“Il Buddha giunse in Cina a cavallo di elefanti bianchi Cristo sopra palle da cannone”; apriamo con questa citazione del dottor Chiang la recensione su questo interessante libro scritto da Carlo Cipolla. Questa breve frase riassume uno dei due elementi centrali e vincenti che permisero agli stati europei l’espansione, sia militare che commerciale, in oriente e nel resto del globo. Le armi da fuoco!
In modo molto tecnico e dettagliato vengono analizzate le due tecnologie, vele e cannoni, che per lo storico permisero all’Europa di imporsi su tutti i mari e popoli del mondo. Il libro, non troppo lungo, è diviso in due macrocapitoli, il primo si concentra prettamente sulla scena europea mentre il secondo tratta principalmente il rapporto degli europei con l’estremo oriente, il mondo islamico e le americhe.
Cipolla inizia quindi trattando principalmente le vicissitudini che permisero ad i vari stati europei l’ideazione e la creazione di validi cannoni, armi che diedero loro la supremazia militare sugli altri popoli del mondo. Infatti prima dell’utilizzo delle armi da fuoco in modo soddisfacente e continuativo (adattando quindi questa nuova tecnologia ai diversi reparti dell’esercito) l’Europa non era militarmente la prima potenza mondiale, soggetta continuamente a invasioni nei vicini Balcani da parte dei sultani ottomani. Gli stati europei soffrivano infatti una inferiorità numerica piuttosto che qualitativa nelle armi, e soprattutto una continua divisione al proprio interno tra interessi nazionali e continue guerre intestine, che avevano permesso prima la caduta di Costantinopoli ad opera dei turchi nel 1453 e poi la minacciosa stabilizzazione di quest’ultimi in Grecia e nei Balcani.
Cipolla studia sia il processo di produzione dei cannoni che lo stesso processo di vendita e diffusione sul territorio; la storia dell’invenzione di validi cannoni, dal costo economicamente sostenibile, è un divertente avanzamento verso il progresso per nulla rettilineo. Furono molti gli esperimenti falliti, i cannoni esplosi nel collaudo o dopo i primi colpi sul campo di battaglia, a volte per colpa della composizione delle leghe metalliche, con la disputa tra l’uso del carissimo seppur più resistente bronzo e l’uso dei cannoni in ferro, ben più economici ma inizialmente quasi inutilizzabili perché poco resistenti e poco maneggevoli per il loro eccessivo peso. Cipolla tratta l’evoluzione tecnica nei vari stati europei dell’epoca, analizzando come sia per la qualità del materiale che per le tecniche utilizzate, i cannoni prodotti nel mondo Mediterraneo si rivelarono sul lungo periodo di qualità inferiore rispetto a quelli prodotti nell’Europa settentrionale. Infatti le migliori fucine erano situate in Inghilterra, Svezia ed Olanda, il sorpasso definitivo sulla produzione del mondo mediterraneo vi fu quando i continui studi tecnologici permisero la forgiatura di cannoni in ferro di una qualità sufficiente. Solo dopo un lungo periodo di studi scientifici e di numerose prove si riuscì ad ottenere dei buoni cannoni in ferro paragonabili a quelli in bronzo ma dal costo notevolemente inferiore, elemento centrale che permise la loro affermazione definitiva sul mercato globale.
La seconda parte del libro tratta invece il rapporto dell’Europa con le altre potenze del mondo dopo la scoperta dell’America. Cipolla dà una grande importanza all’utilizzo delle nuove vele e alla costruzione di una nuova tecnologia nautica ben diversa da quella a cui si era abituati all’interno del bacino del Mediterraneo, tanto che stati dalla grande tradizione marinaresca come Genova o Venezia videro velocemente il proprio declino. Sostanzialmente l’evoluzione tecnologica si basava sulla contrapposizione tra l’utilizzo della forza umana, tipica delle galere, alla capacità di poter ingabbiare la forza della natura e quindi in questo caso poter navigare grazie all’energia eolica, indispensabile per la vastità dei viaggi al di fuori dell’oceano.
Sebbene le vele furono importanti per accorciare le distanze oceaniche, i cannoni furono comunque necessari per imporre il dominio europeo sulla scena mondiale; lo storico analizza successivamente il rapporto di popoli antichi come i cinesi, indiani o il mondo turco con questa nuova tecnologia.
I cinesi, primi inventori della miscela che avrebbe poi prodotto la polvere da sparo, ebbero spesso un atteggiamento di sospetto nei confronti delle armi da fuoco un po’ perché troppo lontane dalla loro tradizione, che essi ritenevano essere l’unica civile, e un po’ perché non erano in grado di produrre in autonomia cannoni sufficientemente potenti.
Il mondo turco invece fu fortemente affascinato da questa nuova tecnologia, tanto che il sultano assoldò numerosi europei per farsi costruire dei cannoni di qualità uguale. Forse malati di gigantismo e smaniosi di mostrare al mondo il proprio potere, costruirono enormi cannoni dei quali la tradizione racconta spaventi e terremoti quando sparavano, tuttavia l’enorme mole di per sé non bastava e spesso questi cannoni risultarono ben poco utilizzabili perché molto fragili.
Cipolla sottolinea come l’utilizzo delle vele, affiancato a quello dei cannoni diede agli europei il predominio dei mari e delle coste del resto del mondo, ma di come gli europei non si avventurarono nell’entroterra perché lì avrebbero perso il loro vantaggio che gli era dato dalle armi da fuoco e soprattutto dai cannoni. Infatti nessuna nave non europea poteva navigare liberamente lì dove gli europei non volevano perché sarebbe stata velocemente e facilmente abbattuta, nell’entroterra invece i cannoni non ancora così facilmente maneggiabili e mobili non avrebbero permesso una supremazia militare contro popoli numericamente molto superiori. Questo fu anche uno dei motivi che spinse gli europei, almeno per una prima fase, a non inoltrarsi in conquiste nell’entroterra ma a concentrarsi sul dominio dei mari e dei commerci. Gli europei non si erano stabiliti in numero abbondante nel nuovo mondo orientale e ogni avventuriero non partiva con l’idea di rimanere lì stabilmente ma di guadagnare abbastanza con il commercio delle spezie per poter tornare al più presto in Europa da ricco per godersi il frutto del proprio duro lavoro.
In fondo al volume si può trovare un’appendice molto dettagliata, con rimandi a testi più specifici utilizzati per la produzione del libro e dati molto precisi sulla quantità di tonnellaggio di produzione dei cannoni in Europa.
Consigliato per: Consigliato per coloro che vogliano rivivere l’epopea dell’affermazione degli stati europei sugli altri continenti; il libro è molto specifico sia nell’uso delle fonti che nella descrizione delle evoluzioni e diffusioni tecnologiche che permisero all’Europa di imporsi sul mondo.
Di: Ludovico Scaglione
Fonti:
Carlo Cipolla, Vele e cannoni, Bologna, Il Mulino, 1999, pp174. [ISBN 9788815095862]