Quella di Balto, raccontata dallo studio di animazione statunitense Amblimation nell’omonimo film di animazione del 1995, è una storia vera: era l’inverno 1925 nella cittadina di Nome, in Alaska, quando un’epidemia di difterite rischiava di sterminare tutti i bambini del luogo; l’unica maniera di far giungere in tempo il vaccino, nel pieno della tormenta invernale, era affidarsi ai cani da slitta, similmente a quanto si faceva per le spedizioni postali. Balto, con un gruppo di husky, percorse le 674 miglia necessarie per portare la medicina da Nenana a Nome. La corsa completa si svolse in 127 ore e mezzo, ovvero poco più di cinque giorni ̶ un viaggio che di solito ne prevedeva 25 ̶ e con una temperatura media di 40 gradi sotto zero, concludendosi finalmente in città alle 5.30 del mattino del 2 febbraio 1925. Fu una corsa realizzata in un tempo che è considerato da record anche oggi. L’eroismo di quei cani è ricordato da un monumento commemorativo nel Central Park di New York.
Dedicated to the indomitable spirit of the sled dogs that relayed antitoxin sixhundred miles over rough ice, across treacherous waters, through arctic blizzards from Nenana to the relief of stricken Nome in the winter of 1925. Endurance — Fidelity — Intelligence
Dedicata all’indomabile spirito dei cani da slitta che trasportarono sul ghiaccio accidentato, attraverso acque pericolose e tormente artiche l’antitossina per seicento miglia da Nenana per il sollievo della ferita Nome nell’inverno del 1925. “Resistenza — Fedeltà — Intelligenza
̶ Incisione commemorativa sulla statua ̶
La corsa all’antitossina
Nell’inverno del 1925 l’eroica staffetta di 20 corrieri postali con slitte e cani trasportò in poco più di 5 giorni da Nenana ̶ l’ultimo villaggio raggiungibile in treno sulla rotta per Nome nello Stato di Alaska, USA ̶ un pacco contenente l’antitossina difterica per salvare da morte certa i bambini e la comunità di Nome, sul Mare di Bering, a più di 1000 km di distanza.
Tra i molti cani che formavano le 20 diverse mute che si passarono il prezioso pacco di medicinali, ce n’era uno il cui nome sarebbe divenuto il simbolo di quello straordinario gesto di solidarietà tra uomini e animali. Si chiamava Balto, era un umile sanguemisto e guidò l’ultima muta di tredici cani che effettuò la vitale consegna all’Ospedale di Nome, comandato dal musher ̶ ovvero dal conducente di slitte trainate da cani ̶ Gunnar Kaasen. Un altro dei mushers incaricato dell’impresa era il norvegese Leonhard Seppala, il guidatore più abile dell’Alaska, che con il suo cane Togo, il più veloce della zona, fece 91 miglia da solo. L’ultimo tratto venne però percorso appunto da Gunnar Kaasen con l’altro cane di Leonhard Seppala, Balto, che il proprietario considerava utile solo per portare la posta per brevi tratti.
Balto era nato nella città delle miniere d’oro di Nome nel 1919. Il suo padrone era il sopracitato norvegese Leonard Seppala, un corridore famoso che riteneva il proprio animale un esemplare troppo pesante per essere un bravo cane da slitta. Ci troviamo a Nome, Alaska, nel gennaio 1925: nella cittadina di 1500 abitanti scoppia un’epidemia di difterite, che colpisce mortalmente soprattutto i bambini e che non è possibile curare in quanto il siero antitossina non è stato incluso nelle provviste invernali e il centro abitato si trova isolato a causa della stagione. Il siero si trova ad Ancorage, ma la ferrovia arriva solo a Nenana, e da lì a Nome più di 1000 km di freddo e desolazione. Balto e il suo guidatore sono tra le squadre scelte per formare una staffetta. Fatalmente quando l’epidemia colpisce Nome una tempesta si sposta verso le coste dell’Alaska lungo la pista del siero. Gli americani nativi alaskani e gli eschimesi che coprono la strada quindi si trovano nel mezzo della peggiore perturbazione degli ultimi 25 anni.
