Un amore dalle sfaccettature tossiche per una storia immersa in un’epoca scossa da mutamenti socio-culturali importanti.
“L’amore? È una maledizione che piomba addosso e resistere è impossibile.”
Duro, intenso, a tratti trasognante, un amore di Dino Buzzati entra nelle scene di un’Italia degli anni sessanta in fermento, attraversando le frontiere dell’io interiore con indomito coraggio, completando, a parere di scrive, un quadro di ricerca interiore, già noto nell’opera di Moravia ne il romanzo “la noia”.
Posizioni contrastanti laddove Buzzati fa brillare di luce propria i sentimenti dei personaggi di questa storia comune come i più nobili sentimenti. Ci troveremo a confrontarci con un uomo di mezza età pavido e solitario all’apparenza imbastito di tutti gli accenti del benessere il quale si giustappone, in maniera semplicistica, a quei moti dell’anima che svelano un essere palesemente contrario all’apparire.
Vite immerse in usi e costumi tipici del disincanto del boom economico laddove il trasalimento connesso all’effimero ha posto le basi per una endemica sperequazione economica da sola, in grado, di porre in essere situazioni di vita al confine tra l’illecito e l’accantonamento di principi e diritti facenti capo all’essere umano in quanto tale. Una vita calpestata e accartocciata come quella della protagonista di questo romanzo, Laide, una giovane donna dall’aspetto incantevole ed evanescente, dall’immagine sbiadita ed indefinita al pari della protagonista de la “pubertà” di Munch, debita alla prostituzione.

Il destino vorrà fare in modo che questi due personaggi diametralmente opposti, lei giovane e incattivita da una società che la priva del sogno, lui satollo e di mezza età al tramonto di una vita nella quale non ha mai preso veramente delle decisioni d’ardimento, si scontrino e si confondano riducendo al nostro inconsapevole sguardo l’immagine del torto e della ragione.
Ci siamo confusi, dimentichi dell’orrore che fa la vita sul povero corpo di Laide, oggetto di morbose fantasie amorose da parte di Antonio disperatamente innamorato di quel corpo. Non di anima ma di corpo, e per questo lei lo rigetta impadronendosi delle spoglie di un uomo incapace di rivedersi nella sua sbiadita ombra. All’angolo ci parrà di trovare Antonio, solo e disperato, invidioso di una giovinezza inafferrabile, eppure, qualcosa lungo il percorso di questa lettura scorrevole seppur complicata dai moti onirici delle fantasie del malconcio Antonio, ci aprirà gli occhi sulle spoglie lese di una giovinezza ridotta a lastrico dalla perversione di un mondo malevolo con chi non ha niente altro che sogni calpestati.

Per concludere…
Un amore ci condurrà nel vortice dei sentimenti umani, quegli stessi che manipolano le convinzioni travolgendo il mondo al quale credevamo di appartenere, e nell’immondo stravolgimento di questo moto dell’anima incontreremo i personaggi straniti di questa tortuosa storia. Leggendo tra le righe possiamo, inoltre, individuare l’immagine di una donna al confine tra l’emancipazione e l’ombra tradizionalistica della custode del focolaio familiare. Quest’ultima figura estemporanea e fugace che si affaccia ad un mondo sconvolto, come una sorta di eroe epico dallo sguardo mesto e ferito. Lo spirito ruggisce e le donne urlano confuse al tempo che rintocca la fine di un’epoca ben descritta dalle pagine di un’opera che si pone nell’olimpo della narrativa di un’epoca dall’armatura scalfita ma con lo sguardo fiero verso un futuro laddove l’amore può vincere persino la morte.
Fonte:
Dino Buzzati – Un amore – Mondadori edizioni