regimen sanitatis salernitanum |
L’ultimo periodo medioevale in analisi va dal XIV secolo ed è caratterizzato da una sovrabbondanza di scritti, dovuto in parte dall’aumento della domanda causato a sua volta dallo sviluppo delle classi urbane che ne diventano il destinatario principale. Un altro carattere che emerge proprio in questi anni è la quasi completa volgarizzazione della lingua, probabilmente perché i regimina erano ormai appannaggio di medici oscuri senza alcuna notorietà il cui nome mai era rilevante. Infine, la stesura in versi era facilitata dalla diffusione popolare dei testi e la principale autorità nominata era Avicenna.

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Avicenna (980-1037) |
I regimina sanitatis cominciano di solito con soggetti legate all’azione sull’uomo esercitata da tutto ciò che lo circonda. Questo insieme di fattori, più volte enumerato prima, è definito aer, ma di là delle qualità dell’aria vista sotto la prospettiva dell’ambiente circostanziale, si parla anche dei venti preponderanti, della geografia fisica, dell’influenza delle stagioni climatiche, della posizione abitativa. Arnaldo da Villanova propone una differente definizione: operimenta. Per quanto concerne la medicina medievale, l’aria è l’elemento più indispensabile alla conservazione della vita, nonostante la scoperta dell’ossigeno sia operata nel 1777 da Lavoisier.

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Antoine-Laurent de Lavoisier (1743-1794) |
In quest’ottica, l’aria inspirata penetra nel cuore, lo raffredda e impedisce che la sua umidità radicale sia consumata. Questa visione della respirazione è la via per eliminare i fumi prodotti dalle combustioni fisiologiche. Con la diastole, il cuore attira l’aria necessaria per refrigerarsi, tramite la sistole espelle le scorie. La correlazione cuore ed aria appare così strettissima. Qualsiasi modifica apportata alla qualità dell’aria andrà quindi a ripercuotersi sul funzionamento cardiaco e quindi su tutto l’organismo. I medici del tempo ritenevano che i fattori in grado di modificare l’ambiente fossero i corpi celesti; i minerali; le piante e gli animali. Si preferisce poi la vita in città rispetto a quella campestre, giacché più controllata.
Anche l’abbigliamento stesso inizia a entrare nella sfera dell’igiene, poiché diviene uno strumento per proteggersi dall’ambiente. Nei testi medievali prende ampio respiro anche la concezione di sonno. Leggendo lo Speculum medicinae di Arnaldo da Villanova, esso è un assopimento delle forze e della motricità volontaria. La fisiologia medievale spiega il suo funzionamento in tal modo: il calore innato si ritira verso le membra interne, il che provoca una diminuzione degli spiriti presenti nel cervello, da cui una sospensione delle funzioni sensitive e motrici. Tutto ciò determina una quiete che va identificata con la sonnolenza che precede il vero e proprio riposo. Durante tale fase, il calore aumenta negli organi digestivi, facendo affluire il calore al cervello che, freddo e umido, condensa i suddetti vapori. Si sprofonda poi nel vero e proprio sonno. Il risveglio è il processo inverso, ma è poco chiaro in tali documenti. Chissà come mai…
Di: Anna Maria Vantini
Fonti:
(a cura di) Kawakita Yosio, Sakai Shizu e Otsuka Yasuoory of Hygiene, Tokyo, Ishiyaku Euro America, 1991
Pedro Gil Sotres, Le regole della salute, in Storia del pensiero medico occidentale, a cura di Mirko D. Grmek, vol. I, Roma-Bari, Laterza, 1993