La mappa del tesoro del 1502: il Planisfero del Cantino

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Il “Planisfero Cantino” è una carta del 1502 che ci dà conto dei risultati del trattato di Tordesillas. Il papa si pone come un testimone nei confronti della spartizione dei territori del Nuovo Continente, in relazione ad un’opera di evangelizzazione mirata ad essere diffusa parimenti all’evoluzione del processo coloniale.

Il Trattato fa riferimento ad un meridiano che divide esso stesso le aree di competenza di Portogallo e Spagna. Al primo, per esempio, vengono assegnate l’Africa e il Capo di Buona Speranza, oltre al Brasile. I diritti li vantava infatti ad est rispetto al meridiano preposto alla divisione territoriale. Tutto ciò che invece si trovata ad occidente rispetto al medesimo era appannaggio della Spagna.
Nella mappa si vedono chiaramente i confini territoriali, oltre all’indicazione precisa dei tropici e del circolo polare artico. Il tutto viene disegnato seguendo l’esecuzione delle mappe nautiche secondo il diagramma dei rombi di vento, come nel grafico che segue.

Lo schema cartografico alla maniera dei rombi di vento. 

Tuttavia, in un secondo momento, il Planisfero è redatto secondo la logica del reticolato geografico.
Lungo il meridiano del trattato di Tordesillas si spartiscono aree che copriranno nuove linee di orizzonte, sebbene l’Atlantico ne venga confuso, soprattutto per quanto concerne le isole.
D’altra parte, questa spartizione prevede anche l’appannaggio dell’oceano Pacifico e non era di certo di poco conto, considerate le scoperte che si faranno in seguito.

La mappa del Cantino, 1502.

Nel planisfero sono presenti alcuni errori cartografici: la Groenlandia appare attaccata all’Europa, alla Scandinavia precisamente, mentre la regione di Terranova ha un’ubicazione totalmente errata.

La denominazione “Cantino” è dovuta non tanto al nome dell’autore della carta – fu redatta in una bottega da più artigiani – quanto al suo possessore e committente, che la portò fino alla corte dei duchi d’Este. Cantino, infatti, curava gli interessi degli estensi e con soli 12 ducati d’oro riuscì a carpire delle informazioni che all’epoca erano dei segreti internazionali. Le informazioni che interessavano il duca d’Este erano legate alla costiera africana, di rilievo e per gli scali commerciali e per la localizzazione di elementi territoriali naturali e politici.
In Africa c’erano delle comunità organizzate vocate al commercio e legate alle rotte delle miniere d’oro.

Tuttavia, Cantino ebbe questa mappa tramite spionaggi e latrocini, pertanto le informazioni che essa conteneva non potevano essere divulgate, ma potevano essere vendute, sempre nell’ambito del mercato nero, ad altre realtà interessate.
La carta stessa è preziosa, poiché presenta due diverse rose dei venti articolate e riportate al centro dell’Africa.

Si colgono notevoli capacità di disegno, precisione nel tracciato dei tropici, informazioni in merito a siti di interesse e popolazioni del territorio, un disegno decisamente preciso del tratto di costa delle Indie occidentali, fino a questo momento non conosciute in Europa, come altri confini africani.
Le informazioni erano pervenute in modo diretto tramite degli scambi culturali ed economici oltre a dialoghi diplomatici in cui si discuteva in merito alle mappe in possesso delle due contendenti, Portogallo e Spagna, all’epoca in possesso di qualche carta ma non dell’unicum creatosi con il Planisfero del Cantino, prima effettiva carta geografica globale attendibile.

Rosa dei venti, particolare della mappa
del Cantino, 1502.

Ora diamo uno sguardo ad alcuni particolari della mappa che si è analizzata dal punto di vista geopolitico. Qui sopra si è riportata la rosa dei venti disegnata nella zona centrale, grossomodo dove c’è il Sahara. Viene disegnata qui proprio perché si era già a conoscenza del fatto che non vi fossero elementi di interesse in questa zona, bensì “solo” un deserto e in tal modo non si va a coprire alcuna zona di interesse maggiore, sia per rotte sia per cartografia spiccia. Le cromie forti servono appunto per catturare l’occhio dell’osservatore che cerca di riconoscerla a primo sguardo: essa serve ad indicare le direzioni dei venti ed era fondamentale saper leggere le mappe in termini nautici, pertanto la rosa diventava qualcosa di imprescindibile e davvero importante, da cui anche il colore oro che la orna.

Gerusalemme, particolare.

Altri elementi che saltano agli occhi di chi osserva questo planisfero sono le città e in particolare la città murata di Gerusalemme, come si può notare nell’immagine riportata. Bella, trionfante, potente si erge a capo del Vicino Oriente, per indicare che la commissione ha matrice cristiana e che il Papa propone dei termini di evangelizzazione molto forti in quello che è il Nuovo Mondo, poiché, al di là delle mura di Gerusalemme, ci sono i musulmani. Trattasi quindi di una sorta di confine invalicabile per il potere pontificio, ma anche di un punto di partenza per le future terre cristiane cattoliche, secondo una sorta di revanchismo papale.

Penisola italiana, particolare.

Infine, analizziamo assieme il particolare della penisola italiana. Essa si presenta come un territorio unitario, poiché trattasi di una mappa e politica e fisica. Si nota la bandiera elvetica a Nord, mentre a Sud ben delineate sono le isole e i litorali. Innumerevoli sono le città il cui nome è qui impresso, tra le quali Roma. Come si può notare, il reticolato geografico presente corrisponde ai rombi di vento dei quali si parlava poco fa e l’attendibilità del disegno era sufficiente ai fini commerciali dei naviganti, poiché regalava un ottimo schema delle possibili raffiche di vento che si sarebbero potute incontrare navigando per il Mediterraneo o per l’Adriatico.

In fin dei conti, si potrebbe dire che il planisfero di Cantino sia una vera e propria mappa del tesoro!

Di: Anna Maria Vantini

Fonti:
– Achille Lodovisi, Stefano Torresani, Cartografia e informazione geografica. Storia e tecniche, Patron Editore, Bologna, 2005
– Paolo dell’Oro, Carte, cartografi e marinai. Storia della cartografia nautica, Il Frangente, Verona, 2014
– Jerry Borton, trad. a cura di A. Fontebuoni, Le grandi mappe. Oltre 60 capolavori raccontano l’evoluzione dell’uomo, la sua storia e la sua cultura, Gribaudo, Roma, 2015

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