La serie Netflix The Crown, acclamatissima dalla critica e dal pubblico, riserva la quarta stagione al rapporto tormentato tra Carlo e Diana e alla personalità di quest’ultima, al suo personaggio, al legame con il pubblico e con la famiglia reale.
La serie risulta essere molto fedele alle vicende storiche intorno alla figura della principessa del popolo, a partire dalla conoscenza con il principe Carlo: egli ebbe effettivamente una frequentazione con la sorella maggiore di Diana, Sarah, mentre la famiglia degli Spencer, una delle maggiori famiglie aristocratiche inglesi, era in rapporti con quella reale, tanto che la stessa regina una volta affermò di conoscere la nuora Diana “da quando era alta così”. Diana non eccelse negli studi, mostrando piuttosto una spiccata dote nella danza, alla quale non poté dedicarsi professionalmente per via dell’eccessiva statura, e una propensione naturale nel dialogare e rapportarsi empaticamente con le persone, in particolar modo con i bambini: sebbene di carattere introverso, si trovava a proprio agio nel rapportarsi con il pubblico.

Il rapporto durante gli anni di matrimonio con il marito viene ricordato dai membri dello staff come tormentato e burrascoso: momenti di serenità e anche di affetto alternati a periodi di allontanamento e incomprensioni, a causa anche del carattere del principe, ligio ai doveri ma assai libero di ignorare appuntamenti con altri se si trattava di continuare una battuta di caccia e che, seppur di animo sensibile (caratteristica rimproveratagli dal padre Filippo) era cresciuto in un ambiente che insegna a non esternare le emozioni. La serie The Crown illustra i rapporti tra i due coniugi e mostra con chiarezza disarmante il vortice del disturbo mentale che affliggeva Diana, la quale si ritrovò realmente sola e abbandonata dalla famiglia reale nello sviluppo della malattia: non aiutò l’atteggiamento della regina, convinta che i problemi coniugali del figlio fossero la conseguenza, non la causa, della bulimia, né aiutò l’ossessione dei paparazzi eccessiva, convulsa e spesso morbosa nei confronti della vita privata della principessa, la quale si trovò a perdere parecchi chili, giungendo a ridurre il girovita di quasi una ventina di centimetri, nel periodo antecedente alle nozze. Carlo, e questo viene accennato in The Crown, era preoccupato per il disturbo alimentare della moglie.

Una volta compiuti trentuno anni, Carlo aveva superato l’età entro la quale aveva promesso di sposarsi. Era risaputo che fosse uno scapolo d’oro e che all’epoca fosse già l’amante di una donna sposata: Camilla Parker Bowles. Una situazione non solo imbarazzante, ma anche pericolosa perché era evidente che il legame tra i due amanti fosse diventato ormai profondo, non semplicemente l’avventura che Camilla aveva iniziato mentre frequentava Andrew Parker Bowles, l’uomo che sin dall’inizio aveva scelto di sposare. Diana allora comparve come la perfetta principessa: di famiglia aristocratica, ottimamente educata, bella e, soprattutto, vista la sua giovane età, vergine: una caratteristica che all’epoca ancora si ricercava per la futura moglie del futuro re d’Inghilterra. A partire dal 1980 Diana venne invitata sempre più assiduamente alle feste a cui partecipava il principe Carlo e sua nonna, Lady Fermory, dama di compagnia della Regina Madre, accompagnò la nipote a un’uscita con il principe per assistere al Requiem di Verdi all’Albert Hall il 3 maggio 1980 (evento riportato in The Crown). Persino Camilla, stando alle parole di suo cognato Richard Parker Bowles, incoraggiava il matrimonio tra la piccola di casa Spencer e il principe di Galles: il suo desiderio era di mantenere intatto il proprio matrimonio e allo stesso tempo continuare la storia extraconiugale col principe Carlo.

Ritenne che Diana fosse abbastanza ingenua e giovane da poter essere manipolabile. Camilla sottovalutò Diana: quando la futura principessa si presentò al concerto alla Goldsmith’s Hall di Londra il 3 marzo 1981, avvolta in un seducente e scollatissimo abito nero, comprato all’Atelier Emmanuel dopo aver appreso che il vestito che aveva ordinato non era ancora pronto, dimostrò sì di essere una ragazza ingenua vestita in modo troppo seducente per un concerto e per di più con un abito nero, colore che i reali indossano per i funerali, anche se, come lei disse: “Ero convinta che il nero fosse in assoluto il colore più elegante che si può indossare a diciannove anni”, ma affermò anche di poter essere una donna adulta abile nel concentrare su di sé l’attenzione. Come sempre, quello che comunemente sarebbe stato considerato un errore madornale, su Diana calzò come una gaffe adorabile, che la rendeva più umana, più vicina al popolo e assolutamente irresistibile. Tutti questi elementi emergono con chiarezza in The Crown. In un momento della serie Netflix, Carlo sussurra a Camilla tramite la cornetta telefonica: “[Diana] è ancora una bambina”. Frase che rimanda a una reale confidenza avuta con un’amica durante il periodo del corteggiamento: “Diana è graziosissima, una perfetta bambolina…ma è ancora una bambina”.

