La grande burla della vita sulla Luna

Tempo di lettura: 4 minuti Il desiderio di scoprire altre civiltà, magari extraterrestri, alberga ancora nei cuori di moltissimi, scienziati e non. Molti sono stati i programmi spaziali volti alla ricerca di forme di vita fuori dal nostro pianeta, che, ad ora, non hanno dato che scarni risultati.
Tempo di lettura: 4 minuti

Il desiderio di scoprire altre civiltà, magari extraterrestri, alberga ancora nei cuori di moltissimi, scienziati e non. Molti sono stati i programmi spaziali volti alla ricerca di forme di vita fuori dal nostro pianeta, che, ad ora, non hanno dato che scarni risultati.

Questo brivido suscitato dall’ignoto e dall’inspiegabile è insito nell’uomo sin dalla notte dei tempi, e in età contemporanea, ha dato adito a numerose bufale, diventate poi storia. In particolare, il nostro satellite, la Luna, è stato colpito da più burle: la più celeberrima quella della teoria del complotto lunare la quale afferma che Armstrong e il resto dell’equipaggio, su quell’ammasso roccioso, non ci abbiano mai messo piede.

Ma già nell’Ottocento la Luna è stata oggetto di importanti farse: in piena epoca in cui la scienza sta facendo enormi passai avanti – ma dove permane ancora un bassissimo grado di scolarizzazione – hanno avuto modo di diffondersi e di acquisire prestigio, venendo avvallate come verità assolute, delle bizzarre teorie. Tra queste, degna di nota è “La grande burla della vita sulla Luna” o “Great Moon Hoax”. Nel 1835 sul New York Sun, noto giornale newyorkese, appare un articolo il cui titolo annuncia:

GRANDI SCOPERTE ASTRONOMICHE
COMPIUTE RECENTEMENTE
DA SIR JOHN HERSCHEL, L.L.D. F.R.S. &c.
Al Capo di Buona Speranza

Con tono trionfale l’autore annuncia che il celebre astronomo britannico sir John Herschel – il primo ad utilizzare il calendario giuliano in campo astronomico – ha compiuto strabilianti scoperte riguardanti la Luna, grazie ad un avanguardistico telescopio di grandi dimensioni. L’articolo loda enormemente il lavoro compiuto da Herschel nei suoi lunghi anni di carriera, elogiando, tra tutte, una sensazionale scoperta compiuta da egli: la vita sulla Luna. Sempre secondo l’autore dell’articolo, lo strabiliante Herschel, grazie al potentissimo telescopio, è stato in grado di osservare una vita lunare, fornendo minuziosissimi dettagli. Dalla classica osservazione ambientale – foreste, mari – l’astronomo sembra essere riuscito a captare anche forme di vita senzienti e stravaganti: castori capaci di costruire capanne, unicorni “di color azzurrognolo e della grossezza di una capra di cui aveva il capo e la barba” e infine delle figure somiglianti in tutto e per tutto a uomini, ma decisamente strani.

Questi alieni avevano “lunghi peli folti come i capelli, ma brillanti del color di rame” e si muovevano grazie a due sottili ali poste sulle loro schiene e vivevano in un misterioso tempio dal tetto d’oro. Ribattezzati da Herschel come Vespertillio homo (uomini pipistrello), questo intuisce, grazie alla diretta osservazione , che queste creature vivono in un mondo tanto idealistico, quanto utopico. Gli scrupolosi dettagli, ovviamente attirano i lettori che leggono con meraviglia quelle poche righe, rimanendo esterrefatti. Tuttavia l’incanto si spezza presto: a conclusione dell’articolo viene data la terribile notizia che l’osservazione lunare si è interrotta causa un incendio scatenato dalla concentrazione dei raggi solari attraverso l’obiettivo, la quale ha appiccato un fuoco, distruggendo lo strumento.

L’articolo a firma di un fittizio dott. Andrew Grant – che si definiva assistente del famoso astronomo britannico – ovviamente era una burla, ma così ben costruita e apprezzata dai lettori newyorkesi che si decise di continuare la pubblicazione in episodi sempre sul New York Sun, evidentemente attratto dal picco di vendite destinato a salire con le seguenti puntate.

Di queste sue fantastiche scoperte il povero sir John Herschel venne a conoscenza quando ormai la bufala era già diventata di dominio pubblico e non poté far altro che smentire. Ma come si suol dire, il danno era già stato fatto. La burla della vita sulla Luna crebbe a dismisura, seducendo anche noti scienziati: la notizia straordinaria rimbalzò in tutto il mondo e i sei articoli completi vennero pubblicati in molti paesi, tra cui in Italia, nel 1836, col titolo Delle scoperte fatte nella luna del dottor Giovanni Herschel.

Non mancarono ovviamente forti critiche e sospetti, anche da noti scrittori, quali Edgar Allan Poe che accusò il New York Sun di plagio – scrisse infatti nel 1835 L’incomparabile avventura di un certo Hans Pfaall in cui era contenuta una descrizione della Luna in tutto simile a quella di Herschel. Questi attacchi iniziarono a moltiplicarsi e la bufala, ben presto, finì per scoprirsi come tale. Un dubbio rimaneva da dissipare. Chi era l’autore di quel racconto così fantastico e così seducente? Solo anni più tardi, un certo Richard Adams Locke, redattore del New York Sun, si fece avanti, confessando il suo “peccato”. L’intento dell’iniziativa era evidentemente satirico nei confronti delle stravaganti teorie religioso-astronomiche in voga nella prima metà dell’Ottocento – forse un po’ sfuggita di mano, o forse ben architettata per aumentare la tiratura delle copie del giornale per cui lavorava. Non gliene si può certamente fare una colpa. Anzi, il discendente diretto di John Locke, seppe far sognare ad occhi aperti migliaia di persone in tutto il mondo, probabilmente stimolando quella curiosità nei confronti della Luna che ci ha accompagnato per tutto il Novecento, spingendo l’uomo alla sua esplorazione, pur sempre facendo affidamento alla scienza e rimanendo “coi piedi per terra”.

Fonti:

Richard Adams Locke, The Moon Hoax; Or, A Discovery that the Moon Has a Vast Population of Human Beings, William Gowans, New York, 1859

Bob Seidensticker, Futurehype. The Myths of Tecnology Change, Berrett-Koeheler Publishers, San Francisco, 2008

Micheal J. Crowe, The Extraterrestrial Life Debate – 1750-1900, Cambridge University Press, Cambridge, 1986

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