E’ opinione comune, a causa delle varie fake news storiche diffuse per motivi politici quanto di semplice mistificazione storica, che i presidenti della Repubblica italiana siano stati solo di sinistra o quantomeno, nessun esponente di un partito di destra abbia mai avuto l’onere e onore di ricoprire tale carica.
Occorre a questo punto fare chiarezza sull’argomento e seria informazione al riguardo, per evitare di incappare in mistificazioni di sorta e comprendere maggiormente lo sfaccettato panorama politico dalla nascita dell’istituzione del presidente della Repubblica fino ad oggi.
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Manifesto nel quale lo scudo crociato, simbolo della DC protegge l’Italia e i suoi valori dalla falce e martello comunista. |
La maggior parte di coloro i quali sono stati eletti per ricoprire tale carica, sono in realtà appartenuti alla Democrazia Cristiana, un partito che di certo non può essere ritenuto di sinistra, ma di centro. La DC infatti, ricollegandosi ad una tradizione cristiano-cattolica, ha sempre coltivato un certo anticomunismo fin dalla sua prima formazione, che rispondeva al forte anticlericalismo presente nell’ideologia comunista. Nei primi anni della formazione repubblicana dell’Italia, i democristiani si stringono in un’alleanza di tipo centrista insieme ai piccoli partiti quali quello Liberale, quello Repubblicano e quello dei socialisti democratici che da tempo si erano separati dal resto dei socialisti. Il quadripartito al governo, espressione del voto delle elezioni politiche del 1948, evitò in questo modo il coinvolgimento degli altri partiti di estrema sinistra tanto quanto quelli di estrema destra.
Dal 1948 al 1964 infatti, si susseguono ben quattro presidenti della Repubblica quali: Enrico De Nicola, Luigi Einaudi, Giovanni Gronchi e Antonio Segni. Questi uomini tutto potevano essere fuorché di sinistra. Per i primi due, l’appartenenza al partito liberale è segno incontestabile dell’ostilità nei confronti della sinistra espressa in una convinzione politica che si discosta nettamente dalle ambizioni comuniste e socialiste dell’epoca. Per quanto riguardava Gronchi e Segni i due erano due membri della prima ora della Democrazia Cristiana.
In particolare Segni, uomo dal fervente anticomunismo e ostile anche al socialismo, non solo si prodigò affinché i governi di centro sinistra tra democristiani e socialisti avessero difficoltà nel nascere, ma venne anche a conoscenza del famoso piano Solo del generale dei carabinieri De Lorenzo che prevedeva un’ipotetica azione di forza in caso di un governo eccessivamente di sinistra che avrebbe destabilizzato il paese e le alleanze internazionali. L’occasione nella quale De Lorenzo spiegò il piano al Presidente Segni fu durante le consultazioni per la formazione di un nuovo governo nell’estate del 1964. Solo la garanzia di un nuovo governo tra Democrazia Cristiana e Socialisti depauperato di intenti riformistici di sinistra, permise l’accantonamento del piano Solo.
Fu solo alla morte di Stalin e alla celebre denuncia dei crimini perpetrati dallo stesso in occasione del XX congresso del Partito Comunista dell’Unione Sovietica, che il Partito Socialista di Nenni abbandonò la linea di collaborazione con il Partito Comunista Italiano e riavvicinandosi ai socialisti di Saragat, rinunciò ai metodi rivoluzionari tradendo gli ideali dell’ideologia comunista. Questa svolta politica aprì una nuova stagione di collaborazione tra Democrazia Cristiana e socialisti che può cominciare a chiamarsi governo di centro sinistra. Fu in effetti nel 1964 che lo stesso Giuseppe Saragat divenne presidente della Repubblica, ma è opportuno ricordare che Saragat apparteneva ai socialisti democratici, coloro i quali già dalla fine della seconda guerra mondiale avevano assunta una posizione al centro, nel panorama politico italiano. Infatti, anche l’anticomunismo di Saragat era ben noto. Egli infatti, condivideva con l’allora segretario della Democrazia Cristiana Mariano Rumor, il sogno di un cambiamento costituzionale che seguendo l’esempio francese, potesse trasformare la repubblica italiana in un tipo di repubblica presidenziale attraverso la quale un presidente e un esecutivo più orientato a destra, avrebbero potuto garantire ordine e disciplina contro il movimentismo nelle piazze, giudicato pericoloso. Rumor venne anche scoperto in contatto con agenti coinvolti nella strategia della tensione, ovvero una tattica terroristica che mirava a spaventare le masse additando il terrorismo anarchico come responsabile, per spingerle a votare partiti più di destra. Ad oggi, il coinvolgimento di Saragat in questa vicenda però, rimane senza prove.
A Saragat succedette nuovamente un democristiano, il quale lasciò il suo posto successivamente a quello che può considerarsi il vero e proprio primo presidente della Repubblica di sinistra, ovvero Sandro Pertini, appartenente al Partito Socialista.
Dal 1985 al 1992 poi, si reinserì alla presidenza un democristiano, Francesco Cossiga, seguito da un collega di partito, Oscar Luigi Scalfaro fino al 1999, quando prese il suo posto Carlo Azeglio Ciampi il quale era appartenuto al Partito D’Azione fino al 1947 e che a seguito del suo scioglimento, non aveva più aderito a nessun partito in particolare. Il Partito D’Azione era una formazione politica di tradizione Mazziniana e di ideali repubblicani, quindi, di sinistra, ma non comunista.
Il primo presidente proveniente dal Partito Comunista fu Giorgio Napolitano, eletto per ben due mandati per un periodo complessivo che andò dal 2006 al 2015.
Tutto sommato, di presidenti veramente di sinistra ce ne furono ben pochi, ma è anche vero e va notato che nessun esponete di destra ha mai avuto l’opportunità di rivestire tale carica nonostante dagli anni novanta, anche la destra sia tornata ad essere vera e propria protagonista della scena politica nostrana.
Di: Cristiano Rimessi
Fonti:
Tito Lucrezio Rizzo ,I capi dello stato. Dagli albori della Repubblica ai nostri giorni 1946-2015, Roma, Gangemi, 2015