Nel famoso libro di Andrew Morton Diana sostiene che agli inizi Carlo le si “avventò addosso” e non è inverosimile credere che una giovane donna, dalla tipica bellezza inglese e non affatto timida come spettegolavano i giornali (che la ribattezzarono da Lady Di a Shy Di), bensì spiritosa e intelligente, molto astuta ad interagire con i media, poiché aveva intuito che essi sono la chiave della popolarità, potesse affascinare gli uomini. Come gli amici di Carlo pensarono, il matrimonio fu affrettato, ma poiché affrettata era anche la relazione con la signora Parker Bowles, non c’era tempo da perdere. Il 24 febbraio 1981 durante un’intervista venne chiesto a ai due fidanzati se fossero innamorati. Diana esordì con un sonoro “certo” e il principe aggiunse “qualunque cosa questo significhi”.
Non è ben chiaro se questa frase “incriminata” sia il frutto del tipico atteggiamento di chi è stato educato a nascondere le esternazioni affettive, o la dichiarazione sottesa di un fidanzamento forzato. Dieci anni dopo il suo biografo ufficiale, Jonathan Dimbleby, dichiarò che Carlo non era mai stato innamorato di Diana e che l’aveva sposata solo per senso del dovere. Diana ribattè intimando al News of the World, che aveva riportato la notizia, di pubblicare le fotografie della loro seconda luna di miele a Eleuthera del 1982, in cui vengono sorpresi a baciarsi sulla spiaggia. Probabilmente non dovrebbe essere dato troppo credito a dichiarazioni date durante un divorzio circa l’affetto che ha unito in passato due coniugi. Carlo fu, inizialmente, infatuato di Diana. Tre giorni prima del matrimonio qualcuno vide Diana indossare il berretto militarle di Carlo e scimmiottarlo, provocando le sue risate.

Un ex membro dello staff del principe ricorda che per il loro primo anniversario lui si premurò di farle organizzare una cena romantica. Anni dopo la morte di Diana, Carlo rispose a un commento del suo vicesegretario personale Mark Bolland, riguardante un maglione che indossava: “Me l’ha comprato Diana. Lei aveva un gusto strepitoso per questo genere di cose. A una manifestazione a favore di Children of Courage nel palazzo di St. James, nel corso del quale venivano premiati i bambini che avevano dimostrato grande coraggio, Carlo seppe comportarsi splendidamente: “Diana mi ha insegnato come fare. Mi ha detto di accovacciarmi per poter parlare con loro guardandoli negli occhi da pari a pari”. Te giorni dopo il funerale di Diana Carlo confidò a una confidente della regina madre: “Sa, qualunque cosa dicano, quando ci siamo sposati eravamo molto innamorati”. Quando Diana morì, gli ordini della regina Elisabetta furono che, non essendo più Diana un’altezza reale, la questione fosse un fatto privato che riguardasse gli Spencer. Fu Carlo a insistere per volare fino a Parigi quella stessa notte del 31 agosto 1997, inizialmente intenzionato a portare anche i figli e fu Carlo a stabilire, opponendosi agli ordini della madre, che la salma dell’ex moglie venisse portata a St. James’s Palace nella Chapel Royal.

Forse credere che tra i due ci fosse stato del sincero sentimento è la speranza di poter continuare a sperare nella favola del principe e della principessa del popolo. Quella storia dalle note fiabesche che tenne incollati agli schermi milioni di telespettatori il 29 luglio 1981. Dopotutto sognare che la fiaba sia stata autentica e non finisca non costa nulla, e forse aiuta a ricordare con maggiore serenità la storia di due persone, non nelle vesti di futuro sovrano e consorte, ma nei panni di Carlo e Diana.
Fonti:
Morton A., Diana. La vera storia dalle sue parole, BUR Rizzoli, 2017
Berry W., La favola spezzata. L’Intimità di Carlo e Diana nel diario proibito della governante, Mondadori, 1996
Brown T., Lady Diana Chronicles, Casa Editrice Corbaccio, Milano, 2007
Burrel P., Al servizio della mia regina. A Royal Duty, TEA, Milano, 2004
Sabadin V., Carlo. Il principe dimenticato, De Agostini Libri, Novara, 2016
Documentario The Story of Diana, 2017
The Crown