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Luigi Einaudi |
La critica al mito dello Stato sovrano di Luigi Einaudi è fondamentale per capire il suo pensiero federalista e quasi tutta la sua opera verte su questo.
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Luigi Einaudi con Altiero Spinelli e Ernesto Rossi |
Gli articoli e gli interventi sulla crisi dello stato sovrano e il problema dell’unità europea si collocano in un arco temporale che va dal 1897 al 1956, con una maggiore continuità dal 1915 al 1925, quando in solidarietà con il direttore Luigi Albertini lascia “Il Corriere della Sera”. Tra il 1943 e il 1954, ovvero durante il secondo conflitto mondiale e l’inizio della Guerra Fredda, scrisse parecchio, proprio quando occorreva ricostruire una situazione di stabilità e di pace in Europa.
Alcuni temi rimangono costanti nel corso della sua produzione come il del superamento della sovranità assoluta e il mito dello stato sovrano: è un tema presente nello Scrittoio del Presidente, pubblicato nel 1956.
Il concetto che è alla base della riflessione di Luigi Einaudi nel corso della sua produzione scientifica denuncia in modo costante il dogma della sovranità assoluta, sottolineando la necessità di una maggiore cooperazione tra gli Stati, imposta da una crescente interdipendenza provocata dallo sviluppo economico dovuto alla rivoluzione industriale. Secondo Einaudi, la sovranità assoluta richiederebbe l’autosufficienza economica e quindi la possibilità disporre di uno spazio vitale. La teoria degli spazi vitali è un rimedio alla mancanza di materie prime e al problema della sovrapproduzione: tale idea presuppone una condizione che non esiste di fatto.
In questo periodo caratterizzato dall’interdipendenza economica lo spazio vitale sarebbe il mondo intero, in quanto ogni sistema economico per quanto grande non possiede al suo interno abbastanza materie prime necessarie allo sviluppo.
La conclusione a cui arriva Einaudi è senza appello. Scrive infatti
Bisogna distruggere e bandire per sempre il dogma della sovranità perfetta.
Einaudi vedeva nel mito della sovranità assoluta la causa delle guerre e non cause economiche, politiche e religiose. Il pacifismo di Einaudi si inserisce nel pacifismo giuridico risalente a Kant, a cui si ricollega la tradizione federalista di Hamilton.
Dalla demolizione del dogma dello stato sovrano Einaudi ricava quattro conseguenze importanti: l’individuazione della causa ultima della guerra; la critica alla Società delle Nazioni e dell’Onu; l’affermazione del diritto di ingerenza e la necessità della federazione europea.
Le quattro conseguenze rappresentano i punti centrali della riflessione sul federalismo di Einaudi e sono i punti centrali anche per capire anche la sua prospettiva europea e il suo sostegno al processo di integrazione europea durante il suo settennato.
Le idee espresse porteranno Einaudi ad essere molto critico sia verso la Società delle Nazioni sia, dopo la Seconda guerra mondiale, nei confronti dell’Onu. Sostiene invero il processo di integrazione europea che si stava avviando in Europa nel Secondo dopoguerra sia come Ministro del Bilancio, dopo l’uscita dei socialcomunisti dal governo nel 1947, sia poi durante il suo settennato come Presidente della Repubblica, anni in cui si svolge il dibattito sulla Comunità europea di Difesa.
Dr. Francesco Sunil Sbalchiero
Fonti:
Luigi Einaudi, Lo Scrittoio del Presidente, Einaudi, Torino, 1956.
Luigi Einaudi, Il buongoverno. Saggi di economia e politica (1897-1954), Laterza, Roma Bari, 2012.
Roberto Marchionatti, Paolo Soddu, Luigi Einaudi nella cultura, nella società e nella politica del Novecento, Leo S. Olschki editore, Firenze, 2010.
Daniela Preda, Storia di una speranza, Edizioni universitarie Jaca, Milano, 1990.
Riccardo Faucci, Eianudi, UTET, Torino, 1987.