Via dalla Pazza Folla: Thomas Hardy, la natura e le passioni umane

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Far from the Madden Crowd, noto in italiano con il titolo di Via dalla Pazza Folla, è un romanzo vittoriano scritto da Thomas Hardy (1840-1928) e pubblicato la prima volta nel 1874.

Fu il suo quarto libro ed il primo successo: pubblicato sulla rivista britannica “Cornhill Magazine”, ottenne un ampio consenso del pubblico. Decise quindi di rivedere lo scritto in modo puntuale e serrato a partire dal 1895 in vista della ristampa del 1901. 
Far from the Maddin Crowd, pubblicità del 1967.
La storia è ambientata nella sua Inghilterra, nel Wessex, nell’ambito della vita di campagna e di proprietari terrieri. In questo senso, non si parla di ceti sociali distinti in base alla discendenza aristocratica come in tanti altri testi coevi – si pensi ad autori come le sorelle Bronte, George Meredith, Nathaniel Hawthorne – bensì la distinzione sociale parte dal reddito.

Thomas Hardy amava la natura e la mostra come vero e proprio protagonista dei suoi romanzi: ancor di più in Via dalla Pazza Folla. Vediamo perché. 
La storia tratta delle avventure e disavventure del fattore e pastore Gabriel Oak e della proprietaria terriera Bathsheba Everdene. All’inizio del romanzo, Gabriel è un proprietario terriero con un gregge di pecore che godono di salute, mentre Bathsheba una semplice contadina. Vivevano in due fattorie attigue e lui finì per innamorarsi della ragazza, chiedendole la mano, che ella rifiutò.
Bathsheba e Gabriel, pellicola del 1967.
In seguito, mutarono le condizioni dei due: durante una tempesta, Oak perse il suo gregge e quindi la sua fonte di reddito ed in contemporanea Bathsheba riceveva un’intera proprietà in eredità, da amministrare. Lei non era esperta della vita dei campi: fino a quel momento aveva aiutato come poteva, ma era pur sempre una donna ed aveva necessità di imparare il nuovo mestiere. 
Bathsheba, dalla pellicola del 2015.
Chiamò quindi il signor Oak al fine di avere un aiuto per i primi tempi, sicuramente i più difficili. Nonostante l’orgoglio ferito per il rifiuto del matrimonio, acconsentì, trasferendosi. 
La nuova proprietà iniziò presto a prosperare e Bathsheba, padrona, cominciò ad imparare a gestire una tenuta ed in questo si nota lo spirito femminista di Thomas Hardy.

Si innamora di lei il confinante signor William Boldwood, ricco e potente, che non nutre grandi speranze nei confronti di Bathsheba fino a che lei, per scherzo, non le inviò un biglietto per San Valentino, illudendolo. 
Egli si dichiarò, ma lei lo respinse, vedendolo vagamente grottesco ed avendo lui molti più anni di lei. Restarono tuttavia amici.

Un uomo fece breccia nel suo cuore: Francis Troy, un militare. Si sposarono ed in seguito si scoprì che le intenzioni di Francis erano slegate dalla natura dell’amore ed attaccate al patrimonio della Evedene.

Bathsheba Everdene e Francis Troy.
Partì poi in guerra e risultò morto a causa di una tempesta in mare che assediò la nave dove era situato. 
Per Bathsheba fu un sollievo, in quanto l’ex marito era dedito al gioco d’azzardo e stava per dilapidare tutto il patrimonio costruito con impegno e fatica. 
Ci furono poi altre tempeste e si persero riserve di grano da vendere, tant’è che Bathsheba si trovò indebitata e dovette chiedere aiuto all’amico Boldwood, accettando di diventarne la moglie. Lui, ebbro d’amore febbrile, fu molto felice di avere l’opportunità di coronare il suo sogno, mentre Gabriel Oak, sempre innamorato ma in disparte, soffriva per tali decisioni. 
Una delle feste a cui prese parte Boldwood.
Alla vigilia di Natale, Blackwood diede la festa per il fidanzamento con la signorina Everdene, ficnhé non capitò al rinfresco Francis Troy, come un fantasma. Era quindi ancora vivo, ma William era così preso dalla febbre d’amore che non voleva abbandonare il suo sogno di sposare Bathsheba, al che lo uccise sparando con un fucile da caccia, visto dagli invitati. Finì in carcere con la condanna di omicidio passionale e la pena fu espressa in venti anni da scontare.  
Bathsheba era di nuovo sola e ancor di più dal momento che Gabriel, sapendo del fidanzamento, stava per partire per le Americhe. Lei lo ferma giusto in tempo, chiedendogli la mano ed ammettendo che per lui non provava soltanto amicizia: c’erano stati gli uni per gli altri in ogni momento critico e, oltre a questo, Oak aveva sempre dimostrato assoluta fedeltà, bontà d’animo e pazienza per una donna intelligente ma comunque dal carattere volubile, indesisa sulle questioni di cuore eppure sapiente negli affari amministrativi. 
Bathsheba e Gabriel, pellicola del 2015.
La natura di Hardy compare quindi per sconvolgere le sorti dei protagonisti: in diversi momenti appare come il moto che spinge ad agire, a modificarsi, a dover trovare delle alternative alla vita quotidiana, perché distrugge, devasta, rovina. Sembra la natura di Leopardi, madre e disgrazia dell’uomo. Ciononostante, vi è un’altra natura: la voglia di vivere, la resistenza dei personaggi delineano un carattere umano molto forte in ogni avversità e durante ogni crisi. 
Se da una parte è una natura che distrugge, dall’altra è una natura generosa che ama e fa evolvere il carattere dell’uomo al fine di renderlo maturo, proprio come i frutti di un albero: qui le diverse forze dell’ambiente si fondono in un unicum dato dalla resistenza e dal forte spirito umano e dall’effettivo ciclo naturale della campagna e delle fattorie.

Meravigliose sono le immagini paesaggistiche che si trovano nel romanzo ed è decisamente fedele la trasposizione cinematografica del 2015, oltre quella del 1967, da cui le immagini presenti qui.
Amore, passioni e natura: ecco i tre elementi fondandi dell’opera di Thomas Hardy, presenti poi in Tess d’Ubervilles e in Mayor of Casterbridge. Il lieto fine accomuna tutte le opere, poiché il romanticismo inglese prevedeva epiloghi soavi e meravigliosi.

Che altro dire? Vi invitiamo a leggere Thomas Hardy!
Dr. Anna Maria Vantini

Fonti:
– Praz M., Storia della letteratura inglese, Sansoni editore, Firenze, 1998
– Marroni F., Page N., Thomas Hardy, Edizioni Tracce, Pescara, 1995
– Ettorre E.,  Lo specchio e la clessidra. Uno studio della narrativa di Thomas Hardy, Liguori Editore, Napoli, 2007
– Hardy T., trad. Jahier p., Via dalla Pazza Folla, I Grandi Libri, Garzanti, Milano, 2002

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