Tutti apprezzano le meravigliose ed incantevoli isole caraibiche, tuttavia poco si conosce, nella cultura popolare italiana, della loro storia, in particolare di una delle isole di maggior importanza, all’interno dell’arcipelago del cosiddetto “Mare Americano”: stiamo parlando dell’isola di La Española (Hispaniola in italiano), complice forse la maggior attenzione verso la sua naturale rivale, Cuba.

Hispaniola, conosciuta da alcuni per le scoperte della prima spedizione di Cristoforo Colombo oppure per le prime piantagioni americane gestite da schiavi, è per lo più conosciuta ed ammirata per le proprie mete da sogno, essendo frequentata annualmente da un numerosissimo flusso di turisti internazionali. Essa è composta per circa il 70% del suo territorio dallo stato della Repubblica Dominicana e per la restante porzione da quello di Haiti. Tra panorami mozzafiato e mete turistiche da sogno, l’isola di Hispaniola presenta una varietà faunistica e floristica quasi unica nel suo genere, ma tutto questo ha un suo perché e lo si deve in particolar modo anche e soprattutto ad una delle figure più importanti della storia della Repubblica Dominicana: Joaquin Balaguer.
Presidente della Repubblica Dominicana dal 1966 al 1978 e dal 1986 al recente 1996, fu una personalità di spicco ma avvolta ancora oggi dal mistero. Ossessionato dalla segretezza, ereditata dal periodo in cui fu collaboratore del dittatore Leonidas Trujillo, si macchiò di numerosi reati pur di soddisfare il suo desiderio di rimanere al potere (fu sospettato di omicidi di stato ed elezioni truccate nel dettaglio). Balaguer inizierà però la sua carriera politica nel 1930, prima che il dittatore Trujillo prendesse il potere in Repubblica Dominicana, quando fu nominato accusatore fiscale. Durante l’Era Trujillo ricoprì svariati ruoli, di diversa importanza: fu infatti inizialmente Segretario della Legazione Dominicana a Madrid (1932-1935), poi Sottosegretario alla Presidenza (1936), Sottosegretario degli Affari Esteri (1937), Ambasciatore straordinario in Equador, Venezuela e Messico (1940-47), Segretario dell’Educazione (1949-1955) ed infine Segretario di Stato delle Relazioni Estere (1955-57).

Fu proprio per il suo ampio e profondo lavoro al sostegno della violenta dittatura che la figura di Joaquin Balaguer costituirà per storici e politologi successivi un ampio dibattito. Durante i suoi tre decenni di lavoro come politico, Balaguer è stato alternativamente visto come un dipendente del regime e come un illustre collaboratore vicino ideologicamente a Trujillo. Sebbene quest’ultimo si divertisse a umiliare e insultare in pubblico i suoi servitori, non tentò mai di degradare Balaguer. Anzi, questi ricambiava costantemente il rispetto del dittatore durante i trent’anni di dittatura, assicurandosi la stima e gli elogi per essere uno dei più efficienti collaboratori del regime. Balaguer era, senza dubbio, un utile ministro per Trujillo, forse più moderato (come vedremo successivamente) ma pur sempre un uomo che accettò, senza porsi troppi problemi, una delle più feroci dittature del continente americano.
Ma andiamo con ordine: l’isola di Hispaniola ha subito, nella sua storia, sia la dominazione spagnola sia quella francese. Durante questo periodo, sull’isola avvenne una riduzione massiccia delle specie forestali, all’epoca più preziose: vasti territori vennero disboscati per far posto alle piantagioni di canna da zucchero e, all’inizio del XX secolo, crebbe la domanda di legname dall’estero per la costruzione di binari per l’interconnessione ferroviaria. A partire dal 1863 la Repubblica Dominicana, già indipendente dalla dominazione haitiana, è stata retta per alcuni anni da presidenti eletti formalmente in maniera democratica. Tuttavia, a causa del forte debito estero nei confronti soprattutto degli Stati Uniti d’America, i quali avevano a loro volta enormi interessi legati alle coltivazioni di canna da zucchero sull’isola, questi ultimi la occuparono militarmente nel 1916 con i propri marines, fino al 1924. L’episodio non verrà quasi notato dalla stampa internazionale ed europea, perché proprio in quel periodo il Vecchio Continente era alle prese con una delle guerre più sanguinose della sua storia. Quando gli Stati Uniti capirono che l’amministrazione diretta dell’isola (escluso lo stato indipendente di Haiti) comportava più perdite che entrate e che le piantagioni non riuscivano più a rendere come in passato, lasciarono il paese e permisero l’insediamento di uno dei più feroci dittatori americani di sempre: Rafael Leónidas Trujillo. Egli ereditò l’incarico che prima apparteneva agli amministratori statunitensi dell’isola: difendere gli interessi economici americani. La dittatura di Trujillo, basata sul culto della personalità, sull’arricchimento personale sfrenato, sulla forte repressione del dissenso, sull’emarginazione e deportazione degli stranieri (per lo più haitiani) e dei prigionieri politici, fu osteggiata da moltissimi gruppi d’opposizione locali, ma durerà fino al 1961, anno in cui gli Stati Uniti capirono che il suo consenso sull’isola era ormai giunto al termine.
