Memorie di Adriano è un romanzo concepito come fosse una lettera scritta dall’anziano imperatore al giovane nipote adottivo e prossimo imperatore (dopo Antonino Pio) Marco Aurelio. Si può definire un misto tra un diario memoriale delle esperienze di vita dell’imperatore ed un trattato che dispensa consigli sul modo di affrontare le sfide che la vita ci pone davanti. Definirlo soltanto un romanzo infatti sarebbe riduttivo, del romanzo ha sicuramente la forma, ma la sostanza fa si che si crei quasi un intreccio tra il saggio storico e filosofico.
Il libro, come ben spiegato dall’autrice in una ricchissima e ottimamente curata appendice di fondo, nasce in modo lunghissimo e travagliato, una genesi che vede passare decine di anni da quando la Yourcenar scrive le prime righe a quando viene stampato il manoscritto. L’opera della sua vita, viene continuamente cambiata, stracciata e riscritta per poter meglio esprimere quello che provava Adriano, vi è uno studio quasi ossessivo e psicologico dell’individuo, come uomo e come imperatore. Si, al suo interno troviamo anche parti romanzate, ma sono poco importanti, imprecisioni storiche utilizzate per snellire la narrazione o per non mettere eccessivamente in difficoltà un lettore non troppo preparato sull’argomento. Lo studio delle fonti è frutto di un lavoro eccezionale, nell’appendice questo è ripercorso con grande destrezza e passione. Proprio questa è l’elemento che traspare di più, un amore profondo per il personaggio di cui ha scelto di parlare e per l’età aurea che lui stesso incarna.
Gli stessi temi analizzati sono da sempre i temi che affascinano e struggono l’animo umano: l’amore, la perdita delle persone amate, la filosofia e il più importante: il senso della vita.
Il lettore non può che perdersi e riconoscersi all’interno delle pagine, sciogliendosi quasi nel personaggio di Adriano nel quale ci si può riconoscere umanamente per i dubbi che lo sconvolgono. Ne esce il profilo di un imperatore umano, non lontano dal mondo, anzi seppur riparato nella sua casa di Tivoli è un grande viaggiatore, un uomo che ha la malattia del viaggio perché conscio che sia il modo migliore per ottenere la conoscenza. È consapevole di quanto sia importante che il governante sia vicino alla gente; viaggiando vede i provinciali, che vedono in lui quasi una personificazione della divinità ed il suo passaggio diventa un evento da raccontarsi per generazioni.
È ben analizzato anche il rapporto con la guerra: Adriano è un soldato, cresciuto tra i campi di battaglia, ma non per questo non conosce il valore della pace e tutto il suo impero sarà permeato da questa volontà di concordia e armonia, di non andare oltre quello che si può mantenere. Infatti ereditato da Traiano un impero in guerra con i Parti, Adriano si affretta a concludere il conflitto restituendo al nemico i territori sottratti e inaugura una pace che durerà a lungo. Si concentra quindi nella fortificazione dei confini, dalla celebre costruzione del vallo di Adriano nell’odierna Scozia alle fortificazioni in Dacia e lungo il confine germanico.
Il risultato delle fatiche dell’autrice è senza dubbio un libro a tutto tondo che tocca le corde emotive del lettore trasportandolo in un mondo lontano ma dalle tematiche legate alla vita non così distanti da quelle odierne.
Consigliato per: Chi vuole leggere del periodo aureo romano e dell’imperatore filosofo senza l’impegno che può richiedere un manuale di storia, veleggiando all’interno delle pieghe romanzesche che pur restituendo una figura verosimile dell’imperatore rendono più scorrevole, avvincente e emozionante la lettura. Consiglio inoltre la lettura dell’edizione Einaudi perché superiore nella traduzione dal francese rispetto alla prima del 1951. Questa ottima traduzione è figlia di un lungo carteggio tra l’autrice e Lidia Storoni Mazzolani, la traduttrice scelta dalla stessa Yourcenar perché sicura che potesse rendere al meglio nella nostra lingua le numerose sfaccettature di cui il suo libro si articola.