Le prime 19 tappe sono ricoperte in 5 giorni. Balto e il suo musher aspettano a Bluff, separata da Nome solo da 85 km. Tuttavia, arrivato il loro turno, la tempesta di neve peggiora tanto da costringerli a fermarsi per due ore, per poi tentare la sorte e ripartire. Sono le 22:00 di sera e il vento è tanto forte da rovesciare la slitta: Kaasen è costretto a recuperare il cilindro contenente il siero scavando con le mani nella neve. A questo punto si affida all’istinto degli animali e lascia la guida della slitta alla muta di cani, che lo portano fuori dalla tempesta. L’ultimo scambio sarebbe dovuto avvenire a Port Safety, a 20 km da Nome, ma il musher incaricato del compito essendo stato avvisato, diversamente da Kassen, che la staffetta era stata temporaneamente sospesa per via delle condizioni metereologiche, stava dormendo. Kaasen allora decise di ripartire e concludere la corsa contro la morte.
Il seguito
La gloria dei cani fu breve. Sol Lesser, un produttore di film di Hollywood portò gli animali a Los Angeles e creò una pellicola di 30 minuti: La Corsa di Balto a Nome. Kaasen e la sua squadra successivamente viaggiarono per gli Stati Uniti durante l’estate del 1925. In seguito Balto ed il resto della squadra furono venduti ad un produttore di commedia musicale ignoto. Due anni più tardi, i famosi compagni erano diventati attrazioni secondarie. Poi, in visita a Los Angeles, un uomo d’affari di Cleveland, George Kimble, scoprì i cani esposti in un piccolo museo per dieci centesimi e notò che erano malati e maltrattati. Fece un accordo per acquistare i cani per $2.000 e portarli a Cleveland. Kimble aveva soltanto due settimane per raccogliere la somma, ma le radio trasmettevano appelli per le donazioni e titoli dei giornali davano una spinta per liberare gli eroi: la risposta di Cleveland fu esplosiva.
Il 19 marzo 1927 Balto, vecchio e cieco, ed i sei compagni furono portati a Cleveland e furono accolti come eroi in una parata trionfale. Sembrano incarnare l’immagine dell’eroe tanto caro agli americani, in quel periodo nostalgici dei fasti del vecchio West. I cani vennero in seguito trasferiti allo Zoo di Cleveland per vivere il resto della loro vita in modo dignitoso. Il primo giorno allo Zoo 15.000 persone li visitarono. Balto morì il 14 marzo 1933, all’età di 11 anni.; il suo corpo fu imbalsamato e si trova tutt’oggi al Museo di Storia Naturale di Cleveland, dove è stato conservato per ricordare la coraggiosa corsa contro la morte.
La verità dietro la leggenda
Balto non è l’unico protagonista dell’impresa fuori del comune, fu anzi Togo, un cane di ben 12 anni a percorrere 418 km, contro i 85,3 km del più famoso simile. Si può asserire che Balto, pur essendo maggiormente ricordato, rappresenti le intere mute che permisero di salvare, grazie all’indomito coraggio dei loro musher, i bambini di Nome, in una disperata corsa al siero., in condizioni pericolose e proibitive. Fu un’impresa affrontata per puro spirito di carità e di conservazione, uno straordinario gesto di impavidità e altruismo.
Fonti:
https://www.youtube.com/watch?v=WuqQr-ZDdkU
https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1996/06/14/balto-il-canelupo-eroe-che-si.html
http://www.youanimal.it/la-vera-storia-di-balto/
http://www.millenniumdogs.net/balto.html
http://www.ararad.net/media/libri/balto/BALTO_COPERTINA.pdf
Khatchikian, A., Sulle orme di Balto, 1200 chilometri in Alaska, Da Tarvisio a Nome sul mare di Bering, RaiEri
Davidson, M., Balto: the dog who saved Nome