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Joaquin Balaguer |
Il periodo post-dittatoriale vide però forti scontri nel paese, a causa della candidatura del principale oppositore a Trujillo, Juan Bosch e, per l’appunto, proprio di Balaguer, il suo “ministro illuminato” ma ben più moderato. Le dispute e le guerriglie locali terminarono l’1° giugno del 1966, quando le elezioni furono vinte da Balaguer e dal suo Partito Riformista Social-Cristiano (PRSC). Con l’esilio di Juan Bosch, egli ebbe campo libero per iniziare subito il suo lavoro di riforme, a partire da quella agraria e successivamente con quella industriale. Balaguer, non senza qualche difficoltà a livello sociale e politico, uscì vincitore anche delle successive elezioni del 1970 e del 1974, sia per il ritiro di Juan Bosch dalla politica, sia per il ritiro del nuovo candidato all’opposizione Guzman Fernandez. Sotto Balaguer l’economia del paese rifiorì, portata avanti soprattutto dall’aumento in campo internazionale del prezzo dello zucchero, che era all’epoca il prodotto maggiormente esportato, e dall’entrata sempre più vasta dei capitali esteri, anche grazie allo sviluppo del turismo balneare.
Fu in questo clima di ripresa economica e di incertezza socio-politica, che Balaguer attuò una vera e propria “dittatura green”, attraverso una serie di leggi ferree, inserite nel nuovo piano di sviluppo agricolo. Durante gli anni della dittatura, poco o nulla si era fatto per scongiurare il collasso ambientale dell’isola e quindi la perdita di numerose varietà floristiche divenne una realtà, tant’è che solo nel 1927 fu creata la prima riserva naturale del paese. Trujillo però governava l’isola a suo piacimento, a patto che tutelasse gli interessi americani e ripagasse i debiti. Egli quindi si disinteressò spesso delle problematiche ambientali, quali il ripristino dei bacini idrici in secca, la ricostruzione e salvaguardia delle ultime foreste, sopravvissute al disboscamento legato all’esportazione di legname e alla creazione di piantagioni di zucchero. Il suo potere a livello personale aumentò a dismisura e lo portò ad accumulare una ricchezza enorme, contro la quale nessun imprenditore poteva concorrere: deteneva infatti il monopolio della produzione di cioccolata, di cemento, di zucchero, delle sigarette, del caffè, del latte, del riso, dell’acqua e controllava ogni tipo di esportazione verso l’estero. Sarà però proprio da questi anni che Balaguer inizierà ad influenzare il dittatore dominicano sulle tematiche ambientali, facendo leva sulla grande differenza geomorfologica che la Repubblica Dominicana aveva nei confronti del povero stato vicino di Haiti. Se non si fosse posto un serio freno al degrado ambientale, Trujillo avrebbe governato ben presto un paese povero ed arido come il suo vicino Duvalier faceva nell’ex colonia francese. In realtà, la questione era ben più complessa: sulla parte est dell’isola di Hispaniola (sulla quale si trova la Repubblica Dominicana) le precipitazioni sono più abbondanti, inoltre gli investimenti americani e spagnoli erano molto avanzati rispetto alla diffidenza che questi stati avevano nei confronti dell’ex colonia francese (sia per fattori linguistici sia per fattori etnici-culturali). Haiti inoltre, ha sempre avuto una densità ed un numero di abitanti quasi alla pari della Repubblica Dominicana, con l’unica differenza che il suo territorio equivale solamente al 30% di tutta l’isola, contro il 70% dei dominicani. Questa combinazione di fattori (alta densità abitativa, scarsa piovosità, scarso commercio ed introiti) fecero si che, a metà del 1900, Haiti fosse già un paese povero, appartenente alla cerchia dei paesi del terzo mondo, autarchico ed esclusivamente concentrato sullo sfruttamento delle proprie risorse naturali (in particolare il carbone) come unica via di sopravvivenza.

Tuttavia, Balaguer durante il regime si accorse che la situazione ambientale dominicana (in particolare legata alla deforestazione) non era certo da sottovalutare per l’imminente futuro poco roseo del paese. Furono così creati i primi “vedados”, ovvero aree sorvegliate e salvaguardate dallo stato, a serio rischio ambientale. Nel 1937 il regime commissionò un vero e proprio censimento delle risorse naturali dominicane, di cui Trujillo ben presto si appropriò, per diventare il principale esportatore (e quindi controllore) di legname. Solo dopo la sua morte però, Balaguer si rese conto che Trujillo aveva messo mano solo a piccole problematiche ambientali, il tutto ovviamente secondo fini esclusivamente personali e che bisognava dare una svolta netta al paese. Fu così che, dal 1966, adottò misure drastiche per vietare in tutto il paese il taglio del legno a scopi commerciali, facendo chiudere tutte le segherie esistenti e provocando un’enorme protesta da parte degli imprenditori del settore. La sua “dittatura ambientalista” fu evidente proprio in questo periodo: dichiarò guerra alle segherie illegali notturne e remote, attraverso l’utilizzo dell’esercito e condannando a morte chiunque avesse abbattuto un albero sul territorio nazionale, da ora diventato un crimine contro la sicurezza nazionale. Le forze armate inoltre, furono in prima linea nel creare un programma di sorveglianza aerea delle foreste, culminata nel 1967 con l’attacco alla principale segheria clandestina del paese, in cui morirono una decina di persone. Il pugno di ferro ambientalista era da quel momento in vigore su tutto il paese e non aveva più nemici di fronte a sé.
