Craxi e il riferimento dimenticato al socialismo liberale

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Tempo di lettura: 4 minuti Craxi nel corso del suo percorso politico ha proposto un nuovo modello di socialismo e dii idee di riforme istituzionali. Un punto di rifermento culturale per Craxi è certamente il socialismo liberale di Carlo Rosselli.
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Craxi nel corso del suo percorso politico ha proposto un nuovo modello di socialismo e dii idee di riforme istituzionali. Un punto di rifermento culturale per Craxi è certamente il socialismo liberale di Carlo Rosselli.

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L’esperienza politica di Craxi dovette fare i conti da una parte con il  matrimonio culturale e alla mentalità fortemente diffusa nel suo partito, dall’altro alle trasformazioni sociali in corso  in Italia. In questo contesto cerco di progettare e attuare, nel contesto dei limiti di un partito con un ristretto consenso elettorale , un socialismo moderno e più vicino al mondo contemporaneo.

Il rifermento al socialismo liberale di Carlo Rosselli

Craxi pur non essendo un vero e proprio teorico, ebbe come punto di riferimento per la sua analisi critica il libro di Carlo Rosselli sul Socialismo liberale. Questa lettura portò Craxi ad elaborare una proposta politica poco di sinistra rispetto alla cultura politica dominante nella sinistra in Italia.

La proposta politica è sta molto vicino ad una terza via, dove per terza via non si intende un corso al di là del capitalismo e del comunismo, ma un percorso  che riuniva in fondo l’idea socialista e quella liberale. Questa idea si poneva oltre alle idee tradizionali di destra e sinistra.

Le idee di Rosselli su socialismo e liberismo

Nel libro Carlo Rosselli formula una proposta notando la crisi intellettuale della nuova generazione socialisti a lui contemporanei e partendo dal presupposto che i termini socialismo e liberali non sono più in antitesi come in nel corso del 1800.

Il liberalismo, in modo particolare quello economico, si è progressivamente discostato dal pensiero classico e si è progressivamente investito del problema sociale. Il socialismo è diventato meno utopico e  ha acquisito una maggiore sensibilità per i problemi della libertà e dell’autonomia.

Rosselli sosteneva che il marxismo riteneva la storia  come un prodotto costituito da tappe necessarie, cioè una concezione deterministica e una visione antagonistica della storia. Il liberismo, secondo Rosselli aveva comunque una visione antagonistica della storia, ma aveva svolto una funzione pratica di estendere la libertà umana. Il metodo liberale rispetto a quello marxista presupponeva una concezione non deterministica della storia cioè l’uomo è libero di creare la propria storia.

Le critiche al socialismo di Rosselli

Rosselli sosteneva che il socialismo italiano era rimasto sempre fedele a livello dottrinale al marxismo e la crisi del socialismo italiano era dovuta all’abbraccio mortale tra socialismo e marxismo  e che un partito legato ad una dottrina così rigida poteva avere delle difficoltà nel capire la realtà e commettere gravi errori.

Nel suo saggio Rosselli sostenne che si era passati dal marxismo al revisionismo e poi dal revisionismo al liberalismo come era già stato sostenuto Bernstein precedentemente cioè di un socialismo liberale. In questa prospettiva il proletariato potava avanti l’idea di libertà. Il proletariato era l’erede della funzione liberale.

MORTE DI BETTINO CRAXI – 1957 – BETTINO CRAXI CON PIETRO NENNI, 01-00013327000004, 03-00013535

Le idee di Craxi

Craxi riprese le idee di Rosselli le ragioni liberatorie del pensiero marxista e cercò di tradurle sul piano politico. Il segretario del Psi cercò, consapevole dei profondi mutamenti che si stavano svolgendo nella società anche per i ceti sociali più deboli cercò di sviluppare un progetto politico adatto ai tempi.

L’evoluzione di Craxi verso il liberalsocialismo fu graduale in quanto si trattava di entrare in un area eretica rispetto alla tradizione socialista del Psi. Il giovane segretario del Psi criticava le idee economiche di una terza via semicollettivista, anticonsumista e anticapitalista sostenute dal Pci nel contesto del compromesso storico.

Il discorso del 1976 sulle sue idee economiche

Alla fine del 1976 in un convegno degli economisti del partito il giovane segretario pronunciò un discorso  dal titolo «Linee di un programma economico sociale, per uscire dalla crisi». In questo intervento sostenne che non era vero che gli italiani vivevano al di sopra de loro mezzi, il problema era che utilizzavano poco e male le risorse interne. Inoltre sosteneva l’idea che erano necessarie delle riforme per una “maggiore mobilità intersettoriale” cioè ridurre le rigidità contrattuali del mercato del lavoro.

Un esempio di attuazione di queste idee economiche fu che  il Psi nel 1979, a differenza del Pci  a non votò contro all’entrata dell’Italia nello SME, il serpente monetario che avrebbe portato all’Unione monetaria europea.

L’intervista a L’Espresso del 1978 e il Comitato Centrale del 29 ottobre 1982

Nel 1978 in un’intervista a “L’Espresso” Craxi sostenne che all’intero del socialismo si erano scontrate due concezioni della società ideale quella autoritaria e centralista e quella libertaria e pluralista.  Quindi Marx e Lenin andavano accantonati perché erano alla base delle azioni di Stalin.

Queste idee vennero riaffermate nel discorso al Comitato centrale del 29 ottobre 1982 in cui emerse il suo pensiero liberalsocialista. Il segretario pose alla base della sua azione programmatica i valori di libertà ed uguaglianza.  La parte innovativa fu quella che riguardava le riforme istituzionali e costituzionali che dovevano portare l’Italia ad essere una «democrazia governante». In questo suo intervento non mancò  comunque di affrontare le questioni economiche e in particolare delle disuguaglianze.

Gli anni della presidenza del Consiglio e successivi

Negli anni della presidenza del Consiglio  Craxi manifestò la propensione per certe idee liberali, dovute alle esigenze che nascevano dalle trasformazioni politiche ed economiche in atto  che portarono il segretario del Psi a sostenere le imprese di media e grande dimensione, il  «made in Italy» nella libera competizione mondiale.

Craxi in coerenza con i suoi principi liberalsocialisti sostenne l’apertura ai grandi mercati europei e ai principi dell’economia di mercato, inoltre sostenne all’interno della coalizione di governo  l’adesione al trattato di Maastricht firmati da ministro degli Esteri  socialista Gianni De Michelis.

Nel corso della sua esperienza politica il socialismo liberale di Bettino Craxi fu caratterizzato  da voler modernizzare diversi aspetti come: la cultura politica della sinistra, le istituzioni e la costituzione italiana, l’economia e la società italiana.

Fonti:

P. Mattera, Storia del Psi, Carocci, Roma, 2010

L. Musella, Craxi, Salerno Editrice, Roma, 2007

A. Spiri (a cura di), Bettino Craxi. Il riformismo e la sinistra italiana, Marsilio Venezia, 2010

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