A quel tempo, alle mummie non veniva accordato il rispetto storico ed archeologico che avrebbero meritato dalle élite europee e infatti potevano essere acquistate persino presso molti venditori ambulanti (come mostrato nella foto) per essere utilizzate come soggetto principale per eventi come feste e incontri serali che si svolgevano nel XIX secolo, soprattutto in Inghilterra, durante la cosiddetta Età Vittoriana.

Dai souvenir al combustibile di mummia
Oggi, dal punto di vista storico-archeologico, e forse prima ancora etico, ogni mummia è in sé un reperto troppo importante da studiare, conservare e preservare. Caliamoci però nel lontano Egitto dell’800, quando dopo le prime spedizioni europee vennero ritrovate trovate così tante mummie (i numeri dicono svariate migliaia, a cui si aggiungono quelle che si trovano ancora oggi) che i prezzi di vendita, soprattutto per quelle peggio conservate, divennero ben presto molto bassi, con l’unica grande differenza che all’epoca nessuna legge proibiva (come accade invece oggi) l’esportazione di reperti antichi.

Fu per tale motivo che, alla fine dell’Ottocento e ad inizio del Novecento, esse venissero addirittura svendute per strada da veri e propri venditori ambulanti come dei semplici souvenir, mentre in Egitto c’è chi (come ad esempio il celebre scrittore Mark Twain) afferma che i primissimi treni a vapore viaggiassero spesso alimentati a resti di mummie, questo perché costavano meno del carbone, importato dall’Inghilterra a prezzi troppo alti e perché esse erano di più facile reperibilità, bruciando molto velocemente.
Tuttavia, nonostante la simpatica testimonianza del noto scrittore inglese nel suo testo “The New Pilgrims Progress”, molti storici attuali ritengono irragionevole presumere che le mummie dell’epoca fossero addirittura state utilizzate per tale scopo, in quanto seppur abbondanti, insufficienti ed inefficienti nell’alimentare totalmente una locomotiva. In effetti, oltre alla testimonianza personale di Twain, nessun altra fonte storica riporta episodi di questo tipo, il che avrebbe destato numerosi sospetti in molti studiosi su quella che molto più probabilmente all’epoca era solo una diceria, utilizzata forse solo come esagerazione, ma che oggi contribuisce bene a rendere l’idea della popolarità delle mummie e del loro utilizzo in diversi settori dell’epoca.
“Non parlerò della ferrovia del Cairo, perché è come qualsiasi altra ferrovia, dirò solo che il carburante che usano per la locomotiva è composto da mummie di tremila anni, acquistate a tonnellate o al cimitero per quello scopo, e che a volte si sente l’ingegnere profano gridare stizzito: “Dannazione, questi plebei da bruciare non valgono nemmeno un centesimo ma svengono dei re.'” Fu da questo piccolo verso che la credenza entrerà nella nostra coscienza collettiva come un fatto storico, tanto da essere riportata in numerosi giornali e canali televisivi americani, senza considerare che lo stesso Mark Twain non utilizzò mai testimonianze vere e proprie a supporto di tale folkloristico racconto, limitandosi invece a citare solo delle frasi giunte alle sue orecchie che egli stesso ha poi preso quasi subito per veritiere.
Dai “Mummy Party” alla contraffazione
Nonostante la fantasiosa storiella del carburante per le locomotive, l’utilizzo delle mummie in età vittoriana era un fatto storico ampiamente dimostrabile e famoso. Le élite inglesi dell’epoca infatti, erano solite organizzare i cosiddetti “Mummy Unwrapping Party”, che – come suggerisce il nome – avevano come soggetto principale una vera mummia. L’obiettivo finale o tema di questi party (che potremmo considerare a tutti gli effetti molto macabri), era scartare e rimuovere completamente il bendaggio della mummia di fronte a un pubblico spesso chiassoso e ubriaco, che applaudiva ad ogni benda rimossa.

A quel periodo, molti dei resti di alcune mummie anche ben conservate provenienti dall’antico Egitto venivano regolarmente ridotte in polvere e utilizzate anche come rimedi medicinale. In effetti, la mummia polverizzata era un oggetto così popolare per l’epoca che per soddisfare la sua continua domanda venne formato persino un commercio di contraffazione vero e proprio, in cui la carne di alcuni cadaveri putrefatti veniva spacciata per quella degli antichi egizi mummificati.
Le mummie durante la rivoluzione industriale
Tuttavia, con il progredire della rivoluzione industriale e delle scoperte scientifiche del mondo occidentale, le mummie egizie furono presto sfruttate per scopi più utilitaristici: un numero enorme di mummie umane e spesso anche animali fu macinato e spedito in Gran Bretagna e Germania per essere utilizzato come fertilizzante per piante e campi, altre vennero invece usate per creare quello che all’epoca era comune chiamare “pigmento color marrone mummia”. Infine, molte altre mummie vennero spogliate dei loro involucri, che furono successivamente esportati negli Stati Uniti per l’uso nell’industria della carta.
Solo con l’avanzare del tempo, alla fine del diciannovesimo secolo circa, le mummie divennero finalmente dei veri e propri oggetti di esposizione preziosi e decine di esse furono acquistate da ricchi collezionisti privati europei e americani come souvenir turistici personali, da esporre nelle proprie lussuose residenze. Per coloro che non potevano permettersi una mummia intera, i resti disarticolati – come ad esempio la testa, una mano o un piede – potevano essere acquistati al mercato nero e portati di nascosto a casa.
Il commercio delle mummie in Europa era così vivace tra il 1800 e il 1900 che anche dopo aver saccheggiato centinaia di migliaia di tombe e catacombe egizie la scarsità di corpi egiziani non riusciva più a soddisfare l’enorme domanda. Fu anche per tale motivo che iniziò il processo, purtroppo ancora oggi in auge, della fabbricazione delle mummie false, all’epoca utilizzando i cadaveri dei criminali giustiziati, degli anziani, dei senzatetto e di tutti coloro che erano morti per malattie incurabili, seppellendoli nella sabbia o riempiendoli di bitume ed esponendoli al sole per il processo di essiccamento rapido.
Fonti:
Tessa Baber, Ancient Corpses as Curiosities: Mummymania in the Age of Early Travel