Perse le elezioni per due mandati consecutivi (dal 1978 al 1986), Balaguer ritornò al governo alla fine degli anni ottanta, con un nuovo piano di ripresa economica e di sviluppo green per lo stato dominicano: vennero ripristinati i divieti di abbattimento degli alberi, i taglialegna illegali furono arrestati nuovamente e le ville dei ricchi latifondisti, arricchiti durante la sua assenza grazie all’abbattimento illegale, furono sequestrate. La più grande operazione ci fu nel 1992, quando venne ripristinata la flora del Parco Nazionale di Los Haitises dopo aver sgomberato i taglialegna, che l’avevano ridotta del 90%. Analogamente, nel 1994, nuove ville di taglialegna furono considerate illegali e abbattute all’interno del Parco Nazionale Juan B.Perez. Per indebolire la forte domanda di legno dominicano, esso fu importato da altri stati dell’America Latina e dagli USA, mentre fu posto un freno alla tradizionale produzione di carbone (sull’esempio negativo di Haiti), a favore dell’importazione di gas naturale dal vicino Venezuela. Vennero istituiti nuovi parchi costieri, furono incentivate (anche attraverso donazioni statali alla popolazione) gli acquisti di stufe e bombole a propano, vennero protette le falde acquifere in pericolo, fu proibita la caccia marina e terrestre e fu dato pieno sostegno alle iniziative volte alla salvaguardia ambientale in tutto il mondo, una tra tutte la Convenzione di Rio del 1992. Nella capitale del paese, a Santo Domingo, venne finanziata la costruzione dell’acquario e fu vietato ogni tipo di strada che tagliasse in due lo stato, andando ad invadere i nuovi parchi nazionali.
A questo tipo di soluzione top-down (dall’alto al basso), nel tempo anche la popolazione dominicana rispose positivamente, grazie ad iniziative bottom-up (dal basso verso l’alto), attraverso la creazione di associazioni ambientali anche dopo la morte di Balaguer, avvenuta nei primi anni duemila. Le università e l’Accademia Dominicana delle Scienze fornirono una solida base legata a tematiche fortemente ambientaliste, di cui ancora oggi si fanno promotrici. Al contrario di ciò che caratterizzerà gli altri paesi in questi anni, in Repubblica Dominicana la questione ambientale sarà dunque fortemente legata alle piccole ed attive realtà locali.
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Joaquin Balaguer e Rafael Leonidas Trujillo |
Balaguer fu quello che al giorno d’oggi considereremmo un eroe o un paladino dell’ambiente? Da un certo punto di vista, potremmo rispondere positivamente a questa domanda, tuttavia non dobbiamo dimenticarci che proprio lui fu uno dei maggiori collaboratori di Trujillo, il dittatore che più di tutti restò al potere nelle Americhe, macchiandosi di complicità con un regime che commise enormi crimini contro l’umanità: deportazioni di massa, sparizioni forzate, intimidazioni, omicidi politici, ecc. Egli era un uomo estremamente complesso: abilissimo politico e mediatore ma tirannico e sanguinario quando ne aveva la possibilità, dimostrando però forte patriottismo e, soprattutto, grande lungimiranza nel prevedere la caducità ambientale del proprio paese. Risulta quindi difficile, se non impossibile, per uno storico formulare un giudizio morale su una delle personalità più controverse della storia della Repubblica Dominicana. Tuttavia una cosa è certa: se Balaguer non fosse esistito, probabilmente la dittatura di Trujillo lo avrebbe sostituito senza problemi con un altro uomo forte, ma il paese che oggi tutti noi conosciamo come un vero e proprio paradiso terrestre sarebbe sicuramente molto diverso e molto più inquinato…
Di: Claudio Pira
Fonti:
J.Diamond, Collasso, come le società scelgono di morire o vivere, Einaudi, Ed.2017
Luigi Piccioni, La cronologia di “altronovecento” dell’ambiente e dell’ambientalismo 1853 ‐ 2000, reperibile al link: https://www.academia.edu/34043906/La_cronologia_di_altronovecento_dell_ambiente_e_dell_ambientalismo_1853-2000_Brescia_Fondazione_Luigi_Micheletti_2017_Quaderni_di_altronovecento_7_