Tuttavia, negli occhi degli italiani torna alla mente un ricordo, risalente a 37 anni fa quando, nel piccolo paesino laziale di Vermicino, si consumò una tragedia che avrebbe fatto storia. Stiamo parlando dell’incidente che coinvolse il giovanissimo Alfredo Rampi, 6 anni, il quale cadde incidentalmente in un pozzo di recente costruzione e coperto da una lamiera.
Come per la Thailandia, le operazioni di salvataggio ebbero inizio immediatamente. Tra il 10 giugno e il 13 giugno 1981, un ampio numero di speleologi, vigili del fuoco, geologi e semplici soccorritori cercarono di dare il loro contributo per salvare la vita del piccolo Alfredo. Si trattò di un’operazione decisamente complessa: con un’imboccatura di poco meno di 30 centimetri e una profondità che oscillava tra i 60 e gli 80 metri, il pozzo si rivelò impraticabile a qualsiasi operazione di salvataggio, portando Alfredino alla tragica morte.
Ciò che però contraddistinse questo episodio fu la grande copertura mediatica, fornita dalla Rai, guidata in quel momento dal giornalista Villy de Luca. Si trattò in definitiva del primo grande evento di cronaca che gli italiani poterono seguire attraverso una diretta a reti unificate della durata complessiva di 18 ore.
Con una trama molto simile al film del 1951 diretto da Billy Wilder, “L’asso nella manica”, la vicenda di Vermicino rappresentò una svolta nella storia della televisione in Italia. È quindi possibile individuare un collegamento tra ciò che sta avvenendo in queste ore in Thailandia e ciò che accadde nell’estate di 37 anni fa nel Lazio.
Siamo di fronte, in entrambi i casi, a un cambiamento del paradigma dell’informazione in senso globale: un costante aggiornamento social e informativo, oggi, e una diretta televisiva massacrante alla ricerca del minimo dettaglio, nel 1981. Tutto questo per rispondere a una delle esigenze principali della società moderna in cui viviamo: la sete di informazione.
Di: RLS Staff
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