Indipendentismo e femminismo in Croazia: la storia di Marija Jurić Zagorka

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Durante un viaggio estivo nella splendida città di Zagabria l’occhio di una storica cade su una statua un po’ in disparte, non tanto curata e senza nemmeno una targa. La curiosità prende il sopravvento e le ricerche iniziano: da quella statua, che sembrerebbe di poco conto, si scopre un personaggio estremamente importante per la storia dell’intera Croazia, forse poco conosciuto anche agli autoctoni stessi. Tutto si riassume sotto un unico nome, quello di Marija Jurić Zagorka, una donna molto particolare che vivrà importanti passaggi storici che hanno delineato la nascita della sua stessa nazione.

I primi anni di Marija sono un po’ un mistero, ma fortunatamente, nell’Archivio nazionale croato, alcuni documenti ci informano su alcuni passaggi della sua prima esistenza: nasce probabilmente il 2 marzo 1873 in un piccolo paese vicino a Vrbovac, da una famiglia che aveva a disposizione modeste finanze. Questo non influisce comunque sull’istruzione della giovane che, grazie al padre, può permettersi di frequentare le scuole di ogni grado. Tuttavia, I sogni della Marija adolescente, che desiderava diventare un’attrice, prendono il sopravvento e la inducono a lasciare la scuola, trasferendosi a Zagabria per frequentare la scuola di recitazione. Dopo alcuni anni in città prende atto che il suo sogno è irrealizzabile e inizia a pianificare una vita un po’ più “strutturata”: nel 1892 sposa infatti un uomo ungherese di diciassette anni più grande di lei, poco incline a condividere e comprendere i tumulti nazionalisti che la giovane Marija, soprattutto a Zagabria, ha potuto assaporare.

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In questo periodo storico, infatti, quella che attualmente chiamiamo Croazia non era una nazione, ma un semplice regno: i suoi territori, posti sotto il controllo e l’influenza dell’Impero austro-ungarico, da secoli sono scossi da richieste indipendentiste e nazionaliste, che purtroppo troveranno una realizzazione esclusivamente con la morte di Tito e la guerra dei Balcani. Quindi, a fine XIX secolo i desideri indipendentisti si fanno grandi e potenti, soprattutto nella capitale, Zagabria, in cui si accentra un fenomeno messo in atto dall’Impero da lungo tempo: la magiarizzazione. Gli Asburgo per oltre quattrocento anni hanno tentato con ogni mezzo a loro disposizione – anche violento – di instaurare un’egemonia linguistica e culturale di stampo ungherese sulle terre poste sotto la loro influenza. Questa politica, volta anche a escludere le altre nazionalità presenti dalla classe dirigenziale, ha condotto molti a ribellarsi, propagandando una nuova causa indipendentista. La Juric non si tirerà indietro, ma, per poter partecipare alle numerose manifestazioni contro la politica di uniformazione magiara messa in atto dall’Impero, deve “liberarsi” dello scomodo marito ungherese, evidentemente della fazione opposta. Con grande scandalo e solo dopo tre anni dallo sposalizio, Marija ottiene il divorzio e alla fine degli anni ’90 torna nella sua amata Zagabria, che non lascerà mai più. Sola e senza soldi – il marito ottenne di non pagarle gli alimenti – Marija si rimbocca le maniche e trasforma la sua passione per la causa indipendentista croata in un lavoro. Inizia così a scrivere per molti giornali e testate nazionali e locali, anche appartenenti all’opposizione ungherese. La svolta arriva nella redazione di Obzor, dove le vengono affidati gli articoli sui rapporti politico-economici tra Croazia e Ungheria.

Marija diventa così la prima giornalista donna in Croazia, a cui si va ad aggiungere il merito di essere anche una delle poche, in tutta Europa, a specializzarsi in analisi politica. Da ricordare che siamo ancora a fine ‘800 e una donna che scrive, oltretutto divorziata e con proprie idee politiche, non è per nulla accettata. Juric è infatti costretta a firmare i suoi articoli con uno pseudonimo, quello di Zagorka che, la aiuterà comunque nella sua crescita professionale. Marija infatti acquisisce sempre più successo, grazie alla sua partecipazione nell’organizzazione di alcune manifestazioni – una anche formata solo da donne –, ma soprattutto grazie al suo impegno nei diritti per le donne, a cui contribuirà fondando il primo sindacato per le donne lavoratrici della Croazia. Il suo attivismo femminista non è stato circoscritto solo al mondo del lavoro: Zagorka era consapevole che le donne, soprattutto quelle scandalose come lei, erano delle reiette per la società, obbligate ad adottare linguaggi e atteggiamenti stereotipati che le condannavano a vite soffocanti e infelici. Queste donne spesso per sopportare le proprie vite divorano libri e qual è il miglior mezzo per l’evasione, o meglio, l’educazione, se non il romanzo?

Zagorka lo intuisce e la sua passione per la causa femminile la porta a scrivere un ciclo di sette romanzi dedicati a “La Strega di Grič”. I racconti, pubblicati a puntate, raccontano con semplicità la caccia alle streghe, realmente avvenuta nella Croazia del XVIII secolo. L’intento storico e narrativo si fonde con la necessità di Zagorka di scuotere le coscienze, rappresentando la ricerca dell’uguaglianza e della giustizia attraverso donne fuori dagli schemi. Zagorka così ha contribuito alla storia croata: nel secondo conflitto mondiale il suo impegno politico non si arresta e, come ormai da decenni, prende posizione schierandosi con il Antifašistički front žena Hrvatske, il fronte antifrastica croato a guida tutta femminile.

Nel periodo jugoslavo, i suoi ideali indipendentisti, tuttavia, obbligheranno la giornalista, affermata ormai da tempo come tale, a rimanere in disparte, trovando riparo nel suo appartamento proprio sul mercato centrale, quello di Dolac, dove tutt’oggi risiede uno dei più importanti centri sui Women’s Studies di tutta la Croazia che, nel 1991 ha voluto ricordare questa grande donna e patriota con una splendida statua.

Simona Amadori

Fonti:

(a cura di) Francisca de Haan, Krassimira Daskalova, Anna Loufti, A Biographical Dictionary of Women’s Movements and Feminism – Central, Eastern, and South Eastern Europe, 19th and 20th Centuries, Central European University Press, Budapest, 2006

Marina Juvnovic, Forging the Bubikopf Nation – Journalism, Gender and Modernity in Interwar Yugoslavia, Peter Lang Publishing, New York, 2009

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